Di quando quei sogni ad occhi aperti non sembravano poi tanto lontani dalla realtà, anzi erano la realtà.
Una realtà in cui sarebbe bastato solo un salto o forse due per salire sopra una nuvola, sedercisi e stendersi, ballare e persino dormirci per poi far capolino con la testa rivolta verso il basso e guardare il mondo al contrario.
O di come era bello dondolar su e giù sull'altalena e volar fin sopra alle nuvole per toccarle.
Di quella volta che fuori al balcone di casa, da quel quarto piano che sembrava così vicino al cielo, in una calda sera d'estate,col dito indice e seguendo un percorso che variava a zig zag, contai tutte le stelle presenti sopra la mia testa. Le contai tutte, nessuna esclusa. Erano su per giù cento. Fu facile ma soprattuto reale, credibile. Le stelle si possono contare, si.
Vi racconterei di provare a farlo, che si può. E soprattutto che si può ancora passare qualche minuto a guardare il cielo puntinato, che non è una perdita di tempo. Anzi.
Vi racconterei di tutte quelle volte che, prima di addormentarmi, stesa a letto, immersa nel buio, immaginavo ad occhi aperti di viaggiare sospesa nell'aria e guidare il letto come fosse una macchina, virando a destra e sinistra, prendendo quota pian piano facendo slalom tra le stelle per poi raggiungere la luna.
Viaggiare in posti diversi, città lontane, sorvolare sul mare fino a che la scia dell'alba non mi avrebbe riportata a casa, al sicuro nella mia stanza.
E li c'era lui, Pokotà,l'orsacchiotto di peluche che parlava con me, rideva con me, giocava con me e soprattutto ascoltava tutte le mie fantasiose avventure.
Vi racconterei di quando, una mattina che ero a casa con la febbre, seduta sul letto, sotto le coperte con accanto a me il mio Pokotà, passammo il tempo a guardare insieme i cartoni, quelli belli, quelli con i colori accesi, immaginando di essere dentro la tv anche noi, di far parte anche noi di quel meraviglioso mondo, tutto a colori, dove il cielo era sempre azzurro, il prato era verde acceso e gli animali parlavano.
Ed era bella quella dolce evasione dalla realtà verso un mondo fatto a misura delle più straordinarie fantasie di un bambino.
Ma non vi racconterei solo di questa evasione, dentro al mondo magico dei cartoni, vi racconterei di tante altre evasioni che la mia mente da bambina ha fatto. E ha viaggiato tanto.
In fondo al mare coi pesci e i coralli, per poi vivere per qualche tempo in una grotta negli abissi dell'oceano;
Nella giungla a cavallo di una tigre, dove conoscevo tutti gli animali del posto e vivevo con loro;
In un posto lontanissimo da casa, che si affacciava sul lago e vivevo in una casa di legno sull'albero.
O di come ogni tanto, percorrevo l'arcobaleno, salendo di corsa e ritornando in scivolata sulla terra.
Ma soprattutto vi racconterei di quando ho incontrato Babbo Natale e ho viaggiato
con lui. A bordo della sua slitta, a dicembre ma non la notte di natale, sorvolando le montagne innevate e raggiungendo la sua casa.
Ricordo ancora quella conversazione.
-Ciao Chiara-
Non mi spaventai. Era magico in tutto e lui e la sua magia non facevano paura.
Sentii la sua voce attraverso la finestra e lui era lì sospeso in aria sulla slitta e sorrideva.
Forse sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. E sapevo che potevo vederlo e sentirlo solo io.
-..ciao. Conosci i nomi di tutti i bambini del mondo, vero?-
-oh oh oh.. certamente. Oggi tocca a te. Vieni con me-
- Ma sono a letto, è notte e i miei genitori dormono-
- Ti riporterò prima dell'alba-
-Sono in pigiama-
-Non sentirai freddo, salta su-
E salii. Ero seduta accanto a lui. Emozionata e mi sentivo magica.
Pronunciò una parola che non capii e la slitta partì trainata dalle sue renne.
Avanti c'era Rudolph, la magica renna col naso rosso, mi strizzò l'occhio e partì per prima seguita dalle altre.
Volavamo su una scia bianca, luminosa, tutta puntinata dalla quale ogni tanto si staccava della polverina e si dissolveva splendente nell'aria.
Lui era sorridente, calmo. Lo guardavo di sottecchi, lo scrutavo. La barba era davvero lunga, bianchissima, e i sopracciglioni c'erano davvero. Le gote rosse che gli donavano l'aria simpatica. C'era il pancione, la cintola in vita, il suo vestito di velluto rosso, morbido e c'era il cappello col pon pon che svolazzava in sincrono con la slitta.
Seguì per un lungo tragitto il riflesso della luna, virò a sinistra e prese velocità.
I tetti erano lontanissimi, la mia casa era lontanissima.
