Stava a macinare
I chicchi del caffè
Mentre mia madre
Girava e rigirava
La polenta nel paiolo
Appeso
Alla camastra del camino
Fra la policromia 
Degli iris e degli anemoni 
Sorgeva 
Il nostro tugurio 
Con a dirimpetto 
Un irrisorio recinto 
Per gli armenti
Papà tornava dai boschi
Lo schioppo in spalla 
Un’andatura claudicante 
Ma eretto nella sua fierezza
E fischiettando giulivo
Io con i sandali rotti
Ad affacciarmi 
Nello specchio di un rivo 
Scosceso dalle pietraie 
Fantasticando
Sul suo lento percorso
E nei suoi giochi di luce 
Intermittenti
Dopo il vespro 
La pioggia imperversò 
Rifugiai
Sotto un ombracolo 
Di frasche e di foraggio 
E mi spinsi alla notte
Consapevole 
Della mia angoscia.
Mai potrò dimenticare 
Quei giorni
Quell’estate 
E quell’ultimo inverno
Trascorso
Con chi amavo strenuamente
E la solitudine di quel luogo
In cui crebbi tra le risa
E il pianto.
- gli stormi migrano per poi farvi ritorno ciclicamente -
Poesia scritta il 04/08/2023 - 15:23Voto:  |  su 2 votanti  | 
	
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