Descrivi lo stesso personaggio nella stessa scena in un momento successivo quando sta vivendo la dolorosa rottura della sua relazione.
A mani vuote
Aveva appena concluso un gratificante incontro con la sua Mabelle, ed era come se i suoi sensi leggessero la realtà attraverso una chiave emotiva che riusciva ad individuare quanto più di significativo esistesse nei più piccoli particolari intorno a sè.
Era come se la sua mente si fosse aperta, la sua coscienza allargata, le sue emozioni amplificate.
E le immagini erano impreziosite dalle sfumature che, ora, riusciva a percepire.
Era un respiro pieno e liberatorio quello che riusciva a concedersi. Uno stato d'animo idilliaco quello che stava riuscendo ad afferrare e già pensava a come fare per trattenerlo: avrebbe voluto poterlo acchiappare e infilare in tasca, spingerlo giù giù in fondo, per non perderlo mai e per proteggerlo dall'indiscrezione altrui.
Sulle sue labbra si disegnava spontaneamente un sorriso che probabilmente poteva renderlo buffo agli occhi di quei passanti un pò insofferenti e imbronciati.
Ripensava tra sè e sè a poco prima, mentre stava ancora facendo l'amore con lei, ed era stato stupendo...certo...ma ciò che più aveva maggiormente soddisfatto M, era quella magnifica sensazione di vicinanza, di appartenenza, di condivisione piena e completa. Senza parole lei sembrava fargli sentire che lei c'era e forse c'era sempre stata, lì a contatto con la sua parte più profonda e intima...a lenire vecchie ferite con il balsamo dell'amore e ad esaltare ciò che di più buono esistesse in lui. Soddisfaceva le sue esigenze più radicate e arcaiche, anche quelle che forse, addirittura, M. non si riconosceva consapevolmente. Tutto era spontaneo, come se lei sapesse leggerlo dentro. Forse si trattava dell'intuizione dell'amore che scruta, scopre e poi accarezza.
Doveva acquistare poche cose quel giorno: i biscotti per la colazione e della frutta. Si fermò in un negozietto di paese, uno in cui non era mai stato, lungo il tragitto che l'avrebbe ricondotto a casa. Poteva concedersi scelte d'impulso, grazie a quello stato d'animo. Non era necessario, per una volta, ragionare sulla convenienza o farsi guidare da uno sterile senso dell'organizzazione.
Fu piacevole guardarsi intorno con quella leggerezza, scegliere con calma i frutti, ("questa no. Questa invece è perfetta.Senti che profumo!") sorridere alla cassiera e augurarle una buona giornata. Si sentiva libero e autentico.
Passarono diversi anni da quel pomeriggio. M. si trovava a prendere un aperitivo con alcuni amici al bar e mentre si disquisiva di calcio e risultati dubbi, il suo sguardo incrociò quello disattento di una donna che stava scendendo dalla sua vettura, nella piazzetta di fronte, tutta intenta a togliere dal seggiolino un bimbo dai capelli rossi e dallo sguardo furbetto.
Fu un tonfo al cuore quando riconobbe in quella donna Mabelle. La sua Mabelle.
L'emozione fu la stessa che provava allora nell'incontrarla.
Avevano deciso di separarsi per non far del male ad altre persone coinvolte nelle loro vite. Era costato tanto ad entrambi ma avevano deciso di ingoiare quel boccone amaro, assecondando la razionalità.
La donna scese ed entrò nel portoncino accanto al bar. M. pregò che non lo vedesse, che non lo riconoscesse perchè non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione, non si sentiva in grado di affrontare quella situazione.
"...Quindi? Non reagisci? Hai sentito cosa ha detto F. di quel goal? Oh non fare l'indifferente.."
Gli amici lo scossero da quella sorta di "paralisi" che l'aveva colto, diviso tra il desiderio di entrare in contatto con lei e il timore di farlo.
"Scusate devo andare, continuate voi, ci vediamo domani sera, devo scappare", si congedò M.
Salì in macchina, senza destinazione, doveva andare lontano, lontano dal rimpianto.
E quasi senza volere si ritrovò a passare sulla statale di un piccolo paese, e gli tornò alla mente quel pomeriggio e quel negozietto. Non sapeva neppure se esistesse ancora.
Lo cercò. E una volta trovato vi entrò con un incedere simile a chi si accinge a visitare un santuario o un museo.
Già: un museo dei ricordi.
Cercò con ansia di ritrovare qualcosa, un particolare, che lo riconducesse a quel giorno e che comprovasse che quel passato era realmente esistito. Di giorni significativi da associare a Mabelle ce n'erano parecchi ma senza una spiegazione precisa quell'attimo si era stampato indelebilmente nella sua memoria e si erigeva a simbolo di tutta quella lunga e intensa storia.
E gli scivolarono nella mente gli ultimi attimi con lei, dopo la loro travagliata e dolorosa decisione di fare in modo che quello fosse l'ultimo incontro.
Gli tornava alla mente quella loro condivisa assurda e disperata esigenza, durante quel colloquio, di trovare ancora rassicurazioni circa il loro amore, in quella situazione che invece ne sanciva la fine.
Ricordò il sapore delle lacrime di entrambi che si mischiavano e confondevano in quegli ultimi baci appassionati.
E ora si sentiva perso nuovamente, senza di lei.
Il fatto di aver consolidato faticosamente in quegli anni una nuova immagine di sè, lontano da lei, in quel momento appariva come una crudele beffa a cui aveva sottoposto sè stesso.
Vagava per il negozio senza meta, goffo e confuso intralciò più volte il passaggio a commessi e avventori. Fece cadere una confezione di biscotti che probabilmente era stata malposta e gli sembrò, mentre si chinava a raccoglierla, con un senso di colpevolezza misto a rabbia, che tutti lo guardassero con disprezzo e un velato senso di pena.
Si sentiva così fragile ed insicuro che ebbe il timore che anche le gambe gli smettessero di reggere.
Quella separazione era stata uno strappo netto che aveva dovuto infliggere alla sua anima.
Uscì senza aver fatto acquisti e senza salutare e, anzi, avrebbe voluto che nessuno si accorgesse di lui. Si vergognava del suo stato di confusione e temeva che sul suo volto si disegnasse tutto il suo dolore, in una smorfia mostruosa.
Uscì a mani vuote da quel negozio come da quella relazione.
Quella sera dopo essersi ristorato con un consommè caldo e dopo essersi calmato, avendo ritrovato saldi riferimenti nel suo presente, riflettè sul fatto che Mabelle l'aveva cambiato, l'aveva fatto crescere e maturare, il suo amore l'aveva fatto diventare consapevole e uomo.
Ciò che era oggi era senz'altro anche il risultato di quell'amore che aveva riempito vuoti e mancanze; gli aveva donato vitalità e coraggio. Alcuni tasselli si erano sistemati nel suo animo e avevano trovato un posto grazie a lei.
E spesso, ancora oggi, sapeva che cosa avrebbe pensato Mabelle in certe occasioni e M. si lasciava guidare dall'equilibrio che lei gli aveva insegnato amorevolmente a costruire.
Ripensò al sorriso dolce di lei e allo sguardo rassicurante che posava sempre su di lui.
Gli si riempirono gli occhi di calde lacrime:
"No, non sono uscito a mani vuote..."
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Mi fa sorridere il fatto che a volte il vostro semplice commento contiene gia' una poesia! bel commento! (commento di un commento..)
Quadro completo di cornice
Brava!