che questo sarebbe stato
il suo ultimo Natale.
Sentiva dento di sé
che era arrivato il tempo di salire
 le sue ultime, poche, faticose, scale.
Quelle che simboleggiano 
le difficoltà oramai abbandonate,
le giornate ombrose, le assolate,
quelle fredde gelide 
del tutto dimenticate.
Finalmente era arrivato il tempo 
della sua ultima, definitiva, partenza,
quella da troppo tempo 
da lui tanto aspettata.
Presentiva d’essere liberato adesso,
per sognare, spaziare in quella 
sua destinata e finale meta, 
vista in lontananza.
Non aveva più tempo nemmeno
di salutare chicchessia,
neanche un bimbo 
che passava innocente per la via.
Solo desiderava concentrarsi e recitare 
con inteso amore,
la sua ultima, preziosa, Ave Maria.
Il suo sguardo, 
l’animo rigonfio d’amore, 
erano già protesi tutti nell’infinito.
Si sentiva sereno e lieto, perché 
questa vita terrena, oramai 
non lo sfiorava più, 
nemmeno con un dito.
Diceva, a modo suo, Addio a tutto 
ciò che lo aveva non poco deturpato dentro, 
sfiancato, logorato, sfinito.
In compenso, 
lasciava intatto dentro di sé, quell’estro 
con cui s’era sempre consolato.
Percepiva d’essere più leggero, 
come l’ultima foglia gialla d’autunno,
quella pronta per baciare 
la sua premurosa 
Madre Terra in una fossa;
per ricoprirsi poi, finalmente, 
della polvere incantata,
dando in cambio di sé tutto,
finanche le sue ossa.
Oramai le parole le ha disperse tutte
Al vento e dall’alto di un monte innevato.
Vivrà finalmente lassù,
in quell’eternità 
che ha da sempre desiderato.
Quel compagno presto se ne andrà 
verso la sua definitiva destinazione,
senza chiasso,
ricordando a tutti, 
che non c’è miglior amico 
che se stesso.
(L’immagine allegata al presente brano è un disegno ad acquerello dello stesso autore)
Poesia scritta il 29/12/2017 - 12:48Voto:  |  su 0 votanti  | 
	

Giulio Soro  
 30/12/2017 - 12:47 
Wilobi .  
 29/12/2017 - 19:00 
                        


