come tornano le nubi a luglio:
senza annunciarsi, in un cielo
a lembi di cotone e perle
hai portato l'urgenza della pioggia
io me l'ero scordata
e non attendevo che un' altra fetta di sole
a stagliarsi bianca su un azzurro a perdifiato
ma la terra, anche lei sentivo: urlava umidità
quella che se ne sta rintanata
nel segreto delle rocce
e il dorso secco di queste mie mani recano
ancora il racconto della siccità
che le dita e le labbra hanno saputo,
ecco perché i miei campi
la sua erba rada, le sue spighe e il grano
si sono piegati, si sono flessi, e poi inchinati
al vento
del richiamo tuo
- inesorabile, inconsacrabile -
se ne stavano come rane a bocca spalancata
a gracidare
l'arrivo di quel tuo scroscìo,
o come fiammelle a far banchetto d'ossigeno
che tremano per il timore
di spegnersi
ma fremono per il timore opposto
di non potersi spegnere mai.
Non è qualcosa che ho preteso dal cielo
men che mai ho avuto ardore
di speranza, che farsene poi?
ma eccoti, piombi giù a voce grigia
veli e veli d'acqua
a insinuarti,
a scavare i cunicoli,
prepararti l'ombra, il piatto di cui ti cibi
a irrigarmi angoli di buio, posti che ho visto con te
e io, fatto di nuovo frattura,
sono pronto a sbocciare di poesia
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