UNA PARTE DI VITA
Quel giorno d’Aprile vidi per la priva volta la luce,
in quel paese sul monte c’era la neve e la croce,
dopo nove mesi al buio sgorgo di gioia il pianto,
mia madre era li dolorante e felice a me accanto,
ha lasciato piangessi per allargare i polmoni alla vita,
le richiuderò quando il destino deciderà che è finita.
Quanti pianti da allora ho fatto in quel grande letto,
della mamma e del suo seno il profumo ancora sento,
quel suo profumo di buono che ti rimane dentro,
un legame tra mamma e figlio è profondo sentimento,
dopo i primi passi, un po’ malandrino e un po’ viziato,
ho incassato rimproveri e sculaccioni prima di esser svezzato.
Lo sguardo valuta quello che ti circonda su ogni aspetto,
toccando ogni oggetto farlo cadere fino che non è rotto,
l’età della scuola è un incubo ancor da smaltire,
a quei tempi scrivere con la sinistra non si poteva fare,
e il maestro giù bacchettate sulla mano quanto dolore,
spuntavi il pennino, a mamma non sapevi cosa raccontare.
L’età aumenta cambi mano per scrivere, sei ambidestro,
quante bacchettate e dolore mi ha procurato quel maestro,
ogni anno che passava in me qualcosa cambiava, crescevo,
a quel tempo di diventar grande l’ora non vedevo,
ancor presto per la barba ma cresceva un biondo pelo,
senti dentro bruciare ed a ogni ragazzina le fai il filo.
La prima cotta è sofferenza la senti come fosse amor vero,
cogli quella fresca rosa per poi rimanere con lo stelo,
arrivan gli anni del saputello (so tutto io faccio tutto io),
per poi accorgerti con il tempo che non sei né Re né Dio,
è il tempo della cartolina che arriva dal distretto,
parti militare e ti insegnano la vita e il dovuto rispetto.

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Ma è stupenda

Un confronto continuo con la figura femminile di riferimento. Dalla mamma al primo amore.
Stupenda, davvero....
Auguri poeta


giammai dimendicare puo trai..
Bellissima la tua Giancarlo






















