STORIE DI GUERRA
In una notte di guerra nel mio granaio trovai un giovane ragazzo, pallido come un uccello sperduto, non aveva ancora compiuto 18 anni. — Ho fame disse. — Sei fortunato!...E’ rimasta un po di minestra e un po' di pane. Mangiava, trangugiava con avidità... il mio cuore gioiva nel dare soccorso non pensando al pericolo che correvo se fosse stato un disertore. Mingherlino svuotò le tasche del suo giaccone dalle poche melucce acerbe che aveva raccolto nei campi. Volle lustrarsi le scarpe e indossare una camicia fresca, rideva come un ragazzino che fa un gioco troppo grande per lui.Un velo di pianto attraversò il mio sguardo e ad un tratto il ragazzo mi gettò le braccia al collo dicendomi —- Grazie non sapevo dove andare (Pensai a sua madre.)—-Bevi ancora un bicchiere, del pane non ne ho più. Ristorato fumò la sua ultima cicca… poi gli misi in testa il suo berretto e i suoi occhi nell’ombra si accesero. La gioia dei vent’anni è corsa come un brivido a ricordarmi perché si deve morire così giovani! Mi salutò con uno sguardo intenso e un sorriso dicendomi —-Tieni le mele, non sono tanto buone... e scomparve.
Mirella Narducci
Racconto scritto il 04/12/2022 - 13:01
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