Come l\'anno vecchio si addormentò, grazie ai consigli di una rondine
L’anziano signore si sentiva esausto, non cedeva alla pesantezza delle palpebre solo per la tristezza. Dal manto uniforme del cielo arrivò una rondine, che a fatica planò verso il basso e si posò sul ramo rinsecchito di un melo a pochi passi.
“Non devi dispiacerti”, garrì la rondine.
L’anziano signore color piombo le rivolse uno sguardo lento tra le sopracciglia nevose.
“Perché una rondine d’inverno?”, chiese.
“Tutte le rondini sono nei paesi caldi”, rispose lei, “ma io preferisco l’inverno! Così eccomi qui”.
“Ma qui morirai di freddo”, continuò il vecchio.
“Questo non mi dispiace, se significa godermi questo bel periodo dell’anno”, garrì allegra la rondine, “tu piuttosto, perché sei così triste e non vuoi addormentarti?”.
Il vecchio pianse silenziosamente, riempiendo il suolo pietroso di lacrime tintinnanti.
“Sono triste per la fine della mia vita, se mi addormenterò non mi sveglierò più”, spiegò.
“Non si può evitare l’inevitabile”, disse la rondine in tutta serenità.
“Strano, detto da una rondine che rimane in un paese freddo, accettando di morire di stenti”.
La rondine alzò le ali in segno di noncuranza. “Andrà tutto benissimo”, disse poi.
Il vecchio sentiva il sonno che cercava di farsi spazio, sempre più prepotente. Di lì a poco avrebbe dovuto cedere e addormentarsi.
“Se mi addormento, rimani qui a farmi compagnia e a parlarmi?”, chiese quindi alla rondine.
“Ma certò!”, esclamò lei.
Dopo qualche istante il vecchio chiuse gli occhi e si sentì rilassare. Il respiro sembrava più profondo ed era molto piacevole. Ora che si lasciava andare a quelle nuove sensazioni di benessere, quasi si pentiva di non aver ceduto prima.
“Non volevo morire”, disse dormendo, “perché anche se sono vecchio, non ho vissuto tutto ciò che volevo, mi sento ancora incompleto”.
“Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”, disse la rondine.
Il vecchio si sentì cullare per tutto il resto della notte, mentre la rondine garriva brevi frasi, come piccole fiabe che narravano la storia di quel suo nuovo viaggio nel sonno. Dormendo, continuò a sentire la rondine parlargli durante tutta la notte. Poi arrivò un silenzio bianco e rassicurante.
E un istante dopo il vecchio si svegliò.
Il sole stava sorgendo sulle montagne innevate, l’aria profumava di freddo e il vecchio si sentiva più piccolo. Quando si guardò braccia e gambe si rese conto di esserlo davvero.
Incredulo e spaventato, corse al laghetto ghiacciato che giaceva immobile a pochi passi dal bosco. Qui raccolse un sasso che era stato ingoiato dalla neve e lo usò per rompere il ghiaccio in un punto. Quindi chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e si specchiò sull’acqua che timidamente sorgeva dal ghiaccio.
Sussultò nel vedere due occhi grandi e vivaci, dei capelli corti ondulati e la totale mancanza di barba. Ora era un bambino.
“Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”, ripeté. La rondine aveva avuto ragione. L’uccellino era scomparso, come non fosse mai stato lì. Anche se la primavera era ancora lontana, il sole si alzò alto nel cielo, con la promessa che la bella stagione sarebbe arrivata.
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