I RACCONTI DEL MISTERO
Le istruzioni sono:
Scrivi un racconto dal titolo IL LADRO DEI SOGNI
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il ladro dei sogni
- Oggi ti vedo giù ma quest’inverno è generoso con noi anziani, ci regala il sole e la libertà di goderci una passeggiata, di venire qui al parco, d’incontrare un amico. Perchè quel viso triste, quello sguardo basso?-
- Si può essere malinconici in qualunque giornata, mica solo quando piove.-
- Diamine, siamo in salute, cosa vuoi di più alla nostra età?-
- Guarda lassù, lo vedi? E’ un gabbiano che ha perso il mare. La colpa è sua se sono come sono.-
- Senza gli occhiali è già tanto se vedo la panchina, figurati un gabbiano che vola chissà dove.-
- Certo che non lo vedi: “Gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore, ha scritto qualcuno che non ricordo.-
- Sì, sì, l’ho letto pure io, si vede che anche il mio cuore ha bisogno di occhiali. Ma non cambiare discorso; tu mi preoccupi, quasi non ti riconosco; che tu abbia il morale sotto i tacchi è evidente, ma vorrei che mi spiegassi cosa può averti fatto un povero gabbiano.-
- E’ semplice: mi sono svegliato questa mattina ed era sparita. Ne avevo ancora una, coltivata con tutto l’amore, e lui è venuto a rubarmela.-
- Ma di cosa parli? Non mi risulta che tu abbia il pollice verde, non hai mai detto di occuparti di fiori.-
- Fiori? No, parlo di speranza, di quelle che riscaldano, che fanno sorridere. Mi aveva regalato una canzone, emozioni, ricordi; risvegliava dolcezze e persino desideri. Mi guardavo allo specchio e vedevo un ritratto di Dorian Gray, senza rughe e occhi velati. Pensa, c’era persino una voce che sussurrava follie di ragazzo. Ma questa notte è sceso quel gabbiano e se l’è portata via.-
- Una speranza? Caspita che ladro, nemmeno Arsenio Lupin! Se tu la smettessi di parlare come il professore di lettere che eri, forse capirei meglio.-
- Non c’è altro da capire, amico mio. Questa mattina mi sono guardato ancora allo specchio: la piega delle labbra è tornata, e tutte le rughe si sono scagliate di nuovo sul mio volto per ferirlo in profondità. Senza la speranza rimango da solo ad attendere il nulla.-
- Allora è per questo, solo per una speranza svanita; lascia che ti spieghi una cosa. Quando la malinconia scende in noi, compie un miracolo che è stato invano cercato per millenni da filosofi e alchimisti: essa dimostra l’esistenza dell’Anima. Sino ad allora lo sguardo può attraversarla e nemmeno una particella di luce ne viene assorbita. Allo stesso modo gli altri sensi non possono aiutarci; ma con la malinconia essa acquista corpo e sostanza. E’ come cospargere di polvere finissima una lastra di cristallo. Ecco allora la patina opaca filtrare ogni immagine, trasformarla, ricolorarla; ecco il tocco di una mano accarezzare i capelli, non importa quanto bianchi siano; ecco il ridestarsi di antiche canzoni nelle vallate dei sogni dimenticati, il sentore di una spiaggia cosparsa di alghe, il gusto del bacio di una persona che non c’è più. La malinconia si nutre dei nostri momenti più belli e li tiene da parte per restituirli quando il presente è peggiore del passato e il futuro può nascondere tali inganni da benedire la provvidenza che ci ha impedito di guardare avanti.-
- Ora sei tu che parli come il professore di filosofia che sei stato, ma ti sbagli amico mio, quella di cui parli è solo nostalgia, cosa c’entra l’Anima? -
- Ho letto di recente una cosa che mi ha colpito, una frase di un autore sconosciuto, che risponde proprio alla tua domanda: “la nostalgia mette i segnalibri tra le pagine del passato, la malinconia è il vento che apre il libro dove trova quei nastrini rossi. Ma è l’Anima che legge le pagine”. E’ davvero così, per questo motivo dobbiamo accogliere la malinconia come un dono prezioso, essa ci mostra l'Anima.-
- Si può essere malinconici in qualunque giornata, mica solo quando piove.-
- Diamine, siamo in salute, cosa vuoi di più alla nostra età?-
- Guarda lassù, lo vedi? E’ un gabbiano che ha perso il mare. La colpa è sua se sono come sono.-
- Senza gli occhiali è già tanto se vedo la panchina, figurati un gabbiano che vola chissà dove.-
- Certo che non lo vedi: “Gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore, ha scritto qualcuno che non ricordo.-
- Sì, sì, l’ho letto pure io, si vede che anche il mio cuore ha bisogno di occhiali. Ma non cambiare discorso; tu mi preoccupi, quasi non ti riconosco; che tu abbia il morale sotto i tacchi è evidente, ma vorrei che mi spiegassi cosa può averti fatto un povero gabbiano.-
- E’ semplice: mi sono svegliato questa mattina ed era sparita. Ne avevo ancora una, coltivata con tutto l’amore, e lui è venuto a rubarmela.-
- Ma di cosa parli? Non mi risulta che tu abbia il pollice verde, non hai mai detto di occuparti di fiori.-
- Fiori? No, parlo di speranza, di quelle che riscaldano, che fanno sorridere. Mi aveva regalato una canzone, emozioni, ricordi; risvegliava dolcezze e persino desideri. Mi guardavo allo specchio e vedevo un ritratto di Dorian Gray, senza rughe e occhi velati. Pensa, c’era persino una voce che sussurrava follie di ragazzo. Ma questa notte è sceso quel gabbiano e se l’è portata via.-
