Che la vita era difficile l'ho capito troppo presto, anche se i miei cercavano in tutti i modi di non farmelo notare……A me non facevano mancare niente, e mi facevano sentire sempre “figlia di papà”…..Cominciai, verso i 10 anni, a vedere in mia madre la sindrome della contessa scalza. Lei era di un casato nobile ma, man mano quella boutique che la vestiva elegantemente, non la vide più a scegliere i nuovi arrivi. Il foulard in testa prese il posto dei vezzosi cappellini, e le scarpe con i tacchi alla tirolese diventavano sempre più vecchie senza la sostituzione. Mio padre poi disertò per sempre il vecchio sarto che lo vestiva da figurino…..Anche io non ebbi più tanti bei vestiti, ma quelli di una mia cugina dismessi, ma pur tanto belli. Ero comunque felice, non ci facevo caso…..Gli anni passarono e alla nostra porta non erano più gli amici che bussavano per una allegra serata, ma ricordo con dolore, una mattina che si presentò l’esattore della luce per tagliarcela perché non avevamo pagato non so quante bollette. Vidi mia madre inginocchiarsi a quel giovane pregandolo di attendere almeno fino al giorno dopo….per non far la figura che a quella signora, tanto rispettata del primo piano, le avessero tolta la corrente. La risolse mio zio la faccenda il giorno dopo….Non c’era più nulla da nascondere ormai. Mi ero appena diplomata in quell’istituto privato dove mio padre per nulla al mondo mi avrebbe tolta prima di finire…. Era invece lui finito con un ictus poiché non aveva retto a quel dissesto finanziario, del quale non ho mai saputo bene la causa che lo determinò.
A luglio mi iscrissi ad un corso estivo di stenodattilografia e a settembre iniziai a lavorare in uno studio legale….è così iniziò la mia vera vita….
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