Nel 1945 eravamo dei cadaveri
N.B.: Ho scritto questa poesia per non dimenticare ciò che è 
successo nei campi 
di concentramento durante la seconda 
guerra mondiale. 
Ho cercato di immedesimarmi il più 
possibile  in cosa hanno potuto provare 
quelle persone che erano private del cibo, 
della libertà e della dignità ma ci sono 
riuscita in parte, solo chi ha vissuto 
quel periodo triste e cupo della vita 
umana è in grado di descriverlo veramente.
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Non abbiamo più un’ombra
ma ne abbiamo due;
alla nostra destra la depressione
alla nostra sinistra l’angoscia più profonda.
Ci seguono passo passo.
Siamo dei cadaveri
ma camminiamo ancora.
Solo la pelle ricopre le nostre magre ossa.
Lavoriamo strenuamente
ma non per noi stessi
e senza uno scopo.
Abbiamo paura delle loro urla,
dei loro fucili,
delle loro minacce,
delle loro torture….
Il nostro cibo è insufficiente,
è una rarità,
non c’è forza in noi neanche per elemosinarlo.
La nostra colpa?
E’ che ognuno di noi è nato
senza far parte
di una razza eletta e perfetta.
La nostra strada?
Abbiamo continuato a percorrerla
ma per alcuni è finita prima
al di là del recinto col filo spinato.
Poesia scritta il 29/01/2016 - 10:07Voto:  |  su 3 votanti  | 
	

Maddalena Clori  
 03/02/2016 - 07:02 
Francesco Marini  
 02/02/2016 - 20:34 
  
Maddalena Clori  
 30/01/2016 - 21:15 
  
  
margherita pisano  
 29/01/2016 - 21:49 
Maria Cimino  
 29/01/2016 - 21:39 Carissimi saluti.
salvo bonafè  
 29/01/2016 - 21:04 
                        



