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Matador

Anche oggi la missione è la stessa. Stanerò i nemici che si nascondono tra le montagne di questo impervio paese.
Il panorama è sempre lo stesso, terra, sassi e deserto. Questo è quello che vedo. Non sono belle immagini a colori, ma, anche se lo fossero, ci sarebbe poco colore da vedere in questa terra sempre grigia e uguale a se stessa.
La cuffia mi da noia, anche se rispetto al caldo del posto dove devo andare a colpire, non è noia di molto.
Due ore di missione a osservare il percorso stabilito, ben in alto, in modo da non essere colpito da questi guerriglieri che mi sparerebbero addosso anche con i mitra, o mi prenderebbero a sassate se solo li capitassi a tiro; ma non gli capito a tiro, sicuro!
Sono a un’altezza che non possono raggiungere con quello che hanno in dotazione. Arrivato all’obiettivo, inquadrerò e sparerò il mio missile.


Eccola, finalmente, quella deve essere la costruzione da colpire, da questa distanza non si vede neanche tanto bene, ma il target è sicuro. Bisogna inquadrarlo bene, mirare e…. Partito!
Dalla telecamera sul missile vedo che si avvicina sempre più e…. Colpito l’obiettivo. Tutto distrutto. Missione compiuta.

C’è da tornare indietro. La parte forse ancora più noiosa di queste missioni coi droni è riportarli alla base.
Che delusione che è, sempre!
Volevo fare il pilota militare e mi trovo in un videogioco, davanti ad uno schermo a migliaia di chilometri di distanza dagli obiettivi!


Di avventuroso, mi è rimasto il nome in codice: Matador.




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Opera scritta il 04/04/2015 - 22:51
Da Glauco Ballantini
Letta n.1304 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Racconto abbastanza interessante, anche come metafora dell'uomo dei nostri tempi, delle sue fragilità e dei suoi smarrimenti!
Molto buono!

Maria Valentina Mancosu 05/04/2015 - 18:48

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Mi dispiace, ma se uno scrive un racconto non deve essere in accordo con il protagonista. La realtà di una guerra fatta a distanza che riecheggia assurdi modi eroici, come il nome del protagonista. Non si confonda la finzione con l'opinione personale che è un'altra cosa. Devo dire proprio che il racconto è una denuncia, deve essere sgradevole, come il protagonista che non rischia nulla ed è ritratto come un semplice travet, un impiegato dietro ad uno schermo. Poi l'opinione è personale ed è accettata comunque.

Glauco Ballantini 05/04/2015 - 15:36

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Perdona se te lo dico, di solito ometto i giudizi negativi, questa volta non ci riesco: No, io di eccellente non riesco a trovare nulla...anche se so che gli attuali, peggiori nemici, riesci a sconfiggerli solo a distanza, purtroppo: ogni dialogo sembra proprio siano loro a precluderlo. Però mai si deve smettere di cercare vie di dialogo
...sia pure a debita distanza se non si voglia finire male, e inutilmente...
Che anche da queste morti si possa risorgere, Dio nostro!

Vera Lezzi 05/04/2015 - 13:51

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