Il mio nome è Giovanni, ho dieci anni; un giorno sono andato a trovare lo zio Alberto che abita in campagna, vive in una fattoria con tutta la famiglia, ci sono andato in macchina con papà, si trovava a passare da quelle parti e ne ho approfittato. Ho portato con me anche il mio cane, “ Briciola”, l’ho chiamato chiama Briciola perché non è molto grande, e di una razza strana, di colore marroncino chiaro, quelli che somigliano alle volpi. Briciola e un cane molto attivo, ed è per questo che è sempre in guerra con tutti gatti del quartiere. Poveri gatti, pensavo, immaginando la scena, che senza fiato che cercano disperatamente di mettersi in salvo. Mentre fantasticavo queste scene di caccia, senza che io me ne rendessi conto giungemmo alla nostra meta, la fattoria, sono sceso dalla macchina, e mentre lo zio mi veniva incontro, mio padre ripartiva salutandolo; e con un gesto d’intesa gli fece capire, che sarebbe passato a riprendermi nel primo pomeriggio. (a, quasi dimenticavo lo zio è il fratello della mia mamma, sì quello più vecchio). Che calma e che tranquillità; un’aria fresca e profumata mi circondava, non si sentivano più schiamazzi cittadini, rumori di macchine che passano; nonché il solito vociare di passanti occasionali intendi a raccontarsi le loro solite storie, che non hanno mai avuto un fine. Soffermato nel mezzo dell'aia con somma curiosità osservavo, cercando di capire l'uso di strani attrezzi riposti al ridosso delle pareti del vecchio casolare, dove gli intonaci, avvizziti dal tempo avevano create delle crepe di tutto rispetto. Mentre io vagavo nella mia curiosità, mi resi conto di aver perso di vista il mio cane, era sparito, chissà dove è andato a finire pensai, ma tanto non mi preoccupo affatto, perché lui è un cane molto sveglio, e anche molto forte; quindi non c’è d’aver paura di niente. La mattinata ebbe seguito in tutta tranquillità, mio cugino mi fece visitare la soffitta; tutta roba antica, quanti attrezzi strani, chissà a che servivano, e come venivano usati; mi spiegò mio cugino, che erano attrezzi che si usavano per dividere il grano dalle pagliuzze, alcuni servivano per dividere i fagioli dal baccello secco. Vi erano anche alcune monete vecchie che erano di suo nonno; il macina caffè a manovella. Poi una volta scesi giù andammo a visitare anche il casolare, c'era la mitica falciatrice a scoppio, l'aratro, il trattore, il macina uva. Mi fece vedere anche il torchio. Ad un certo punto, mentre ero occupato ad ammirare un antico barile con degli strani disegni in rilievo, sentii un abbaio marcato e condottiero, era il grido di guerra del mio cane, di sicuro stava rincorrendo qualche gatto pensai; infatti, non mi sbagliavo, era lui, Briciola, che rincorreva un gatto enorme e dall'aspetto stizzoso, standogli con il fiato sul collo. Lo zio che era nei paraggi, rendendosi conto di ciò che stava accadendo mi disse “ stai attento al tuo cane “, quel gatto è un birbante, ma va gli risposi io, con fare indifferente, tu non conosci Briciola. Detto questo i due litiganti s’introdussero senza volerlo nel pollaio, povero gatto pensai, chissà cosa gli farà Briciola, quel cane non perdona nessuno. Mentre pensavo a tutto questo, di colpo udii un guaire disperato, sofferente e impaurito e sottomesso, che si alternava al chiocciare di galline infastidite (era di sicuro il gallo che le stava suonando a tutti e due), ma così non era, quando i due uscirono, io rimasi sbalordito, vidi il mio tremendo cane che scappava a più non posso, con la coda tra le gambe, mentre il formoso felino agguerrito lo rincorreva, e tra un passo e l’altro gli mollava una zampata sul dorso. Lo zio che aveva previsto quello scenario di parapiglia intervenne, e con un forte urlo spaventò il gatto, il quale si diete alla fuga cambiando direzione. Povero cane le aveva prese di santa ragione, era andato per suonarle ed invece era stato suonato; di sicuro adesso ci penserà due volte prima d’inseguire un gatto, per forza, dopo una tale batosta, di sicuro avrà imparato la lezione.
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Commenti
Che bel racconto, io faccio il tifo per Briciola oggi e sempre.
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