-Oh oh oh-
Lo guardai.
- Ora guarda il cielo e sogna-
Lo feci.
-Veloce Rudolfh, sorvoliamo Orione e poi vira verso il grande carro-
Strabuzzai gli occhi.
Ero tra le stelle.
-Ma voli davvero così in alto?-
-Più credi nella magia e più io volerò in alto-
Sorrisi, ero meravigliata, incredula, felice come non lo ero mai stata.
-Vedo Sirio, siamo vicini. Virate a sinistra-
Il cielo era blu scuro eppure sembrava così luminoso.
Era luminoso. La slitta ogni tanto scintillava soprattutto quando virava.
-Oh oh oh.. eccola li! Guarda Chiara! La Stella polare. La mia casa è proprio là sotto, sotto di essa. Forza renne, scendiamo, siamo arrivati.-
Guardai in basso e lontanissimo riuscii a scorgere un enorme spazio tutto illuminato e colorato. Era il suo villaggio.
-Pistaaa. Oh oh oh, tieniti forte Chiara, stiamo atterrando-
Mi tenni forte alla slitta che scendeva velocissima dal cielo alla terra, ricordo il vento in faccia e noi che sfrecciavamo in discesa accanto alle stelle fino ad atterrare sulla neve soffice e scivolare sopra di essa fino alla grande casa.
Viveva in posto completamente innevato, con alberi illuminati da tante luci tutte colorate, la pista per la slitta e in fondo dopo un lunghissimo viale c'era la sua casa.
Grande, di legno,col tetto ricoperto di neve, le staccionate colorate, e le finestre di forme diverse con annesse luci lampeggianti color arcobaleno.
C'era pace, c'era gioia, c'era il vero spirito natalizio.
-Scendiamo,vieni con me-
Mi guardai tutt'intorno e tutto era colorato, magico.
Avevo l'aria sorpresa, meravigliata, incredula.
Era tutto così surreale eppure così vero.
Ero una bambina, si era tutto vero.
-Ricorda Chiara, la magia è dentro di te.-
Mi girai e vidi che mi stava osservando.
-Leggi nel pensiero?-
- Si, se tu lo vuoi-
Si, leggeva nel pensiero.
Entò in casa e io lo seguii.
Il camino era sempre acceso, era grande. Il tavolo era rotondo di legno.
C'erano molte finestre.
Apparve all'improvviso un elfo.
In un baleno mi si affiancò scrutandomi. Si spostava così velocemente da non riuscire a vederlo.
Li seguii in un enorme stanza. C'erano centinaia di elfi e miliardi di giochi e di lettere.
E canzoni intonate da tutti gli elfi presenti.
-Qui è sempre natale. È sempre tutto colorato e si canta sempre. È un posto felice.-
Mi guardavo intorno mentre lui parlava.
-Non devi far altro che portare questo posto sempre nel cuore e ci abiterai per sempre, ovunque e ogni volta che vorrai.
Un giorno dimenticherai che sarai stata qui, ma questo posto vivrà sempre in te.
È il tuo spirito natalizio. Non perderlo mai.
Lo spirito natalizio è gioia. È tutto questo. Lo spirito natalizio è dentro di te, è meraviglia, è magia ed è reale. Lo senti, lo percepisci. Sarà dentro di te anche quando sarai grande.
Quando farai l'albero, quando accenderai le luci, quando farai e riceverai i regali. Quando ti ricorderai di me.-
Risalimmo sulla slitta, sorvolammo diverse città, il cielo pian piano si schiariva e tra i colori dell'alba arrivammo a casa mia, sospesi vicino alla finestra della mia stanza. Feci un salto ed entrai dentro.
- Non dirlo a nessuno.-
Mi strizzò l'occhio e ripartì. Vidi uno strano luccichio.
-Oh oh oh..- la sua risata era lontana, sparì all'improvviso.
Mi rimisi a letto.
Felice.
La magia esisteva davvero.
Aspettai trepidante il natale che era vicino.
Se fossi una bambina vi racconterei di guardare fuori dalla finestra insieme a me la notte di natale e aspettare di vedere la slitta volar in alto nel cielo perchè Babbo Natale esiste davvero.
E che tutti voi lo avete visto da bambini.
Babbo Natale è lo spirito natalizio.
E la magia ci può portare ovunque. Basta averla dentro.
Vi racconterei di tutte quelle domande che girovagavano per la testa quando si era bambini, tranne di una.
Quella che da bambini non esisteva perchè era scontata la risposta.
Perchè i bambini già lo sanno.
E gli adulti?
Gli adulti se lo chiedono ancora.
L'incanto e la magia, sono poi così difficili da trovare in fondo dentro di noi?
È ancora possibile ritrovare quella meraviglia negli occhi?
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Brava Chiara, il racconto ha lo slancio e la purezza dei bambini