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Sardegna in fiamme

Sardegna,
terra di sole e mare,
Ora avvolta in un manto di dolore.
Le fiamme danzano
nella notte scura,
e il cielo piange lacrime di fuoco.


Canadair solcano l’aria del mattino,
tra La Maddalena e Capoterra volano,
a Villasor, il cuore si spezza,
mentre gli animali
trovano il loro destino.


Povera Sardegna,
macellata dai roghi,
il tuo spirito forte non si piega,
Rinascerai dalle ceneri,
come la fenice,
e tornerai a splendere, isola amata.



Gli incendi in Sardegna non sono un fenomeno recente. Ricordo che nel 1957, quando avevo 10 anni, era così caldo in casa che dormivamo sul terrazzo con le stuoie. Verso le 20, tutto il vicinato si radunava attorno alla porta del negozio di mia madre. Ognuno con la sua sedia, ognuno portava qualcosa di fresco da bere, principalmente vino o bevande gassate. Mio padre prendeva un’enorme anguria dal pozzo, fresca e succosa, e la tagliava, dando a ognuno un pezzo. Sembrava che in quell’angolo tra Via Cesare Battisti e Via Garibaldi ci fosse un po’ di refrigerio, ma tutti dicevano che il caldo era dovuto agli incendi.


Ora, non per dire, buco nell’ozono? No, è il calore eccessivo del sole. Era domenica e mio padre decise di portare me e mia sorella Pina in un posto chiamato “Sacqua Cotta”, dove l’acqua calda sgorga dal sottosuolo, sicuramente di origine vulcanica. Lì, ogni famiglia aveva la sua baracca e trascorreva un mese, forse più. C’era anche una grande baracca con un grande vascone pieno d’acqua a una temperatura appena sopportabile. Ricordo che forse si potevano anche cuocere le uova. Comunque, c’era il reparto donne e il reparto uomini, e si faceva l’immersione tutti nudi.


Riprendendo da prima, mio padre decise alle 14 di caricarci nel cassone posteriore del suo Ape Piaggio e ci coprì con un telone militare, tenuto fermo da due grandi angurie. Io e Pina, tutti contenti, eravamo seduti vicino alla cabina. Dopo un po’, sentimmo un camion che suonava come impazzito. Mio padre si fermò e all’improvviso ci vedemmo scoperti e vedemmo il telone che sventolava in mezzo all’erba. Il camionista, tutto sudato, si grattava la testa dicendo: “L’avete scampata belle” e rideva, ma con un ghigno di disgusto.


Le angurie erano mezzo bruciate, quelle angurie che sicuramente mio padre avrebbe usato per ingraziarsi gli amici nel campeggio. Quindi, la morale è che non credo che gli incendi fossero dolosi, ma causati dal troppo sole.
Francesco Cau Podda




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Racconto scritto il 30/07/2024 - 17:22
Da Francesco Cau
Letta n.173 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Grazie Francesco e Maria Luisa e dulcis in fundus Annina.

Francesco Cau 31/07/2024 - 14:00

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Bello questo racconto e imparo sempre cose nuove!! Grazie, continua ancora..ancora...ancora!!

Anna Cenni 31/07/2024 - 11:49

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5 *****

Maria Luisa Bandiera 31/07/2024 - 11:14

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Un racconto che ci aiuterà a pensare e comprendere i perché di ogni domanda che sorge nella mente.

Maria Luisa Bandiera 31/07/2024 - 11:13

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Bella la poe, suggestivi i ricordi, complimenti, ciao

Francesco Scolaro 31/07/2024 - 09:50

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