Un tempo sapeva ridere
"Me, Goriuda.
E te, signorina?"
Fece un balzetto all'indietro e si ritrovò schiacciata tra il suo deretano e un muso ghignoso.
Il piccolo orco, che già solo a dirlo pareva una follia, se ne era uscito -che sembrava anche più strambo- dalla cascata.
"Te, signorina con l'occhiale?
Me, Goriuda"
<Ho capito! Sarò anche un po' cecata... ma mica son sorda.
Si dice: io mi chiamo Gouda, come il formaggio a proposito.
E tu? Non te...>
"Non posso essere amico di una ragazza a cui non piace il tè.
Ti chiami FormaggioAproposito? Che nome strano per una signorina...
Io vivo qui"
<Lasciamo stare. E ci abiti da solo nella cascata?> perplessa anzi impacciata, Lizzy.
"Dietro il fontanon sta Goriuda.
Insieme a Coso. Ma lui non esce mai, solo quando finisce carta e matite"
<Coso!?>
“Coso, il mio amico. Tu hai un’amica?”
<Sì, la mia amica si chiama…>
“Me lo dici un’altra volta. Coso scrive sempre. Molto tempo fa ha girato le spalle agli abitanti della valle, e allora l’ho preso con me. La notte quando dorme leggo i fogli che imbratta, sai ?”
<Ma non si fa> Lizzy come a sgridarlo.
“Noi parliamo così. Vedi? Coso mi dice tutto…
Il suo genitore si è appeso a un albero per il collo e sua moglie vive con un altro umano.
Ah, ecco Coso… avrà finito le matite”
Gli occhiali, voltandosi, si fermarono dal scivolare. E Lizzy rimase per diversi momenti con l’indice sulla punta del naso. Il volto di lui era inespressivo.
Goriuda continuava a blaterale, ma lei era come se non riuscisse a sentire.
(da Attimi di prosa, M.D.Mastro)

Voto: | su 1 votanti |

Apparirà strano ma da me esiste veramente la cascata il Fontanon di Goriuda



