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Le confidenze di un medico per fato... o meglio forzato!

Sulle soglie della pensione
mi devo alfin sfogar
su un mestiere gravoso
che non posso sopportar.
Senza la minima specialità
per mancata voglia di studiar
mi diedi alla polivalente mutua,
diventando però vittima
di una medicina sbiadita,
da poche cognizioni condita
seppur arricchita di tanta umanità.


Fu per me una forzata professione
diventando poi una tormentata missione,
un lungo doloroso calvario
vissuto tra l'ansia di diagnosi errate
e il dubbio di terapie sbagliate.
Finanche la banale pressione
(la spirituale mi scatenò il bipolare!)
nella sua quotidiana misurazione
mi fece tanto dannare
e solo adesso comprendo
che per la corretta lettura
devi mettere il paziente a suo agio
e, ben posizionando il braccio,
devi aspettare che scarichi la tension.


Dalla pressione alle iniezioni
qui ancor casco da asino
con le endovena che mi fanno
sudar freddo e il povero paziente
che quasi mi molla per il dolor,
e già la mia povera mamma
tanto urlava se sol mi vedeva
con una siringa in mano.
Perfino le innocue sottocutanee
mi scatenano clamorosi
per non dir vergognosi dubbi
con la cute stessa che si ritrae
e va in apprensione quando mi vede
infilar l'ago a caso, ora in verticale
talvolta in perpendicolare
e talaltra in parallelo...povera pelle.


Passando adesso alla vera medicina
si fa davvero notte fonda e così
per infarti e broncopolmoniti,
senza il ragguaglio degli specialisti,
tanto mi imbroglio, spesso mi sbaglio
e pertanto prendo madornali abbagli.
Solo sulle malattie epatiche
me la cavo bene, so dir la mia
e arrivo a prescrivere, non ricordando
le giuste medicine, anche ispirate poesie.
Sono veramente bravo e,
seppur non specialista né ecografista
(basta ed avanza la grazia
e la competenza di una dolce Musa!)
con me gli alcolisti non hanno scampo
e passano a bevande acquose,
i cirrotici psicosomatici guariscono,
mentre gli encefalopatici rinsaviscono
tra purghe e clisteri a iosa
ritrovandosi un fegato rigenerato,
anche fin troppo,
per qualche pallina clandestina
nel suo ampio contesto.


Ma pure a questo c'è rimedio
se si ha fede in madonne e santi
e, finalmente, a Dio piacendo
troveremo l'illuminato rimedio
con la giusta sequenza aminoacidica
sulla strada del genoma eccelso
senza più neoplasie né tante malattie!
Proprio in tema di mirabili eventi
ho già qualche cartella clinica in mano,
mia carta finalmente vincente
dopo tanti dolorosi salassi
tra svariati giochi,
tutti inesorabilmente perdenti
anche per donne nere di picche,
dal poker alle schedine,
dalle bollette al blak jack.


Ritornando nuovamente alla medicina,
mio campo predestinato
e non certo sognato,
dove davvero sono ferrato
(già mi considero
un vero e proprio scienziato!)
è sulle turbe psicosomatiche,
seppur spesso resto turbato
rimanendo forse anche un po' toccato.
E così se il malato sempre
più rompe, quasi mi assedia
con il suo solito disturbo,
prendendosela finanche con me
come causa della sua turba,
io allor non ce la faccio più
e con tanta enfasi gli pronuncio
la fatidica frase: quello che tieni tu
è solo un fatto nervoso!


Sulle bizze della testa, però,
dove anch'io pervenni,
qui, ahimè, spesso tace
perfino la scienza,
sempre più confusa
tra neurologia e psichiatria,
tra nevrosi e psicosi,
perché ancor non concepisce
e neppur riconosce
la fantomatica anima,
quella nostra triplice identità
che è certezza di esistere,
consapevolezza di amare
ed eleganza di vivere
con la coscienza morale.
Proprio qui rinvenne
la mia anima raminga
e, al chiaror della sua luce,
mi acquietai e mi ritrovai,
tanto che io, pionier di me stesso,
infin rinacqui e mai più tacqui.




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Racconto scritto il 11/07/2023 - 06:57
Da Francesco Andrea Maiello
Letta n.386 volte.
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Commenti


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Francesco Andrea Maiello 11/07/2023 - 19:23

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