Stava a macinare
I chicchi del caffè
Mentre mia madre
Girava e rigirava
La polenta nel paiolo
Appeso
Alla camastra del camino
Fra la policromia
Degli iris e degli anemoni
Sorgeva
Il nostro tugurio
Con a dirimpetto
Un irrisorio recinto
Per gli armenti
Papà tornava dai boschi
Lo schioppo in spalla
Un’andatura claudicante
Ma eretto nella sua fierezza
E fischiettando giulivo
Io con i sandali rotti
Ad affacciarmi
Nello specchio di un rivo
Scosceso dalle pietraie
Fantasticando
Sul suo lento percorso
E nei suoi giochi di luce
Intermittenti
Dopo il vespro
La pioggia imperversò
Rifugiai
Sotto un ombracolo
Di frasche e di foraggio
E mi spinsi alla notte
Consapevole
Della mia angoscia.
Mai potrò dimenticare
Quei giorni
Quell’estate
E quell’ultimo inverno
Trascorso
Con chi amavo strenuamente
E la solitudine di quel luogo
In cui crebbi tra le risa
E il pianto.
- gli stormi migrano per poi farvi ritorno ciclicamente -
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