Le gocce di pioggia sul vetro luccicano come un cielo nero spruzzato di stelle. Continuo a setacciare la mia anima per far cadere la sabbia di ricordi pesanti che la abitano ancora; ma tu non cadi mai, e riaffiori ancora da quel caos che vorrei disperdere. Sei invece nitida e abbagliante tra le cose che vorrei dimenticare, seppur una pagina ormai scura della mia storia.
L’aver ritrovato i tuoi messaggi di anni fa non aiuta; l’immagine di te, felice per come ti guardavo quella mattina qualsiasi, mi tormenta, mi distrugge nuovamente le fondamenta di questo “star bene” che sto provando a costruire; e tutta la struttura precaria viene giù di nuovo e io con lei sono di nuovo a terra.
Si sa che costruire sulle macerie non è mai una buona idea, macerie di giorni andati come queste bruciano ancora e fumano e sporcano tutto di nero; più si prova a spostarne i tizzoni ardenti e più ti fai male,
Non torneremo più.
Non so davvero come risolvere la cosa, non so se sia meglio restare fermo, non andare a toccare nulla del casino che ho dentro, far finta che sotto a questo ammasso di cose non ci sia nulla di triste; oppure continuare a smuovere tutto per trovare il bandolo di questa matassa infernale e ritrovarmi di nuovo faccia a faccia con te.
Guardare nel passato però, è per me come rovistare in modo maldestro in una ferita ancora troppo aperta; il restare immobile invece, un tardare questo affronto che ho coi miei rimpianti che portano il tuo nome.
L’aver ritrovato i tuoi messaggi di anni fa non aiuta; l’immagine di te, felice per come ti guardavo quella mattina qualsiasi, mi tormenta, mi distrugge nuovamente le fondamenta di questo “star bene” che sto provando a costruire; e tutta la struttura precaria viene giù di nuovo e io con lei sono di nuovo a terra.
Si sa che costruire sulle macerie non è mai una buona idea, macerie di giorni andati come queste bruciano ancora e fumano e sporcano tutto di nero; più si prova a spostarne i tizzoni ardenti e più ti fai male,
Non torneremo più.
Non so davvero come risolvere la cosa, non so se sia meglio restare fermo, non andare a toccare nulla del casino che ho dentro, far finta che sotto a questo ammasso di cose non ci sia nulla di triste; oppure continuare a smuovere tutto per trovare il bandolo di questa matassa infernale e ritrovarmi di nuovo faccia a faccia con te.
Guardare nel passato però, è per me come rovistare in modo maldestro in una ferita ancora troppo aperta; il restare immobile invece, un tardare questo affronto che ho coi miei rimpianti che portano il tuo nome.
Racconto scritto il 11/02/2024 - 15:28
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Commenti
Apprezzato, ricostruire è sempre buona cosa.
Maria Luisa Bandiera 12/02/2024 - 08:08
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