Per la terza volta la incrociò davanti al portone del dottore, sempre di lunedì e sempre alla stessa ora. Era certo di averla già vista, prima di quegli incontri, ma non avrebbe saputo dire dove ne'quando. Gli passò oltre, una nuvola di aroma speziato gli carezzò il viso. Vaniglia si disse, mentre l’infermiera lo faceva sdraiare sul lettino, in attesa del dottore. Chiuse gli occhi e con la mente disegnò l’immagine della ragazza. Era alta e snella, aveva capelli corvini e incarnato chiaro, i suoi occhi erano grandi e nocciola, le labbra rosee e turgide e profumava di biscotto. L’arrivo del medico lo distrasse dai propri pensieri. <<Come andiamo oggi Carlo?>> Gli disse. Sapeva che avrebbe dovuto confidargli le proprie sensazioni ma come per una forma di esclusività volle tenerle per sé. Glielo dirò al prossimo incontro pensò. Erano settimane che andava allo studio medico. Dopo l’incidente avuto con l’automobile, non ricordava più niente, nemmeno il suo nome. Si era deciso; insieme al dottore che nell’attesa che riacquistasse la memoria, si sarebbe fatto chiamare Carlo e questo era tutto quello che sapeva di sé,un nome che probabilmente non era neanche il suo. Ma ora quella donna e quel profumo avevano risvegliato qualcosa in lui e se prima aveva pensato che quegli incontri settimanali col medico erano inutili, ora non vedeva l’ora che arrivasse il lunedì solo per incontrarla. Il lunedì successivo uscì con qualche ora di anticipo dall’albergo che lo ospitava. Per tutta la settimana non aveva fatto altro che pensare alle nuove sensazioni ma per quanto si sforzasse, niente, buio pesto. All’improvviso ripensò al profumo intenso della vaniglia, forse se avesse potuto sentirne l’aroma più spesso, avrebbe capito perché gli era sembrato così familiare. Decise che doveva procurarsene un po'. Non riconoscendo la zona, chiese informazioni a due signore che parlottavano all’angolo della via. Queste, gentilissime, lo indirizzarono ad una pasticceria due isolati più in là. Quando giunse, la prima cosa che attirò la sua attenzione fu la grande insegna che portava la dicitura. “ Pasticceria la Vaniglia.” Rimase per un po’ attonito a guardarla poi uno sprazzo di luce gli irradiò la mente. Entrò quasi in punta di piedi ma con una grande aspettativa nel cuore sua moglie era là, tra uova e sbuffi di farina, i capelli corvini sotto un capellino bianco, le labbra invitanti. <<Carlo tu ricordi!>> Esclamò correndogli incontro e stringendolo forte al petto che sapeva di vaniglia.
Opera scritta il 17/06/2012 - 16:16
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Commenti
Curato nell'esposizione, piacevolmente scorrevole, un buon lavoro.
Lucia Ghitti 28/06/2012 - 16:03
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