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Il Sagittario

Cara Margherita,
come stai? Prima di tutto Buon Natale e buon Anno Nuovo. Qualche giorno fa ho parlato con mia madre che mi ha detto che alla fine sei andata all’Università a Bologna. Glielo ha detto tua madre. Hai studiato qualcosa che c’entra con il cinema, vero? Quindi niente più economia e commercio? Hai fatto bene ad insistere in casa. Uno deve fare le cose che vuole. Anch’io ho fatto quello che volevo, ora te lo dico… Accidenti, mi sembra di avere davanti i tuoi occhi verdi. Ci inciampo dentro anche adesso, al punto che non ricordo più cosa ti stavo scrivendo. Ah sì, i miei progetti… Te lo ricordi quel locale che volevo aprire? Te ne ho parlato quella sera in auto, di fronte al laghetto. In cielo brillava la costellazione del Sagittario e quell’arco immenso con una freccia che poteva arrivare in qualsiasi punto dell’Universo era una metafora stupenda, insieme confortante e incoraggiante. Mi hai chiesto cosa avrei voluto fare di quella freccia, se avessi potuto scoccarne una, una soltanto, e sapere per certo che avrebbe fatto centro. Avrei voluto dirti che avrei mirato a te, soltanto a te, ma non so perché mi è sembrata una cosa stupida da dire. Il mio cervello alle volte fa così, quando sto per dire qualcosa che varrebbe la pena pronunciare, ecco che mi sogghigna e mi rimanda una serie di pensieri bislacchi. Così alla fine desisto, e amen. L’ho fatto anche quella sera, e invece di essere il tuo arciere ti ho raccontato del locale. Di come me lo immaginavo, di quello che avrei preparato, dei cocktail, della musica, e via dicendo. Delle discussioni coi miei, a cui non andava giù l’idea che mollassi gli studi per seguire un capriccio passeggero. Comunque avrei dovuto farlo, scoccare la mia freccia, approfittare della complicità delle stelle, del tremolio dell’acqua, del tiepido calore notturno per portarti fuori dall’auto e baciarti tutto d’un fiato. Mi rammarico di non averlo fatto. Sono rimasto lì, a parlarti a ruota libera del locale, inseguendo l’onda delle tue domande. A proposito, è stupendo quando le parole ti si increspano sulle labbra, sembrano indugiare e poi fuoriescono. Hai un modo tutto tuo di fare domande, all’apparenza casuale, irrilevante, ma in realtà riesci coi dettagli a scavare e a cogliere l’essenza delle cose. Non so come fai ma ci riesci perfettamente. Così quella sera hai capito benissimo che per me quella storia dell’attività in proprio non era un capriccio ma il modo per realizzarmi in un obiettivo tangibile, di cui essere fiero. O meglio hai compreso quanto fosse importante per me generare un qualcosa di cui compiacermi, di assolutamente mio in cui trasportare il mio estro. Quanto gli studi fossero astratti, fumosi, rispetto al mio concreto bisogno di accarezzare qualcosa di vero, reale, autentico. Mi sei stata di grande aiuto con quelle domande, hanno scavato e penetrato la mia anima meglio di un artigiano con il legno, riportando in superficie una visione per cui lottare. E ora, grazie anche a te, nella mia visione ci si può entrare, perdersi nel ritmo country, bere qualcosa e fare quattro chiacchiere tra vecchi e nuovi amici. Provo una sensazione magnifica, nell'essere il motore del fermento che anima le serate del nostro quieto paesino. Mi è dispiaciuto che non fossi qui per l’inaugurazione, sai. In mezzo a tutta la gente e nell’euforia del momento mi sono mancati i tuoi occhi verdi. Si sarebbero posati su ogni dettaglio, non avrebbe avuto scampo neanche un granello di pittura. Chissà come si sarebbero sgranati di fronte al lampropeltis che candidamente dimora nell’atrio del locale... Ma questa è una storia che ti racconterò un’altra volta. Mi spiace anche che siate partite così all’improvviso, tu e tua madre, e non aver avuto il tempo per espormi un po’ di più con te. Accidenti, questo maledetto tentennare, e tergiversare dalle cose che ci stanno a cuore. Lo sai, dovremmo essere caparbi nella vita, mirare dritto al bersaglio prima che questi ci sfugga. Mia madre mi ha detto anche che sei sempre bellissima ma io lo sapevo. Quando eravamo piccoli ero sicuro che saresti diventata Miss Italia. Ti bacio. Pietro.
P. S. preparati, perché quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via



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Opera scritta il 09/04/2018 - 22:19
Da Atrebor Atrebor
Letta n.1375 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Bellissima

Co Co 01/05/2018 - 00:05

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Grazie Giuseppe per i tuoi commenti, è bello vedere tanto entusiasmo per la scrittura da parte tua.. un caro saluto

Atrebor Atrebor 17/04/2018 - 17:32

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A proposito, il testo ha degli accostamenti pazzeschi, lettera per cui si impreziosisce anche su questo. In conclusione promuovo con cinque stelle questa scrittura, mi hai fatto sognare e adoro l'intreccio in tutto e per tutto, una lettera che penso proprio che Margherita non riuscirà a resistere. Spero di leggere altri testi di questo calibro, come già detto sono un cultore del genere epistolare, sapessi quante lettere d'amore ho scritto in vita mia. Brava e alla prossima!

Giuseppe Scilipoti 15/04/2018 - 23:51

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...i propri sentimenti, mettendo in gioco e a nudo anima e cuore. L'insicurezza del'mittente' si mostra pure durante la lettera ma nelle righe finali di botto col PS. compie un gesto 'eroico' perché si vede che desidera Margherita e vuole farla sua. Che dolce! La lettera ha degli elementi romantici che apprezzo moltissimo, c è della poesia se vogliamo, le costellazioni sanno come ispirare, peccato che il Sagittario non abbia aiutato a scoccare le frecce giuste in quel momento...

Giuseppe Scilipoti 15/04/2018 - 23:45

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Ciao Atrebor, innanzitutto grazie che sei passata a leggere e commentare il mio ultimo racconto pubblicato, ricambio com piacere e in maniera entusiasta leggendo questo tuo scritto ben esposto e strutturato dalle venature epistolari, un genere assai caro al sottoscritto. Comunque spesso è così: il momento e il posto giusto ma poi alla fine fare dietro-front oppure stravolgere ciò che si vuole dire, per poi infine confessare attraverso una lettera... (continuo in un secondo commento)

Giuseppe Scilipoti 15/04/2018 - 23:37

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Grazie, Teresa e Grazia, sono contenta che vi sia piaciuta!

Atrebor Atrebor 12/04/2018 - 22:04

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Bella storia, esposta armonicamente.Complimenti.

Teresa Peluso 10/04/2018 - 23:14

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Bella scrittura, il Sagittario in cielo la rende poetica.

Grazia Giuliani 10/04/2018 - 13:28

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