RACCONTI

     
 

In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento.

Buona lettura

 
     



Lista Racconti

     
 

Lucida follia


Non credo di aver mai avuto una vita invidiabile; piuttosto monotona e al quanto modesta, non ho mai desiderato ascoltare il mio nome sulla bocca della folla, semplicemente non sono nato per questo. Non credo in Dio da molto tempo oramai, ma mi piace pensare che al di sopra di ogni singolo uomo, anche il più influente e potente, esista una sorte di essenza superiore che tracci il nostro destino. È una fede elementare, lo so, ma non posso far meglio di così, ho bisogno di avere certezze. Del resto non ho tempo di formulare le domande che vorrei pormi . è tutto un caso? Insomma sono un tassista londinese di quarant'anni, la solitudine è la mia miglior amica e peggior nemica e le poche donne che ho conosciuto erano gli ologrammi della famiglia che avrei tanto voluto costruire. Forse devo credere che questa è la mia “missione sulla Terra", forse devo accettare la mia situazione e pazientare, aspettando giorni o addirittura mesi. E se passassero degli anni? Io non ho l’eternità, ho ... (continua)

Sildom Minunni 19/11/2017 - 19:42
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Malinconia tristezza e rabbia


Un momento di grande tristezza attraversa il mio tempo.Giorni di incredibile malinconia mi
investe e fa crollare quella gioia che prima c'era.Tutto mi parla di te cucciola del mio cuore .Lacrime che cerco di soffocare per fare in modo che nessuno li veda.Lacrime senza fine ricordi mi attanagliano,mentre davanti corrono immagini di te ,bella come il sole, i giorni con te sono stati dolcissimi , sei riuscita a regalarmi sempre tanto amore.Il mondo mi è crollato, ogni gesto ogni azione è fatto
non più spontaneo ,provo a reagire ma per ora inutilmente
Tutto mi parla di te ,ogni attimo, ogni istante , tanti rimorsi mi distruggono ,anche se il bene che ti ho donato è stato tanto,e ciò mi aiuta un pochino a superare questi momenti di solo lacrime.Che bello era chiamarti ogni mattina
che bello quando arrivavi con quel bel tuo musetto. e che dire quando sia nelle passeggiate che in casa riuscivi sempre a vincere tutti i tuoi capriccetti. Vi domanderete ,ne sono certa ... (continua)

RITA ANGELINI 14/03/2023 - 13:41
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Nel DNA della pioggia


Infondo è come essere sul selciato, con le cose che diventano nere e silenziose.
Una situazione di sollievo che allontana da me il dolore che ho provato all’impatto.
La cosa incredibile è che nel dormiveglia sdraiata vicino a me c’è Agave…
Dalla natura morta sulla parete
passai a miglior vita sull’alzata.
Allo spuntar di un mattino
di bruma una mano scavata
mi portò a una bocca inappetente.
In men che non si dica mi ritrovai
a precipitare, spaurito… smarrito.
Piombai nel pattume nauseabondo.
Torsolo senza sostanza, ombra
nella tela; nota morta su uno spartito.

Agave era una piccola bambina che ci ha lasciato una fredda notte d’inverno.
Era nata con la neve, e se ne è andata senza avere mai visto il mare.
Anche se dentro di me sapevo che era tutto inutile, è dovuto passare del tempo prima che il senno
riprendesse a funzionare. C’è voluto un po’ per capire cosa fosse accaduto: prima la sensazione,
poi il rifiuto, poi di fronte al lenzuolo bianco sul suo visino la... (continua)


Mirko D. Mastro 15/06/2019 - 05:10
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Non è niente


Nemmeno riuscivo a comprendere i miei pensieri per quanto veloci scorrevano, per non parlare delle pupille.. cosi fottutamente dilatate da creare un fatiscente buco nero pronto a inghiottire la luce retinale, quasi ad oscurare il paesaggio, a renderlo piatto e uniforme. Il rischio era enorme certo, ma cos’ho da perdere. Posso regalarmi emozioni mai provate prima, posso assaporare a fondo ciò che realmente è “paura”, posso dare un nuovo inizio come una nuova fine, il dubbio è fantastico. Il toccare la serenità era ciò a cui aspiravo, veder crescere quelle piante appassite e spente.. abbandonate a se stesse, come dei randagi, orfane di una vita non scelta da loro, di una vita già scritta, di una vita comune, di una vita banale. Il non sentire artificialmente le cose. A non essere guidato. A non andare in debito per vizi creati esternamente da altri fattori e non da te stesso. Imparare a respirare.. ca***! Era proprio quello a cui aspiravo, la soluzione era a due passi dal via, era propri... (continua)

Alessandro . 13/11/2016 - 18:49
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Non può tornare l\\\'alba.


Baratti guardava il cielo terso e muoveva il naso aquilino in aria come un cane da tartufi, sentiva odore di neve, il suo intuito si era talmente affinato da poter prevedere le condizioni atmosferiche muovendo anche la sola mano nell'aria, quasi a tastarla. Due suoi compagni, che neppure conosceva, stavano rannicchiati dentro un grosso cartone, forse l'imballaggio di un frigo, lo guardavano da lontano muovere la mano nel vuoto, sembrava danzasse sulle ali di piccole folate di vento gelido. Ma a loro non importava nulla, Baratti era uno dei tanti matti che s'incontravano qua e là, appostati nei sottopassaggi o all'ingresso della stazione. In effetti ora piccoli cristalli invisibili si notavano sulle spalle dei passanti, il vento si era arrestato di colpo e la luce del pomeriggio volgeva
ad uno strano color orzata. Baratti si strinse un po' nel cappotto, i bottoni allacciati sfalsati lo facevano pendere da un lato, dandogli un'andatura storta come un manichino instabile.
(Eh già, l... (continua)

FRANCESCA GUECI 11/08/2013 - 20:24
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Occhi, vi vedo


Dovevo dirglielo o no?
Quella notizia, appena appresa, mi aveva rattristato il cuore.
Accarezzai la foto in bianco e nero su quella fredda carta ancora una volta, in cerca di consolazione, in cerca di un senso.
Io che ti ho amato, a suo tempo, a mio modo. Senza pretese. Ma tu non lo hai mai saputo.
Niente più di qualche sorriso, qualche sguardo.
Ora solo questo mi rimane.
I tuoi occhi azzurri mi osservano nel vuoto, mi ammiccano e mi consolano.
Mi invitano a non preoccuparmi per ciò che verrà.
“Va bene”, ti dico.
“Va bene”, mi dico.

Andai in cucina. Mi schiarii la gola.
“Cristina?”
“Sì, caro?”
Mi guardò in faccia. Ed io osservai le sue soffici rughe, i suoi capelli spettinati che le ricadevano con dolcezza sulla logora vestaglia, un tempo rosata, seduta su quella sedia ad adempiere all’unica attività che le sue stanche mani erano ancora in grado di fare.
Mentre faceva l’uncinetto, apprezzai quelle dolci rughe. Apprezzai, ma non amai. Non ho mai amato nulla di lei, ma l’... (continua)


Alessandro Venoni 01/06/2020 - 23:07
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