INCIPIT
Le istruzioni sono:
Scrivi un racconto che inizi così:
D'accordo, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri ....
D'accordo, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri ....
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Racconto
"D'accordo, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri ...."
Inizio da quando presi la nave per andare in Sardegna, partimmo io
e Pasquale un amico e collega, prendemmo il treno Caserta- Roma,
poi cambiammo per Civitavecchia, per imbarcarci alla volta di Cagliari.
Ricordo che era il quattro di gennaio, una giornata ventosa, fredda,
eravamo stati trasferiti dopo nove mesi di corso, e, dopo una breve
licenza dovemmo partire. Per me era un sogno, un piccolo traguardo,
salutai i miei, mamma aveva le lacrime, mi disse solo, sta attento, poi
si asciugò le lacrime e si voltò per non vedere il treno allontanarsi.
Avevo una valigia di cartone, come si usava in quel tempo, in divisa,
con il moschetto a tracollo, un capotto abbastanza lungo, quasi arrivava
ai piedi. Nel treno come al solito non trovai posto, dovetti fare il viaggio
in piedi fino a Formia, poi trovai posto in uno di quei sedili di legno, un
odore di fumo e cenere rendeva l’aria irrespirabile, in quel periodo fumavo,
ma puntualmente nel treno, tra il fumo l’odore acre on ne avevo mai voglia.
Arrivammo alla volta di Roma, subito ci demmo da fare per prendere la
coincidenza, dovetti arrivare dal binario nove al ventisettesimo, un bel tratto
a piedi e visto come eravamo conciati, fu una fatica enorme. Finalmente
salimmo sul treno per Civitavecchia, un viaggio di circa un’ora, dalla ferrovia
alla nave il tragitto non era poi tanto distante, dovetti aspettare per l’imbarco,
intanto cercammo di mangiare un panino. Il mare era mosso, pensai che
la navigazione non sarebbe stata delle migliori, una sola volta avevo preso un
traghetto, ma era stato un viaggio breve, da Napoli a Ischia, due ore in tutto,
ma da Civitavecchia a Cagliari c’erano dodici ore di viaggio, quindi aspettammo.
Attendemmo alle ventuno per imbarcarci, salimmo a bordo, una nave bellissima,
li incontrammo altri colleghi, in tutto eravamo cinquanta di noi, tutti del mio
corso, tutti gli altri erano stati destinati in altre regioni, specie del nord.
Ricordo la prima cosa che mi colpì fu un bel ristorante, col mio amico decidemmo
di mangiare qualcosa, poi saremmo andati in cuccetta per riposare, intento
la nave era partita, si vedeva il porto in lontananza.
Appena ci sedemmo la nave scese di circa dieci metri, un’onda provocò la caduta
delle bibite che erano sul tavolino, la traversata fu un incubo, non dormii per niente,
tutta la notte sveglio, fortuna che nella cuccetta si stava caldi. Arrivammo a Cagliari
alle nove di mattina, li ci attendeva un pulman per portarci a destinazione.
Per me fu una esperienza bellissima, la ricordo volentieri, non solo per l’alta marea,
ma per gli incontri che feci e le esperienze che andavo a vivere.
Inizio da quando presi la nave per andare in Sardegna, partimmo io
e Pasquale un amico e collega, prendemmo il treno Caserta- Roma,
poi cambiammo per Civitavecchia, per imbarcarci alla volta di Cagliari.
Ricordo che era il quattro di gennaio, una giornata ventosa, fredda,
eravamo stati trasferiti dopo nove mesi di corso, e, dopo una breve
licenza dovemmo partire. Per me era un sogno, un piccolo traguardo,
salutai i miei, mamma aveva le lacrime, mi disse solo, sta attento, poi
si asciugò le lacrime e si voltò per non vedere il treno allontanarsi.
Avevo una valigia di cartone, come si usava in quel tempo, in divisa,
con il moschetto a tracollo, un capotto abbastanza lungo, quasi arrivava
ai piedi. Nel treno come al solito non trovai posto, dovetti fare il viaggio
in piedi fino a Formia, poi trovai posto in uno di quei sedili di legno, un
odore di fumo e cenere rendeva l’aria irrespirabile, in quel periodo fumavo,
ma puntualmente nel treno, tra il fumo l’odore acre on ne avevo mai voglia.
Arrivammo alla volta di Roma, subito ci demmo da fare per prendere la
coincidenza, dovetti arrivare dal binario nove al ventisettesimo, un bel tratto
a piedi e visto come eravamo conciati, fu una fatica enorme. Finalmente
salimmo sul treno per Civitavecchia, un viaggio di circa un’ora, dalla ferrovia
alla nave il tragitto non era poi tanto distante, dovetti aspettare per l’imbarco,
intanto cercammo di mangiare un panino. Il mare era mosso, pensai che
la navigazione non sarebbe stata delle migliori, una sola volta avevo preso un
traghetto, ma era stato un viaggio breve, da Napoli a Ischia, due ore in tutto,
ma da Civitavecchia a Cagliari c’erano dodici ore di viaggio, quindi aspettammo.
Attendemmo alle ventuno per imbarcarci, salimmo a bordo, una nave bellissima,
li incontrammo altri colleghi, in tutto eravamo cinquanta di noi, tutti del mio
corso, tutti gli altri erano stati destinati in altre regioni, specie del nord.
Ricordo la prima cosa che mi colpì fu un bel ristorante, col mio amico decidemmo
di mangiare qualcosa, poi saremmo andati in cuccetta per riposare, intento
la nave era partita, si vedeva il porto in lontananza.
Appena ci sedemmo la nave scese di circa dieci metri, un’onda provocò la caduta
delle bibite che erano sul tavolino, la traversata fu un incubo, non dormii per niente,
tutta la notte sveglio, fortuna che nella cuccetta si stava caldi. Arrivammo a Cagliari
alle nove di mattina, li ci attendeva un pulman per portarci a destinazione.
Per me fu una esperienza bellissima, la ricordo volentieri, non solo per l’alta marea,
ma per gli incontri che feci e le esperienze che andavo a vivere.
Scrittura creativa scritta il 13/01/2017 - 17:39
Letta n.1257 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
Esaltante e bello questo racconto.
antonio girardi 14/01/2017 - 10:00
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Questa è la prima puntata Giancarlo, poi se possibile ne scriverò delle altre, ma
più interessanti e avvincenti....
Grazie
più interessanti e avvincenti....
Grazie
Giuseppe Buro 13/01/2017 - 20:35
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be abbiamo avuto la stessa sventura io in cuccetta mi trovavo o in piedi o a testa in giù quanto sono stato male bel racconto 5*
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 13/01/2017 - 18:57
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