al mio desiderio di comunicare con lei;
il rumore di ogni suo
passo rimbomba nelle mie orecchie
come il buio di una prigione
e mi fa volere correre via, il più
lontano possibile, dove non è possibile sentirlo.
I miei polmoni e la mia mente sono
pieni di rumori ingombranti, per questo,
credo, a volte canto senza preavviso.
Per questo, non c'è spazio fisico
perché il vento passi raccontandomi
altre sensazioni, altri orizzonti, colori,
mani che si riconoscono e voci
familiari al buio, passi vicini in strade
diverse in una stessa notte.
Questo è il mio modo di non interiorizzare.
Tutto è transitorio, l'avevo dimenticato,
e le rughe sulla mia fronte dicono
che dovrei rilassarmi.
Trentenni con l'aria più
giovane di me mi guardano.
Tratti negroidi, il complimento che aspettavo
da una vita.
Sconosciuti carini e premurosi.
Si raccomandano.
Ho un'amica con cui condividere
tutto ciò e ricordo ruoli già
vissuti e interpretati, rimischiati.
Igiene mentale.
Ma chi è che sporca la mia mente?
Sono io che non riesco più a
tenere a bada lo sporco o sono solo
diventata germofobica e maniaca dell'ordine?
Il piacere di violarci non equivarrà
mai quello di sapersi; (è implicito: lì per l'after.)
E io guardo il casino dentro questa
mia stanza sporca, e non so più niente.
Credevo che qualcuno mi avrebbe
aiutato a pulire, dopo la festa.
Ma sono venuti tutti per l'alcool.
Ricordo che a me l'alcool
neanche è mai piaciuto davvero.
E chiudo la porta, inspiegabilmente.
(Vuoi che lasci la stanza anch'io?)
[Ma non ho fatto in tempo, ed è
già crollata.]
La festa ha fatto danni gravi,
non mi avverti.
Io ero per l'after.
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