C’ero preparato, nel senso che lo avevo un po' sperato, poi me lo aveva detto anche lei un paio di volte, ma tra dire e fare...
In effetti, le avevo detto se festeggiavamo Halloween:
“Se la prossima settimana ti va, e se vuoi, potremo fare il bis per pranzo, che ne so, per festeggiare Halloween, ma anche a prescindere... ma anche contro... anche solo per passare un po' di tempo a cazzeggiare (è una mia specialità) live, non virtualmente.”
“Si vediamo per martedì, ma non ti prometto nulla.”- mi ha risposto..
Poi invece l'invito a pranzo, molto carino.
“Pranziamo insieme? Come sei messa come orario?”- le ho scritto il lunedì.
“domani no, ho da fare, ma se ti va, possiamo fare giovedi, io smonto dalla notte ti preparo una bella pastasciutta a casa mia...”
“Va bene, porto il Lancers. Bianco o Rosè..”
“Va bene! “Hai qualche preferenza?”
“Dimmi te, non sono razzista.”
“Terra mare o mare e terra?”
“La specialità sceglila te, in base a quella si sceglie il vino.”
“Ad esempio tagliatelle al salmone...”
“Vai, allora bianco per vocazione...”
“Esatto bianco!”
“lo metto anche in fresco, nel frigo dell'ufficio”
“Ahhh avete pure il frigo.”
“Uno ce l'ha glia altri, all'occorrenza...approfittano.”
“Poi stuzzichini, la cuoca sarà un po’ rincoglionita.”
“Cucina a occhi chiusi... ci sentiamo in prossimità dell'evento. Buona notte e sogni d'oro, come si dice...”
“Si io mi prendo un sonnifero.”
Ho messo l'auto in piazza ..., poi un breve tragitto per arrivare all'indirizzo e cercare il nome, un po' nascosto
“Chi è?”
“Savoia”
“Avanti.”
Due rampe di scale e arrivo, puntuale, alle 13,30.
La porta era aperta, era ai fornelli che condiva la pasta, ho posato il vino e ci siamo salutati.
Nel nostro terzo tempo i saluti sono sempre affettuosi, non era così in passato. Ci vedevamo troppo spesso e l'enfasi non era accentuata. Ma ora è sempre così! Un abbraccio e un bacio sulle guance...
Le ho dato un “regalino” come ha detto lei.
“Una cosa Kitschccissima....” Le ho detto. Un tappo per il vino con dipinto sopra il viale di Bolgheri dove ero stato un mese fa'.
“Mi ci voleva! Vedi, ho solo questo...” mi ha detto mostrandomi un tappo da spumante.
Era tutto apparecchiato, molto, molto carino. Non che non me lo aspettassi, ma veniva dalla notte di dieci ore di lavoro e avrebbe potuto trascurare, giustamente, qualcosa. Invece no!
La tovaglia e la tovaglietta in tinta amaranto e arancio, piatto e scodella grigi con il tovagliolo arancio nel mezzo al piatto, e sopra una candelina fatta a zucca, poi posate e bicchiere da vino con sottobicchiere in tinta. Al centro della tavola gli stuzzichini di mare con patatine di accompagnamento. La TV accesa completava la familiarità dell'atmosfera. Il sole del 31 ottobre ancora caldo e splendente faceva da cornice al tutto.
La scelta della coreografia e della modalità di preparazione erano le più carine, la pasta cotta poi ripassata col sugo in padella, quindi posata su di un vassoino per essere poi messa nei piatti.
Un brindisi, ormai diventato un’abitudine, ha aperto il pranzo.
“Ora che ci penso – ho detto – contavi sulla mia puntualità, visto che avevi già cotto la pasta!”
“Ma io ti conosco! Sapevo che saresti arrivato puntualissimo. Preciso.”
Di nuovo una grande atmosfera, stavolta ancora più rilassata di quella del locale, ecco la sensazione è stata quella di essere a casa. Stavo vivendo un momento di tempo parallelo. Quello che venti anni fa speravo potesse essere il mio quotidiano.
Tutto preciso, poi dice che sono io a esserlo, non è mancato nulla! Anche il dolcetto di Halloween, comprato di fresco alla pasticceria, con l'effige della zucca.
La conversazione? Come sempre di tutto. Ecco, se una cosa ho capito è cosa ci lega. Un’intimità verbale. Quando cominciamo, non smettiamo più, un discorso tira l'altro, c'entra dentro di tutto, per assonanza, contrasto, oppure momenti più seri, comunque non si finirebbe mai di parlare. Entriamo in una dimensione “altra”.
Abbiamo un modo comune di parlare, ci s’intende. Ci capiamo e ci sforziamo di capire, dove l'altro vuole arrivare col discorso.
Ci sono entrati Fellini, Mamma Franca, Robertino, i genitori, i fratelli, mio figlio, il lavoro, i turni all'ospedale, i pagliacci, la formicolare, ...
Davvero non ci sono parole per descrivere la confidenza che abbiamo, credo, riconquistato. Forse anche più di un tempo.
Ognuno ha la sua vita e i suoi problemi, ci mancavano i momenti di chiacchera, che sono stati la caratteristica del nostro frequentarci.
Qualche tempo fa' mi aveva detto che in questi anni le ero mancato tanto... ho capito a cosa si riferisse.
Avevo sempre pensato a questo “Incontro”, se mai ci fosse stato, come una sorta di tuffo gucciniano nel passato, “poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia.” Stoviglie color nostalgia...”.
No, caro Francesco, è stato proprio l'opposto, solo gioia di viverlo così com'è stato.
Finale con il caffè. Ha provato a portare in tavola le tazzine con un vassoino, ma non c'è riuscita, perché troppo piccolo. Non penso abbia invitato molte persone a pranzo, altrimenti lo avrebbe saputo che non ci entravano.
Le ultime chiacchere con la sigaretta in bocca, solo una, a suggello della giornata. Mi ha fatto piacere vedergliela fumare con una gamba sotto l'altra, come ha sempre fatto. Per la prima volta mi è piaciuto vedere il fumo che riempiva la stanza. Alla fine era veramente stanca, si vedeva, e questo mi ha fatto capire e apprezzare ancora di più quello che aveva fatto.
L'ho lasciata dopo due ore, con una pila di cose da lavare.
“Mi dispiace che ora tu debba lavare le stoviglie, davvero...”- le ho detto.
“Dai non importa... che ci vuole”
“La prossima volta torniamo al locale... così non devi rigovernare.”
Arrivato in ufficio le ho mandato un messaggio:
“Ringraziarti, forse è troppo poco. Non ti ho neanche detto che le tagliatelle erano buonissime! Grazie, Unica come persona, e lo sapevo ed anche come cuoca, ed è stata una scoperta!”
Dopo qualche ora mi ha risposto: “grazie a te.”
La settimana dopo, poi, parlando dell'importanza del tempo che si regala, essendo un regalo non restituibile, le ho detto che regalarselo in due è anche meglio, lei mi ha risposto che era la cosa più bella.
Così le ho scritto:
Noi il "tempo" ce lo siamo regalato, giovedì scorso, e te me ne hai regalato anche di più, visto che hai dovuto preparare prima e sistemare dopo. Sono arrivato, come si dice, a "pappa scodellata".
Mi ha risposto: “Ma io lo faccio volentieri per te.”
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P.S. ammettilo, sei toscano, o ricordo male?