Quella notte non aveva quasi dormito, nell’euforica attesa che spuntasse l’alba: troppe farfalle ad agitarsi dentro; così si era alzata per far sì che tutto, fosse in perfetto ordine al suo arrivo.
Per quanto s’impegnasse tuttavia, non riusciva proprio a velocizzarsi. Si muoveva come sospesa su una nuvola, gli occhi sognanti, la mente ammorbidita dalla dolcezza del desiderio: impegnata a disegnare l’attimo in cui avrebbe stretto fra le braccia l’amore della sua vita.
Mio Dio! Mai, avrebbe pensato di poter amare così tanto una persona: non c’era giorno che non si svegliasse pensando a lui e non c’era notte in cui abbracciata al cuscino non sognasse di averlo accanto. Le aveva rapito il cuore e lei quell’amore voleva assaporarlo sino alla fine dei suoi giorni. Ancora non vivevano insieme ma presto sarebbero andati a convivere e allora sì, che lo avrebbe avuto sempre al suo fianco. Un compagno, un amico sincero con cui confidarsi, condividere sogni e desideri, un amante appassionato per vivere notti meravigliose e dolci risvegli. Al colmo della felicità promise a sé stessa che mai nessuna nuvola avrebbe oscurato un amore così sincero.
Ora, finite le faccende domestiche non gli rimaneva che fare un salto al supermercato, poi avrebbe avviato il pranzo ed infine si sarebbe concessa un rilassante e profumato bagno: prima dell’arrivo del suo adorato amore. << Svelta >> si disse, risvegliando la mente che ancora vagheggiava pensando all’incontro, o l’anatra non avrà il tempo necessario per cuocersi appuntino, e già, perché il suo amore adorava l’anatra all’arancia e lei sfortunatamente si era dimenticata di acquistare le arance la sera prima, quando aveva fatto il grosso della spesa. Poco male, avrebbe approfittato per acquistare anche una bottiglia di prosecco che si sposa bene con il pennuto e al suo tesoro piaceva tanto. Come primo, aveva deciso di cucinare sul momento: tagliatelle casarecce ai funghi porcini, per dessert aveva preparato dalla sera prima un goloso tiramisù; quindi avrebbe comprato anche il cacao amaro da spolverizzare sopra, un po’ di frutta fresca, un mazzo di fiori per centro tavola.
<< E … voilà, tutto sarà perfetto, come me, del resto, perché sarò io, il piatto forte. >>
Disse, stampando un grosso bacio sullo specchio che le rimandava l’immagine di una Maria radiosa di felicità. Indossò la giacca, afferrò al volo la borsa e canticchiando:
<< Se stiamo insieme ci sarà un perché,>> di Cocciante, s’avviò felice.
Chissà dove ho la testa si disse Maria guardando di sfuggita l’orologio appeso alla parete del soggiorno. Quella mattina non riusciva proprio a ingranare, reduce da una notte insonne si muoveva a scatti: nello stomaco un macigno che non riusciva a sciogliere. Il fedifrago le aveva dormito pacificamente al fianco e per tutta la notte non aveva smesso di russare. Accidenti a lui pensò: non lo sopportava più. Pensare che per lui aveva rinunciato a tutto. Si era allontanata dalle amicizie più care perché le diceva:
<< Ti voglio tutta per me, tesoro.>>
<< La domestica voleva, altro che l’amore.>> Ora dentro di sé si era insinuato prepotente il sospetto che la tradisse con una delle sue vecchie amiche.
<< Ti frego, vedrai se non ti colgo sul fatto.>> Esclamò guardando in cagnesco una foto di lui sul tavolino della sala. Mentre passava dinanzi al grande specchio del corridoio si soffermò un attimo a osservare la figura che le rimandava. << Accidenti >> Esclamò:
<<Guardati! sei pure ingrassata a furia di cucinare e mangiare con quell’ingrato imbecille.>>
<< Come cucini tu, tesoro,>> e lei stupida, sempre dietro ai fornelli, per lui, che “mai”, l’aveva aiutata a sparecchiare. Eppure lo aveva amato così tanto, si era annullata mettendo le sue esigenze al primo posto, forse era stato questo l’errore, lei aveva tentato di coinvolgerlo nella vita familiare, ma lui troppo egoista e pigro pensava solo al suo benessere personale, poco importava se lei era stanca, se desiderava parlare, condividere con lui: ansie o gioie della vita quotidiana. Per lui staccare dal lavoro voleva dire sprofondare nella poltrona davanti al televisore o uscire con gli amici, tutte le altre incombenze spesa, bollette, non lo riguardavano, tanto meno preoccuparsi della compagna che intanto sempre più sola e triste sfioriva.
<<Avrei dovuto esternare il mio malessere,>> si disse, << invece l’ho tenuto dentro a logorare, l’incomprensione ha innalzato barriere che lentamente ci hanno allontanati, i silenzi hanno dato voce a pensieri negativi inalberando il rancore.>> Ferita nel profondo Maria, provava solo fastidio per quell’uomo che dando tutto per scontato aveva fatto morire il loro sentimento, così, da sopra il cumulo di macerie non le restava che guardare indietro con rimpianto: pensando che forse avrebbe potuto salvarlo quell’amore; se solo avesse avuto il coraggio di esigere rispetto.
<< Se non altro non abbiamo avuto figli, che vita avrebbero avuto con un padre assente anche quando è in casa.>> Sussurrò in tono sconsolato. Ora si era fatta quasi la mezza e ancora doveva andare al supermercato. Indossò svogliatamente la giacca che ormai le tirava sui fianchi pensando che avrebbe comprato solo il pane: in frigo c’era ancora qualche avanzo della sera prima, “un trancio di pizza rinsecchita” del resto lei doveva mettersi a dieta, e lui; che “monco” non era …
<< Al diavolo, se ha fame un piatto di pasta può benissimo cucinarlo da sé >> Borbottò uscendo: mentre con forza tirava dietro di sé; l’uscio di casa.
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