Dio delle genti d’occidente
ed insonni cercano fra le nubi
un tuo segno … un messaggio
eppure t’invocano come puro
monito alle facezie umane
ma non vedono la tua gloria
solo il terrore delle fiamme.
Ordina la mente senza te
le leggi morali dell’essere uomo
e rifugge dai concreti ministri
amanti delle terrene cose
mentre dal tuo trono d’argento
ed oro fra fiumi di mirra siedi,
dimentico dei mali del mondo,
sereno lo sguardo, pace in cuore,
lontano dai cimenti della vita.
A noi mortali l’eterna lotta
tra il bene cercato invano
ed il male che le azioni guida;
a noi la scelta, a noi l’errore;
e tu sorridi del nostro correre,
del ritmico frenetico del tempo
che monotono imponi da sempre
a regolare lento l’insensato
affannarsi per futili manie.
Il benessere della vita terrena
incute terrore ai tuoi altari,
l’amicizia profana dell’intelletto
nuove strade percorre senza tregua
verso risposte da te lontane.
A che serve dominare un mondo
dove pochi ti riconoscono re
e tanti senz’affetto t’implorano?
E tu dove ti nascondi, o Dio?
Dove posi i tuoi eterni pensieri?
A che volgere il passo incerto
del bimbo che ancora ti segue
senza l’assillo della ragione?
E tu ancora taci, o uomo,
che insensata sincerità non
più nutri per le sue leggi?
Ed io come vivere, o Dio?
Rivolgere sempre al cielo occhi
fiduciosi in cerca d’un segno?
Pregare come vuole la tradizione
o credere in te come tu chiedi?
Ed intanto la Ragione guida
la mente verso confini
dove il tuo volto è lontano.
All’orizzonte solo ciò che piace,
è vero! Solo quel che giova.
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Poi nel bisogno anch’io mi segno
e ti invoco come mio sovrano
… da ipocrita! … da uomo!
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Direi, splendida