Era una classica giornata grigia, leggermente soleggiata con qualche penetrante cinguettio mattutino a far da sveglia. L’odore del caffè era particolarmente amaro, più del solito.. il rito al risveglio non portava spensieratezza e lucidità. Ogni boccata di sigaretta accompagnata dal nettare degli Dei regalava solo maggior amarezza, come se più gli occhi fossero aperti più il Diavolo ti porgesse la mano, promettendoti droga a costo zero, anche perché nei giorni festivi come questo trovare uno spacciatore in questo misero parco era praticamente infattibile. Gli spiragli di luce che prepotentemente bucavano la cupezza del cielo non regalavano salvezza, almeno non in quel giorno. Tutto era appassito, i passanti in strada, le macchine parcheggiate in doppia fila, la coda alla posta, i sorrisi tirati, i bar che ospitavano i classici ca*** di anziani che non cambiano il loro ritrovo da trent’anni.. appassito. Il pacchetto di sigarette sbeccato era già in dirittura di arrivo.. fossero passati secoli. Ogni cicca gettata era un incentivo ad accoglierne subito un'altra, quasi inconsciamente, quasi da routine. Il tempo scorreva lento, giustamente quando non ci si diverte la mente non è avvolta da adrenalina ed enfasi.. meglio farsene una ragione. Non si spiegava il perché di ciò, il perché di questo traumatico risveglio, il perché di queste visioni e di questi fottuti pensieri malsani, sapevo solo che se continuavo a fumare in quel modo mi sarei ritrovato la sera in casa privo di nicotina consumabile.. una tragedia quindi. La mia mente era già situata alla porta di casa, ma fisicamente stavo ancora seduto su quell'insulsa panchina annerita, era arrivato il momento di muoversi. Ma erano stati degli occhi cenere, intravisti, ad arricchire il tutto. Un semplice lampo inaspettato, in grado di cambiar colore e luce interiormente, in grado di far apprezzar per un singolo istante la gabbia di cani a cui attualmente stavo. La curiosità era sconvolgente, l’enfasi faceva scorrere il tempo perso e lo sfizio di assaporare il delta di venere stuzzicava senza sosta l’istinto.. quanto ca*** sono indispensabili le relazioni umane. Lei era divina, era in grado di estinguere la cecità generale e render dolce il sapore del caffè pomeridiano.. in compagnia. Le moine erano futili, l’obbiettivo era palese, stava li’, servito su di un piatto d’argento luccicante e accecante al punto giusto.. era arrivato realmente il momento di muoversi. Lo scambio d’organi imbrattava le pareti, gli occhi erano fiamme, il tempo sembrava fermo, finito.. la proposta della droga gratis non allertava più. E dopo quel sorriso acceso e della degustazione poetica e artistica del fumo, il cinguettio dei volatili era oltremodo assordante, l’odore del caffè era nauseante, la vita era mer**.
Opera scritta il 06/11/2016 - 22:58
Da Alessandro .
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Commenti
Hai descritto molto per il poco che hai scritto, mi è piaciuto come la vita del protagonista viene sconvolta da poco, non deve esserci per forza un big bang, per me potevi scrivere qualcosa di più aggiungendo qualcosa di più fisico, qualche azione fatta, ma le descrizioni e i pensieri mi sono piaciuti molto. Complimenti
Luca Spinoni 07/11/2016 - 11:28
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