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SENTIMENTO

Le istruzioni sono:

Pensare a uno di questi sentimenti: odio, rabbia, invidia, gelosia, indifferenza, noia, orgoglio, vergogna, amarezza, tristezza e rimorso. Scrivere quindi un racconto ispirato a tale sentimento senza mai dirlo. Alla fine, tra parentesi, precisare il sentimento al quale ci si è ispirati.


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Non per essere cattivi

La giovane donna risaliva la strada che portava fino al porto mentre il sole iniziava la sua lenta discesa alle sue spalle. Il passo, così ritmico da sembrare una marcia, strideva con la delicatezza del suo volto perfettamente incorniciato dal castano scuro dei suoi capelli.
La gente le gettava occhiate più meno incuriosite ma lei non sembrava affatto farci caso, il suo sguardo era fisso in un punto all’orizzonte che neanche esisteva e non vi si staccava neanche quando qualcuno le attraversava davanti tagliandole la strada. Erano occhi strani i suoi, occhi che non volevano raccontare la loro storia ma che dicevano chiaramente di averne una.
Il tiepido vento primaverile le smuoveva a fatica qualche ciocca che morbida le si adagiava sulle spalle. Era inevitabile, più la guardavi e più capivi che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quella donna, qualcosa che non eri sicuro di voler scoprire ma dalla quale non potevi fare a meno di essere ossessionato . Sembrava come che riuscisse a vedere ogni cosa esattamente per quello che era, non c’era più né gentilezza né compassione in quell’essere, non c’era più nulla da perdere.


Il sole che tramontava si rifletteva tra le creste delle onde del porto proiettandole delle strane luci sul volto. Poco lontano da lì una nave stava levando gli ormeggi ma lei neanche la vide, era persa, persa in qualcosa che la stava divorando. Fissava con disgusto il leggero incresparsi della superfice lucente del mare. Non se ne capiva il motivo ma sembrava volesse ucciderlo, si… non c’erano dubbi, se solo avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.


«Ah, sei qui.» Una voce la strappò dal vortice nel quale stava sprofondando.
«Già. Sono qui.» Si limitò a rispondere.
L’uomo che stava per sedersi accanto a lei assunse un’espressione onestamente dispiaciuta.
«Beh avresti potuto almeno rispondere alle mie telefonate, sono ore che ti cerco. Non per essere cattivi ma…» Venne bruscamente interrotto.
«Non trovi che sia assurdo? Questo modo di dire intendo… diciamo “non per essere cattivi” ma alla fine lo usiamo solo per questo, per essere cattivi. Dimmi, non lo trovi neanche un po’ buffo? >> Domandò lei continuando a fissare le onde.
«Ma cosa stai dicendo. Io non voglio…»
«Penso che ora sia meglio tu vada a casa, vorrei restare da sola.» Lo interruppe nuovamente in tono seccato.
Per la prima volta la donna si voltò verso di lui incrociando il suo sguardo.
L’uomo in risposta iniziò a balbettare completamente stordito dalla freddezza e dal distacco che esplodevano violenti negli occhi dell’altra. Era così sconvolto che gli ci volle quasi un minuto affinché riuscisse a riprende il controllo sui propri pensieri.
«Perché continui a comportarti in questa maniera? Cosa ti ho fatto? Perché non mi permetti di conoscerti? »
«Ti ho detto che voglio restare da sola.» Il suo tono adesso era così crudele da farla risultare spietata.
«E io che voglio capire cosa ti passa in quella testa…» A quelle parole un silenzio fittissimo calò tra i due.
La donna si voltò nuovamente verso l’acqua del porto prima di riprendere a parlare.
«Vuoi sapere cosa penso? Sei davvero così sicuro di voler capire cosa c’è nella mia testa?» Chiese lei con un filo di voce senza neanche aspettarsi una risposta.
«Sì, ti prego.» Un altro breve istante di silenzio li divise da quello che stava per accadere, poi, quasi inspiegabilmente, le labbra della donna si aprirono nuovamente e un lamento atroce si levò alto verso il cielo.
Un grido orrendo, un urlo feroce, tutta una vita che esplodeva dipingendole il viso di rosso. Non sembrava umana, non poteva essere umana.
Rimase seduta mentre guardava l’uomo arrendersi al panico, scattare in piedi e portarsi le mani al volto come per proteggersi da quello che stava vivendo. Lo vide impazzire ad un metro da lei eppure non accennò a fermarsi, voleva che capisse, che capisse la sua storia.


La paura prese il sopravvento e lui iniziò, prima ad indietreggiare, poi a scappare via terrorizzato. Malgrado non provasse nulla mentre lo osservava fuggire via da lei l’unica cosa alla quale riuscì a pensare in quel momento fu quanto tutto questo le sembrasse assurdo, quell’uomo aveva insistito così tanto per sapere cosa ci fosse nella sua testa e beh… nella sua testa c’era quello.


(Rabbia)




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Scrittura creativa scritta il 11/06/2016 - 23:32
Da Simone Coriandoli
Letta n.1268 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Non so da quali esperienze sia stato partorito quel urlo cresciuto nel profondo di questa donna ma sono sicuro che molti e molte portano urla soffocate dentro di loro, urla che quando riescono ad uscire spaventano perché gettano addosso a qualcuno tutto il male fatto.
Nella sua brevità è un racconto che affronta realtà nascoste molto diffuse.

Leo Pardiss 12/11/2019 - 23:05

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Forse anche l'odio più profondo si piacerebbe, se trovasse qualcuno che capisse...

Atrebor Attertep 21/03/2018 - 19:44

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