RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Lista Racconti |
Come divenni prof - prima parte Selezionato alla XLIII edizione del Premio Teramo
Prima parte Anna entrò trepitando nella camera del figlio. Si avvicinò al computer e lo accese. Si collegò ad internet. Sapeva come fare ma le tremavano le mani. Non che fosse esperta di computer ma sapeva usarlo, del resto aveva partecipato al corso organizzato dal supermercato dove lavorava; avevano bisogno di qualcuno che fosse in grado di usarlo e la avevano scelta anche se senza tanta convinzione. Non godeva di una grande stima al lavoro, pensavano tutti che pensasse troppo, per essere una semplice commessa. ![]() ![]() ![]()
Come in un incubo Ci sono delle notizie che ti sconvolgono la vita, nel bene o nel male, quella che ebbi la mattina del 19 settembre, fu una di quelle che ti tagliano le gambe, che non ti danno tempo e modo di ragionarci su; avevo appena ritirato gli esami che avevo fatto 15 giorni prima in ospedale; il mio medico, nonché amico Giacomo, per un fastidio che avevo alla gamba destra e che nonostante cure con antiinfiammatori non andava via da parecchi mesi, disse che era il caso di fare esami approfonditi, compresa una TAC; io che avevo fiducia in lui, li feci, tutti e quando andai a ritirare i referti, non credevo ai miei occhi “Neoplasia metastatica……”. Non avevo letto oltre, tutto intorno a me si fece scuro ed io sembrava stessi precipitando all’interno di un pozzo buio e senza pareti, le uniche cose che mi venivano in mente erano sempre le stesse, mentre cadevo giù ad una velocità incredibile “Neoplasia metastatica… Neoplasia metastatica… Neoplasia metastatica… Neoplasia metastatica… “.
Ci misi du... (continua) ![]() ![]() ![]()
Come molecole impazzite Opera non ancora approvata!
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Come molecole impazzite (versione riadattata) Avete mai sentito il termine pogare? Bhe, si dai. Chi di rock campa, non può non sapere cosa significhi. "Ballare saltellando contro chi gli sta intorno", questa è la definizione che più mi piace. E questa è la storia di Reneè e Charlotte e quel che fu quella cosa che li divise. Fino ad un certo punto.
Vivevano a Parigi. La città dell'arte, della poesia, della musica. La città dell'amore. Ma per uno scherzo del destino, nella sua periferia più squallida. Nelle banlieue. Non Versailles o Neuilly-sur-Seine ma a Clichy-sous-Bois che era come Aulnay-sous-Bois o Sevran. Posti dimenticati dal mondo dove la depressione della gente viaggiava a pari passo con la violenza, con la droga, con la privazione della volontà di essere un umano a volte. Scene di stupro si nascondevano quotidianamente dietro cassonetti in fondo a ciechi vicoli. C'erano occhi che guardavano, bocche che tacevano. E lo schiacciarsi del cielo sopra quella parte di mondo, provocava a volte, a dire il vero troppe ... (continua) ![]() ![]() ![]()
Conclusione inevitabile Fu per me un epilogo di fine estate, sicuro di rimandare la mia decisone, ma era alquanto inutile. Così senza mezze parole la liquidai di soppiatto, perché non avevo nessuna voglia di lottare neanche contro me stesso, desideravo la solitudine. E’ finita! Non importa se l’ho lasciata all’improvviso e con una crudeltà di cui non so spiegare le ragioni o se invece l’ho ferita in modo cosi profondo da costringerla ad andarsene. Nonostante fui io a prendere con determinazione e fermezza, la volontà di interrompere la relazione, a livello razionale, sapendo che è l’unica cosa che potevo fare, ma non riuscii a mettermi il cuore in pace. La fine di una storia con la mia ex partner ha lasciato strascichi e determinato delle profonde ferite che possono necessitare di un tempo molto lungo per rimarginarsi. Gli stessi nostri amici empaticamente coinvolti e devastati dalla fine della relazione, non riuscendo ad accettare come, quello che un tempo sembrava essere un grande amore potesse finire co... (continua)
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Continuare a vivere Una schiera di piccole case allineate, tutte uguali, di colore giallo, con le finestre verdi, erano situate in una zona residenziale della città. Avevano annesso un piccolo giardino, dove i prati curati e le aiuole variopinte dai bellissimi fiori, le rendevano luminose ed allegre.
