Tu sogni di notte?
Buongiorno a te Cane, e a tutto il resto del Creato anche stamattina.
Tieni presente che la vita, grosso modo, ha una durata tra le ottanta e le novanta pagine…
9 febbraio 2004, lunedì.
Firenze si è svegliata sotto una debole pioggerellina. Anch’io mi sento un po’ così, debole. Ci saranno otto o nove gradi… fa freschino. Ma che vuoi, senza rendermene conto mi sono ritrovato d’un tratto da qualche decennio ad usare l’espressione “fa freschino”.
Oggi saranno 102. E’ un ulteriore passo nella mia esistenza, ma dirò alla Disney che non voglio un altro dalmata in regalo… ho già il migliore degli psicanalisti al mondo mentre mi lecchi il volto.
L’ hai capita!? La carica dei 102… lascia stare.
Cane, sei un tale conforto quando mi sento giù e non cerchi di scoprire perché…
Non aver neppure cercato di trovarti un nome forse è stato folle, come alzarmi quest’oggi senza un’idea folle da inseguire. Ma sarebbe stato uno spreco di tempo… e di candele. Quelle che da più di un lustro ho smesso di spegnere sulla torta, per accenderle in chiesa.
Sarà l’abitudine… quella cosa che parte lenta e, gradualmente, molto prima che realizzi di possedere un’abitudine, è l’abitudine che ti possiede. In ottant’anni, d’altronde, ho scritto per le terze pagine di quasi tutte le testate giornalistiche nazionali… così a comunicare per iscritto ci sono avvezzo. E così tengo un quaderno giornaliero da sempre.
Ho compiuto 102 anni. Le donne continuano a piacermi, ma non ricordo perché!
E non sento il peso del mio prendermi sul serio, e di un secolo indosso… semplicemente perché non mi rivolge la parola. Il resto del mio corpo è qui con me a festeggiare davanti a un caffelatte, la testa invece ci raggiungerà con calma…
…chiudo gli occhi. Qualche pedalata sulla mia bicicletta Bianchi con lo stemma dei bersaglieri.
A destra dopo il bacio di mamma, e ancora avanti col ginocchio sbucciato. E le caramelle nella tasca bucata dei calzoni alla zuava ancora buoni destinati a qualcuno dei miei coetanei. Ancora dopo la solita latteria, asciugata l’unica lacrima sul volto sporco per la mota…
Nel giradischi suona un 45 giri, Ancora… la puntina crepita e inizia a saltare. Cane si accuccia sul suono distorto in un angolo ancora, ma non come nella canzone.
(testo ispirato a Luigi Maria Personè
giornalista e critico, scrittore e insegnante di lettere. Gli fu mentore la scrittrice Matilde Serao e condivise una lunga amicizia col poeta Giovanni Papini.
Nardò, 30 giugno 1902 – Firenze, 9 febbraio 2004)
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Poi ci sono quelli che, appunto, non sanno sognare di giorno e si ritrovano a barcamenarsi in cose futili in attesa della fine che prima o poi verrà. Ho trovato questo tuo racconto molto bello e ironicamente particolare!