tra luci fredde e sguardi che non sanno vedere.
Ogni sogno, bruciato come carta umida,
ha lasciato fumo e silenzio.
Mi sono perso tra aghi di vetro e menzogne dolci,
nelle notti che odorano di ferro e sudore,
in quel limbo dove il tempo non ha pietà
e la mente non ha pace.
Credevo di volare,
ma era soltanto la caduta
che sapeva di libertà.
Ora porto il peso dei giorni sbagliati
come una corona di spine invisibili.
Non c’è redenzione nei miei ricordi,
solo eco di promesse dissolte.
Vorrei andarmene —
non per morire,
ma per tacere,
per lasciare indietro questa pelle logora
che sa di colpa e di ritorno mancato.
Ho amato il veleno come si ama un dio crudele,
mi ha cullato, mi ha tradito,
mi ha chiamato per nome
quando nessuno lo faceva più.
Eppure…
nel fondo più nero di me,
dove la luce non osa scendere,
un respiro insiste,
una voce sussurra che non tutto è perduto.
Forse è follia,
forse è solo stanchezza.
Ma stanotte,
tra le ceneri di ciò che fui,
voglio credere — anche solo per un istante —
che non sia troppo tardi
per tornare a vivere.
Poesia scritta il 21/12/2025 - 04:16Voto: | su 0 votanti |
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