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L' Ultima Thule

Giambruno Fu illuso dal boom degli anni Ottanta sulle nevi del suo Appennino, quando sembrava che per lui si aprissero “le magnifiche sorti e progressive”. Era il periodo in cui il paese, un tempo piccolo e anonimo, si trasformava in una meta ambita per i turisti in cerca di neve e avventure. La sua vita, fino ad allora segnata dalla monotonia della piccola frazione, improvvisamente si arricchì di promesse e opportunità. Maestro di sci, ambito dalle turiste dei numerosi alberghi che sorgevano come funghi sulle pendici innevate, si sentiva parte di qualcosa di grande. Ogni giorno, vestito con il suo completo da sci, scivolava sulle piste come un autentico protagonista, amato e rispettato da tutti, mentre le giovani donne lo guardavano con occhi che raccontavano di sogni e di desideri.


Non poteva abbassarsi alla vita e alle donne della piccola frazione, quelle che conosceva fin da bambino. Quella realtà lo opprimeva, non riusciva a immaginare di ridursi a essere uno dei tanti che si fermavano a raccontare storie di una vita passata, a cullarsi nei ricordi di un passato che non sarebbe mai tornato. La sua ambizione, come il vento che sferzava le vette, lo spingeva a desiderare altro. Aspirava a ben altro: a una vita senza confini, senza limitazioni, una vita in cui ogni giorno fosse un’avventura, in cui ogni incontro fosse una possibilità di trasformare la sua esistenza. Sognava di andare oltre le colline dell’Appennino, di farsi largo nei mondi che pensava di poter conquistare.


Ma il destino, a volte, ha un modo curioso di mettere fine ai sogni. Fu proprio il susseguirsi delle crisi economiche a spegnere lentamente quell’incanto. Le settimane bianche che una volta erano l’epitome della bellezza e della vivacità, ora erano solo un pallido ricordo di ciò che erano state. L'afflusso turistico iniziò a diminuire, le prenotazioni calarono e gli alberghi si svuotarono, come cavi che si svuotano della loro linfa. Le turiste che un tempo gli facevano battere il cuore si allontanarono, le piste da sci rimasero deserte, e l’inverno che prima sembrava eterno ora sembrava sempre più breve e inclemente.


La sua carriera, che un tempo sembrava destinata a volare sempre più in alto, iniziò a fare i conti con la realtà. I successi si diradarono, le soddisfazioni divennero sempre più fugaci, come la neve che si scioglieva sotto il sole primaverile. Il suo viso, un tempo fresco e radioso, ora mostrava i segni di una stanchezza che non riusciva a nascondere. La sua vita, che pensava fosse stata scritta sulle cime delle montagne, si ritrovò a sgretolarsi come la neve che scivolava via, inesorabile, alla fine di ogni stagione.


Si ritrovò a dividere il resto della sua vita con la sorella, come un vecchio prete che ha perso la sua vocazione. La sua Punto verde, ormai decrepita come lui, divenne il simbolo di un’esistenza che non sapeva più come adattarsi al presente. I giorni passavano lenti, scanditi dal ticchettio delle lancette di un orologio che non sapeva più dove stesse andando. La sorella, che un tempo lo aveva guardato con occhi di ammirazione, ora lo osservava con una compassione che lo faceva sentire ancora più solo. Lui, che aveva sognato una vita grandiosa, si ritrovò intrappolato in un’esistenza che non riconosceva più.


Il mondo che aveva tanto bramato gli sfuggiva come sabbia tra le dita, eppure non poteva fare a meno di sentirsi prigioniero di quella piccola frazione, di quelle stesse montagne che una volta gli avevano dato il coraggio di sognare. La neve, che un tempo era la sua compagna di avventure, ora gli sembrava solo un manto triste, che copriva le sue ambizioni ormai spente. Eppure, in qualche angolo del suo cuore, c'era ancora un flebile desiderio di riscatto, di rinascita, di una nuova stagione che potesse portarlo lontano da tutto ciò che lo aveva imprigionato.


Ma quel sogno non si sarebbe mai avverato, e lui, ormai uomo consumato dal tempo, continuava a scivolare, lento e silenzioso, verso un futuro che non sapeva più come immaginare.




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Opera scritta il 12/03/2025 - 09:53
Da Glauco Ballantini
Letta n.82 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Un racconto di vita molto triste tormentata da un destino crudele.

Maria Luisa Bandiera 12/03/2025 - 15:21

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