RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Lista Racconti |
UNO STUPEFACENTE EPISODIO Tzia Franzisca chiuse l’oblò della lavatrice Naonis ed avviò quel lungo lavaggio a lavare i pantaloni dei figli appena rientrati dalla casa dei nonni, in campagna, e che necessitava di acqua bollente e detersivo potente a togliere le macchie di terra, di erba, di resina, talvolta di sangue e di tutte le tracce di escrementi lasciate durante il passaggio per il pollaio e per la porcilaia.
Era incredula, guardava il cestello girare a cancellare tutta la giornata appena finita, ma non riusciva a togliersi dalla testa ciò che aveva letto su quel biglietto trovato avvolto insieme ad alcune banconote nella tasca dei jeans di Alberto, e che purtroppo parlava chiaro. La scrittura era di suo fratello Peppe, nostro zio, perché come succedeva spesso i nostri zii ci davano piccole commissioni da fare in paese. A quei tempi non avevamo ancora il telefono per cui anche mia nonna mandava la lista della spesa con uno zio che faceva il fontaniere in comune e che a fine lavoro passava a casa nost... (continua) ![]() ![]() ![]()
Vacanza in umbria Ricorreva l’anno 2000 e inizio agosto, ancora mi dovevo organizzare per le vacanze estive, quando la dottoressa Aida, mi offrì una settimana di vacanza, nella sua casa di multiproprietà. Lei non ci poteva andare e aveva avuto la carinissima idea di propormi di andarci al posto suo; non vi dico la gioia dei miei figli e quella di mia moglie. Non sarò mai abbastanza riconoscente ad Aida, per la magnifica vacanza che ci ha regalato, perché inaspettata e poi al di là della breve conoscenza lavorativa, non c’era un’intimità tale da giustificare questo gesto; allora lavoravamo nella stessa farmacia. Dovete sapere che i dottori di farmacia (a parte i titolari) vanno e vengono e difficilissimo trovarne uno che resta tutta la vita lavorativa, in un'unica farmacia; quindi ne ho conosciuti moltissimi, quando lavoravo in quel settore. Giunse il giorno della partenza e alla mattina presto arrivammo al “Villaggio Carpie Diem Living, dovemmo aspettare più di un’ora per avere in consegna l’appartament... (continua)
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VACCINO Dopo aver prenotato il vaccino, con mio cugino, di qualche anno meno di me, andiamo a farlo in un centro commerciale, a trenta minuti da casa.
Credevo che sarebbe stato tutto in velocità, invece abbiamo dovuto sfidare mari e monti per una piccola punturina, non di zanzarina. Prima di tutto, all' entrata, la protezione civile ci misura la temperatura, no febbre, si caldo, poi ci controlla la carta dell' appuntamento, se abbiamo firmato i moduli e ci chiede se abbiamo la tessera sanitaria. Io tiro fuori quella dei vestiti, andrà bene lo stesso. Poi ci dice di avanzare in una stanza, dove altre persone stanno ancora compilando i moduli. Sono le 15, poi le 15.15, poi le 15.40, ma noi avevamo l' appuntamento alle tre e mezza. Così avanzo verso uno della protezione civile e gli dico che l' ora è già avanzata. Come un tenente colonnello, mi dice che l' ora non c'entra niente. Aspettiamo ancora cinque minuti e poi ci fa segno di prendere il corridoio a destra e così fi... (continua) ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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Velia, la zia d’America Vita agra quella di “Sciuse” nel dopoguerra; alla morte della sorella ne aveva sposato il marito ed era andata “all’America.”
L’ho conosciuta quando tornava ogni estate in Italia, negli anni settanta, spocchiosa e acidula, col suo intercalare di parole italianizzate in stile “broccolino”, e con quell’odiosa abitudine di dire “Noi all’America…” dando le sue lezioni di vita in stile yankee. So che prima di partire per sposare il nuovo mondo, nel ’44 aveva salvato mio zio da un rastrellamento in paese, grazie ai suoi “buoni uffici” con la Wehrmacht. ![]() ![]() ![]()
VENDETTA SALATA “Stai tranquilla. Questa la pagherà cara.”
Era giugno, un giugno di quarant’anni fa, e le scuole con nostra grande gioia erano finite e mentre mia madre, mia zia e mia nonna facevano il pane io, mio fratello ed i miei cugini riprendevamo fiato dopo aver combinato qualcosa di poco nobile in lungo ed in largo per la borgata, seduti all’ombra sui gradini della cucina della grande casa colonica. L’aria era calda e portava ovunque il profumo del lentisco bruciato, con cui mio nonno faceva delle scope per pulire la camera del forno prima di riporre i pani che si sarebbero gonfiati come palloni ed il battere ritmico dei mattarelli sul legno dei tavoli ci faceva capire che le donne avrebbero avuto ancora tanto da lavorare. Stavamo confabulando sul da fare con le nuove fionde che avevamo preparato quando ci passò davanti la Fiat 500 celeste di mia zia, anzi a dire il vero mia prozia, la sorella più piccola di mia nonna, che faceva la maestra elementare e quindi anche lei già in vacanza. Con ... (continua) ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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