l 'inganno di gabriella rosboch
Amor,che sempre chiama amor lacero’ il
Mio petto,credevo in quel tremar sincero,
fu il mio veleno.
Il dio fanciullo,un po monello
Nel suo disegno tesseva il fatal tranello.
Spendeva la pia donna gli anni suoi
Non piu dei venti ruggenti,ma piu calmi
E queti che ricordar la faceva ancor lacrimar.
Quanti amor quanti sguardi avrai desiderato
Storie lontane della tenerella eta’.
Eppur ancor pronta a salir la china,
gia ‘sperava di veder lontano altri
tramonti,mano nella mano altri
profumi al suon d’un bacio!
La bella costa dai color del ciel sognava
Co quegli occhi puri,lontana dal mal
Che sovente l’uom accompagna.
Ma il destin gioco’ triste carta
Oh quanto è aspro e sa di sale
E l’ amar che lascia se a verita’
si monta inganno tristo fio.
Un giovinetto di bell’aspetto
Scavava nell’intimo la donna
Poneva il frutto della discordia
Tesseva la sua tremenda tela!
Parole sparse al vento,
altri mondi e molle vita,
al riparo di palme e sabbie d’oro.
Tu ti perdevi i in quegli occhi falsi
E ciechi,sentivi il vento della
Passione percoterti ,sollevarti
Nei suoi vili inganni.
Quanti sussurri alla luna,
e ripensar al profumo della sua chioma
tutta ti arrossivi,come verginella al primo
di’!
Cosi’ cedeva la donna alla viperesca lingua,
che instillo poesia ma gia’ tendeva una mano
e si ingegnava ,por fine all ‘infelice dama!
Piange la madre che ti tenne in grembo
Si struge il padre ,che fu’ tua guida
Quand’eri la sua bimba.
Tacciono le voci dei tre
Neri compagni e come si chiude nel
Recinto la fiera molesta,quella ringhia
E morde se qualcun la pressa,cosi
Voi affondate i denti nella vostra carne.
Fine d’un amor e baci perduti,
sopir d’una vita,che credea
di fiorir ,indi si resta
a lamentar la mortal ferita.
Corrado cioci
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