Stesse
Per sorprendermi
Vorrei ritrovarmi
Su quegli antichi colli
Dove gli acheni
Del tarassaco
Sono già maturi.
Poter 
Prestar l’occhio 
Al moto d’ombra
Riverso sull’erba
Degli irti fogliacei 
Dei pruni e dei ginepri.
Sentire
Il ronzio delle api,
L’afflato del vento 
Che arcua
I floridi virgulti,
E l’acqua d’un torrente
Lontano
Che scoscende 
Tra le rocce.
Questo perché 
Semplicemente
Era ed è tutt’ora 
La mia terra,
Terra
In cui sono cresciuto
E ho imparato
Ad amare.
Ricordo
Di quei gelidi inverni 
Sul grembo 
Della mia povera 
Mamma,
Davanti al fuoco
Di un caminetto.
Di estati
Assieme a mio padre
Trascorse
Alla segheria
Propinqua
Al mulino.
E di achillee 
Che nel doposcuola,
Portavo all’amata,
Correndo 
E saltando le fanghiglie 
Lungo le callaie,
Sul versante 
Più montuoso....
Ma so anche 
Che da questa nobile terra
Mi esiliai,
Nel momento
Che caddi afflitto, 
In prossimità 
Di un corpo 
Freddo ed esanime.
Poesia scritta il 10/06/2020 - 19:11Voto:  |  su 6 votanti  | 
	
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Antonella Rao  
 16/06/2020 - 18:49 
  
  
  
mirella narducci  
 11/06/2020 - 23:28 
Alessia Torres  
 11/06/2020 - 20:51 Complimenti
Grazia Giuliani  
 11/06/2020 - 20:12 La morte fisica, quasi ambita, là dove la morte dello spirito ha già oltrepassato la soglia
laisa azzurra  
 11/06/2020 - 18:14 
Antonio Girardi  
 11/06/2020 - 14:05 
                        