I proprietari erano per lo più professionisti: avvocati, medici e impiegati nelle varie amministrazioni. C’ erano anche molti bambini, i quali, dopo la scuola giocavano ed andavano insieme in bicicletta lungo il viale. In una di queste ridenti casette, vi abitava Clara, Fabio con i figli: Tania e Paolo. Clara era una casalinga e Fabio un commercialista. Una famiglia che conduceva una vita ordinaria, lavoro, scuola, qualche cena con gli amici, palestra, e la domenica a pranzo con i nonni. Una mattina come tante, erano leggermente in ritardo e Clara urlò: “ Paolo, Tania, vi sbrigate a fare colazione che fra poco passa lo scuolabus e lo perderete?” Tania sbuffò, come era solita fare, da quando era entrata ... (continua) ![]() ![]() ![]()
D'ORO E D'IO Maestoso sfarzo, d'oro e d'estate luceva il suo vestito, l'arma sublime d'immortale respiro raccoglieva nel sangue il potere del dio.
Costruitegli un tempio per poterlo adorare, voi, piccoli servitori, che lo vestite come si fa di una statua, scolpitegli addosso la potenza che si legge nel suo sguardo, accarezzate l'ego che gli imbottite fra le gambe e tenete fuori le donne che la sventura si deve cacciare insieme alle gonne. Si sentono le urla lontane che sembran preghiere ed il dio vestito scende dal suo piedistallo per andare a battagliare col titano. Uno sguardo al cielo, le mani a segnare la croce e una preghiera a Lui, perché c'è sempre qualcuno più in alto da supplicare. Il sole lo bacia ed il riflesso accecante sui suoi vestiti incanta la folla che grida, gioisce ed eccitata applaude la sua danza. Guardatelo scendere dal suo carro dorato e Giove gli bacia i piedi, perché Pablo non corre dietro ad una giovenca, ma di un toro sfida la potenza. La polvere si solleva ad ogn... (continua) ![]() ![]() ![]()
Delitto impunito Nessuno sparisce per sempre, resta sempre qualcosa da sognare. Patrizia rimase sola, seduta sulla panchina mentre il paesaggio lentamente svaniva attorno a lei. Sull’altra sponda del lago vide la sagoma di un uomo, alto e magro. Marco alzò un braccio in segno di saluto. Lei ricambiò il saluto con un piccolo gesto della mano, poi lo seguì inoltrarsi nel bosco fino quando non scomparve alla vista. Una lacrima le scese lungo la guancia e cadde a terra, mescolandosi ai primi fiocchi di neve che scendevano dal cielo. Al risveglio non ricordò i dettagli del sogno della notte, ma si sorprese a scoprirsi serena. Prima che sparisse Patrizia domandò: Posso chiederti una cosa? Perché il culo sulla neve?
Veronica rise, e alcuni uccellini si levarono in volo. “L’ultima volta che abbiamo fatto l’amore. Era inverno. Faceva freddo.” “Ci rivedremo?” “Adesso tu avrai... (continua) ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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DIANA Tua madre, piccina, tua madre ti ha vestita solo d’un pannolino, ti ha messo un biberon in mano, forse con
qualche goccia di calmante, ti ha lasciata nel lettino e se n’è andata chiudendosi la porta alle spalle, i tuoi panni stesi al sole. Chissà se t’ha baciata o carezzata, prima di uscire, o meglio, di farti uscire dalla sua vita. Tua madre, Diana. Non voleva ucciderti, non voleva torturarti, come ha fatto, non voleva che restassi sola per sei giorni, mentre lei si divertiva senza mai pensare a te, che languivi in quel caldo infernale, non voleva che ti disidratassi, morissi di inedia, nella disperazione e nella solitudine più totali. Non aveva intenzione di farlo, tesoro... ma l’ha fatto. Che ne sarebbe stato di te, temo sia una domanda che non s’è mai posta. Voleva solo cancellarti dalla sua esistenza dove per te non c’era spazio. Aveva avuto un padre che l’ha adorata e ha adorato, una famiglia apparentemente “normale”, ma... Ti ha partorita senza nemmeno sapere cosa stes... (continua) ![]() ![]() ![]()
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