Dalla finestra, versi dipinti e prosa
“Quando guardo dalla finestra
vedo, fuori di me, una natura
che non vive, ma che non è neppure morta.
Un cielo che passa da un azzurro forte
ed intenso ad un grigio plumbeo.
Cirri che viaggiano su tappeti di rondini
migratrici, bramose di un caldo sole.
Austera e regale un’aquila ascende
verso un nido ormai vuoto”.
Con solennità nel tono, ora, dalla ribalta accompagnando le parole con i gesti negli abiti d’un contadino affabula, pare quasi favelli
<Chiederò allo spaventapasseri di portarmi oltre la maggese
per giocare al Padreterno un tiro scortese.
Perché come il fantoccio anche io ho le braccia aperte a tutti,
fino a che non mi stancherò di osservarli solo i frutti…
Quando il Veglio solo vedrà i pennuti intenti a banchettare
si accorgerà tardivo che da molto era ormai giunto il tempo di arare.
E siccome esattamente come lui io ho smesso i panni degli altri,
se si degnerà di mostrarsi, guarderò compiaciuto le orme dei miei passi scaltri.
Ma le impronte delle mie scarpe sul terreno del suo podere
finiranno per cancellarsi col passare inesorabile delle sere>.
Si alza un applauso sommesso dalla piccionaia, come il suono dalla fossa dei legni con gli ottoni.
Sotto l’arco scenico “Da chissà dove arriva un aquilone / di carta colorata e trasparente”.
Una donna nella cavea rimasta con le mani ferme una sull’altra lo segue “con lo sguardo, / leggero come una piuma, va planando, / su di un cuore antico e stanco”.
Una poesia che vive e in lei ti culli. La voce del commediante torna sottile
“Abbasso lo sguardo sugli aranci e limoni
del mio giardino, e melodioso mi giunge
il canto dei pettirossi in attesa
dei candidi fiocchi di neve.”
(“Dalla finestra”, Santa Scardino)
La donna, rincasando, controlla con lo sguardo in un giro quasi di danza nel suo orto; e con le mani giunte, il cuore. Abbandonato a maggese. Ha con sé un sorriso che sale verso i cirri che viaggiano insieme a un aquilone.
Si corica ora al canto dei pettirossi, e chiude gli occhi su un sipario fatto un po’ meno di stracci.
(da “Torneremo a toccarci senza paura” -21 maggio 2021, Dominique Noir)
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Santa, ne sono enormemente lieto