Ho rammentato con fatica,
Forse inusuale,
Visto l'agevolezza nello ricordarmene
Soprattutto nelle ultime notti,
Di un sogno svoltosi poco prima
Del risveglio.
Il luogo e l'aspetto temporale
Sono a me del tutto ignoti
Come lo sono le fisionomie
Dei vari protagonisti.
Incomincio dunque a proporvelo
Scevro di ulteriori raccordi scenografici:
La terra che mi sosteneva
Sembrò ,diciamo così,
Fatta di cieli contrapposti
Gli uni agli altri
Sia che arrecassero il giorno
Sia che arrecassero la notte.
Il mio passo affondava sempre più
Complicandomi
L'estensione dovuta nello ricoprire,
Suppongo,un determinato tragitto.
Quello stesso che mi condusse
Vicino ad un fiume con i suoi vari affluenti
Impregnati di lava incandescente
Dove comunque non ne potetti percepire
Il benché minimo calore
E dove intravidi dei bimbi dal viso gioviale
Contradicendo per certi versi
All'aspetto rabbrividente
Dei loro corpi deformi e sanguinanti.
Poco lontane delle giovani donne gravide
Partorirono d'improvviso stelle e pianeti
Spingendoli con gli afflati decisi dei loro respiri
Verso a colonne di ossa umane
In uno strano contesto rubicondo.
C'era un odore greve,irrespirabile
Come se fossi rinchiuso
Dentro una cupola di carne putrefatta;
Alle caviglie
Sentivo la pesantezza dei cieli comprimermi
E il mio grido disperato rimanermi in gola.
Un grido che quando si materializzò all'esterno
Non poté che frantumarmi
La consistenza del sogno
E uccidermi lentamente
Con i graffi del tormento
Fino alla negazione definitiva del mio sonno
Tra l'acerbo e il maturo
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più che una poesia che sembra un racconto
stile Edgar Poe. complimenti