del vuoto che non riesco a riempire
del cielo dove non riesco a volare
del mare se non riesco a toccare.
Non ho paura di nulla, quando riesco a pensare.
Ho paura del popolo, quando il pensiero si fa religione
di lasciarmi andare perché vado in groviglio
del vivere a vuoto e morire d’indigestione
della cecità della mente.
Non ho paura di amare, se baciarti, non è dato come scontato.
Ho paura di me quando la spina sento staccarsi
di te quando non riesco ascoltare
di ridere solo
di lavorare, solo per vivere.
Non ho paura di piangere per sterili emozioni.
Ho paura di essere qualcuno e mi terrorizza essere nessuno
dover essere chi non sono
di essere solo un vivente
di vivere solo per riempire le ore.
Non ho paura dell’uomo, se gestisce il suo pensiero.
Ho paura della fragilità di un bambino
della notte quando dentro si fa più oscura
della malattia, quella che ti rincorre in silenzio
della solidarietà che fa rumore.
Non ho paura della gente se ha qualcosa da perdere.
Ho paura della ragione che vive sola, da una parte sola
dell’amore cieco perché finisce sempre nel fosso
dell’amore che non parte mai, perché ci vede anche troppo.
Ho paura dell’imbecillità che rimprovero. In me sempre in resta, sempre pronta.
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