che del tralcio fu matrice;
dolcemente s'avvitò, s'aggrovigliò
s'inerpicò verso la luce e s'attorcigliò
ai simmetrici filar: nacque la vigna.
nella quale: profumi, colori e natura benigna
si fondono sulle colline in fiore
ove scaturisce il nettare con ardore.
Emerge oltremodo nella tavolozza naturale:
l'opera umana, la gran fatica manuale,
l'ingegno che alfin viene premiato
con l'ottimo prodotto millesimato.
Gran festa allieta il vendemmiar,
fra penduli grappoli è tutto un brulicar,
gli acini diverran pregiati vini
che staccati dai raspi colmeranno i tini:
Amabile, corposo, vellutato può essere il vino:
Bianco, rosso, dorato, verdolino
o delicatamente odoroso. Qual piacere
vederselo versare nel bicchiere!
Madre natura ne elargisce tanti:
Lambrusco, Barolo, il Divin Chianti.
Nobile, schietto, alfine inebriante
generosa bevanda,morbida ed esaltante.
Ride Bacco dio dell'uva e della felicità
Padre del vin che arreca gioia e sacralità.
Levate quindi il alto quei bicchieri
bere vino rende ognor più sinceri,
unitevi alla gioia con fervore
suvvia! siate lieti per favore;
lo diceva qualcuno con fermezza
che del doman non v'è certezza,
quindi brindate con del vino pieno
e vedrete sarà giorno più sereno,
giorno di festa, giorno lieto e casto
giorno schietto, giorno fasto.
Rendiamo dunque onore al vino
basta poco, non occorre un palato fino,
versatelo in un bel vetro cangiante
e sorseggiatelo dolcemente all'istante!
Poesia scritta il 06/02/2015 - 15:57Voto:  |  su 2 votanti  | 
	
  
  
  
  
  
  
Umberto De Vita  
 07/02/2015 - 13:36 
  
 Buon pomeriggio Umberto!
Salvatore Linguanti  
 07/02/2015 - 12:57 
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
genoveffa 2 frau  
 07/02/2015 - 10:16 
Fabio Garbellini  
 07/02/2015 - 07:26 
                        