- Una speranza? Caspita che ladro, nemmeno Arsenio Lupin! Se tu la smettessi di parlare come il professore di lettere che eri, forse capirei meglio.-
- Non c’è altro da capire, amico mio. Questa mattina mi sono guardato ancora allo specchio: la piega delle labbra è tornata, e tutte le rughe si sono scagliate di nuovo sul mio volto per ferirlo in profondità. Senza la speranza rimango da solo ad attendere il nulla.-
- Allora è per questo, solo per una speranza svanita; lascia che ti spieghi una cosa. Quando la malinconia scende in noi, compie un miracolo che è stato invano cercato per millenni da filosofi e alchimisti: essa dimostra l’esistenza dell’Anima. Sino ad allora lo sguardo può attraversarla e nemmeno una particella di luce ne viene assorbita. Allo stesso modo gli altri sensi non possono aiutarci; ma con la malinconia essa acquista corpo e sostanza. E’ come cospargere di polvere finissima una lastra di cristallo. Ecco allora la patina opaca filtrare ogni immagine, trasformarla, ricolorarla; ecco il tocco di una mano accarezzare i capelli, non importa quanto bianchi siano; ecco il ridestarsi di antiche canzoni nelle vallate dei sogni dimenticati, il sentore di una spiaggia cosparsa di alghe, il gusto del bacio di una persona che non c’è più. La malinconia si nutre dei nostri momenti più belli e li tiene da parte per restituirli quando il presente è peggiore del passato e il futuro può nascondere tali inganni da benedire la provvidenza che ci ha impedito di guardare avanti.-
- Ora sei tu che parli come il professore di filosofia che sei stato, ma ti sbagli amico mio, quella di cui parli è solo nostalgia, cosa c’entra l’Anima? -
- Ho letto di recente una cosa che mi ha colpito, una frase di un autore sconosciuto, che risponde proprio alla tua domanda: “la nostalgia mette i segnalibri tra le pagine del passato, la malinconia è il vento che apre il libro dove trova quei nastrini rossi. Ma è l’Anima che legge le pagine”. E’ davvero così, per questo motivo dobbiamo accogliere la malinconia come un dono prezioso, essa ci mostra l'Anima.-
Un bambino sulla sua biciclettina rossa si allontana, pedala rapido i pochi metri che lo separano dalla mamma.
- Mamma, quel signore parla da solo, è matto? –
La vocina è squillante, i bambini non si curano di misurarla. La signora è imbarazzata, cerca di scusarsi.
Seduto sulla panchina, il vecchio sorride:
- Non si preoccupi signora, io avrei detto la stessa cosa.-
Scrittura creativa scritta il 11/04/2016 - 08:51
Letta n.1206 volte.
Voto: | su 8 votanti |
Commenti
Grazie sincero a tutti i lettori, commentatori e votanti, alla prossima, spero di non deludervi
mario malgieri 02/05/2016 - 20:45
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molto bello toccante *****
POETA DELL'AMIATA LUPO DELL'AM 11/04/2016 - 18:26
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E' un bel racconto.Molto riuscita l'idea del vecchio in panchina che rappresenta nel suo monologo la concezione filosofica della malinconia e della nostalgia del passato, ladri di sogni e progetti. Poi il bimbo, improvvisamente e inaspettatamente, sveglia il lettore dal contagioso torpore. Ciao e a rileggerti più spesso.
salvo bonafè 11/04/2016 - 17:32
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Bello il tuo racconto, che affronta in modo delicato e profondo nonché molto singolare il tema del trascorrere inesorabile del tempo che ci priva dei sogni e della speranza,Particolarmente piaciuto lo stralcio sulla malinconia che mi ha richiamato una mia composizione pubblicata su O.S. Complimenti ! 5*
Rosa Chiarini 11/04/2016 - 15:00
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UNA LETTURA CHE COINVOLGE L'ATTENTO LETTORE. ECCEZIONALE MARIO.
LIETA SETTIMANA.
*****
LIETA SETTIMANA.
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Rocco Michele LETTINI 11/04/2016 - 13:40
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beh, intanto lo sai che adoro i dialoghi (qui ottimamente sfruttati per dare corpo a un botta e risposta intrapsichico). ottimo racconto, scritto bene, con un agile scatto/scarto in chiusa (d'età e di prospettive), che merita una lettura attenta per coglierne intonazioni e sfumature nascoste tra le rughe d'una pelle che sta raggrin-zen-do senza intaccare il network neuronale). il tempo, dunque, o l'invecchiamento, inteso come "ladro di sogni", concetto espresso in modo emotivamente coinvolgente, ma non lezioso-hollywoodiano. mi hanno convinto meno, invece, la maiuscola di Anima (forse perché son minuscolo, o perché parlando le maiuscole non puoi vederle, o perché sono così malefico che l’anima s’è rifiutata di abitarmi, eh) e il tono un po’ rassicurante del tutto (forse perché devo combattere ogni giorno con aspetti meno poetici della vecchiaia).
malos mannaja 11/04/2016 - 11:17
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Questo delicato racconto è una poesia!
Leggerissimo e di una tenerezza avvolgente! Tanti complimenti!
Leggerissimo e di una tenerezza avvolgente! Tanti complimenti!
Patrizia Bortolini 11/04/2016 - 10:21
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Davvero toccante e malinconico il tuo racconto, bravo!! Buona giornata,
Chiara B. 11/04/2016 - 09:54
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