Là ai “Castellani”, le montagne si staccano dai verdi prati e la quiete che si respira ti appaga l’animo.
Nelle passeggiate, su e giù per piccole e grandi contrade, per irti sentieri e verdi prati,
l’odore della fatica si fonde con l’odore dell’erba, della terra, ma poi la vista di siffatti paesaggi, ti ripaga e ti ristora!
L’acqua che incontri, a volte nervosa, a volte canterina, quando si fa cheta, mani di bimbi l’accarezzano.
… E poi il suono delle campane rompe il silenzio!
E incontri pietre, ruderi che ti dicono che lì c’era vita, che poi si è spostata altrove, lasciando che i rovi prendessero il posto dei gerani.
Con queste poche strofe, siamo arrivati in contrà “Sega”. Il grande palazzo dei magliari è muto da tanto tempo, ma se chiudi gli occhi, ecco il rumore del maglio si fa sentire e voci si odono e le case si animano e la vita riprende con i suoi sorrisi, con le sue lacrime;
bimbi vocianti, vecchi rugosi, donne stanche, uomini dalle mani callose, ragazze che sognano l’amore e giovanotti che forse guardano all’America…
E camminando, camminando siamo arrivati in contrà “Bariola”. Là le vecchie case non hanno rovi, bensì tendine alle finestre ed a Natale si animano, manichini semoventi fanno rivivere il tempo che fu;
e le emozioni si sommano ad altre emozioni! La “Sacra Famiglia” è una ”nostra sacra famiglia” e poi la vita sembra ritornata tra quelle vecchie mura e quello che vedi ti rimanda a racconti lontani che la frenesia dei nostri giorni sembra aver cancellato.
Il mio sguardo va una finestrella, è la stalla ed il Mattio sta con gesti arcaici, mungendo la sua vacca;
poi porterà il latte caldo e profumato di erbe alpine, ai suoi bambini.
Mi giro e le faville del focolare mi creano altre suggestioni, ma non c’è tempo è ora di andare…
Nelle passeggiate, su e giù per piccole e grandi contrade, per irti sentieri e verdi prati,
l’odore della fatica si fonde con l’odore dell’erba, della terra, ma poi la vista di siffatti paesaggi, ti ripaga e ti ristora!
L’acqua che incontri, a volte nervosa, a volte canterina, quando si fa cheta, mani di bimbi l’accarezzano.
… E poi il suono delle campane rompe il silenzio!
E incontri pietre, ruderi che ti dicono che lì c’era vita, che poi si è spostata altrove, lasciando che i rovi prendessero il posto dei gerani.
Con queste poche strofe, siamo arrivati in contrà “Sega”. Il grande palazzo dei magliari è muto da tanto tempo, ma se chiudi gli occhi, ecco il rumore del maglio si fa sentire e voci si odono e le case si animano e la vita riprende con i suoi sorrisi, con le sue lacrime;
bimbi vocianti, vecchi rugosi, donne stanche, uomini dalle mani callose, ragazze che sognano l’amore e giovanotti che forse guardano all’America…
E camminando, camminando siamo arrivati in contrà “Bariola”. Là le vecchie case non hanno rovi, bensì tendine alle finestre ed a Natale si animano, manichini semoventi fanno rivivere il tempo che fu;
e le emozioni si sommano ad altre emozioni! La “Sacra Famiglia” è una ”nostra sacra famiglia” e poi la vita sembra ritornata tra quelle vecchie mura e quello che vedi ti rimanda a racconti lontani che la frenesia dei nostri giorni sembra aver cancellato.
Il mio sguardo va una finestrella, è la stalla ed il Mattio sta con gesti arcaici, mungendo la sua vacca;
poi porterà il latte caldo e profumato di erbe alpine, ai suoi bambini.
Mi giro e le faville del focolare mi creano altre suggestioni, ma non c’è tempo è ora di andare…
Opera scritta il 09/07/2016 - 14:37
Da Ivana Piazza
Letta n.1063 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
Suggestivo... molto bello. Letto per puro caso. Complimenti!
Francesco Gentile 23/07/2016 - 19:23
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