quando gli anni erano quelli della semina
e la luna non aveva ancora mari pesanti sotto gli occhi.
Sono piene d’ombre smarrite le stanze della casa 28.
Abbiamo tentato tutti, almeno una volta, di ritrovare la nostra,
magari sotto il letto, scritta sul muro o appesa ad una trave.
Sono una accanto all’altra le camere alla casa 28,
puoi sentire i mondi segreti degli altri
e la musica, quella musica che non avresti più voluto ascoltare.
Oggi l’aria sa di sale e veleno lento.
Una radio suona ancora la stessa musica.
La tua ombra è rimasta ad aspettarmi
e mi guarda stupita dall’alto dell’ultimo sorriso.
Chissà se hai trovato il filo di luna che cercavi
e quel braccialetto col ciondolo rosso del Che.
Io la poesia non l’ho mai incontrata,
e ora sono solo un ladro impenitente di parole d’altri.
Insiste la musica alla casa 28,
brucia e piange, crudele come una piaga.
Accartoccio e pigio tutti i miei pensieri nel bicchiere.
Continuo a bere, ma ancora non riesco ad ubriacarmi.
Nota: Casa 28 è un ostello sulla costa del Pacifico in Nicaragua
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