RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutti i racconti pubblicati da ogni singolo autore. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista dei racconti anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Autore |
Cinema Aurora Era il cinema del Dopolavoro Ferroviario, un cinema dove si potevano vedere le “seconde visioni”, come in passato si chiamavano le sale che proiettavano film già proposti nelle “Prime Visioni”, nei cinema migliori, dove i prezzi erano più alti e meno accessibili. Un cinema di quartiere, di famiglia, che aveva la caratteristica di essere sia al chiuso sia all'aperto, quando d'estate cambiava il suo nome in un magniloquente “Arena Aurora” ed allietava le abitazioni intorno che potevano godersi però solo la sceneggiatura dei film essendo posizionate dietro lo schermo.
La sala era spartana, le sedie in legno molto ravvicinate e la galleria poi si raggiungeva con non poche difficoltà su per una scaletta da escurzionisti con i corridoi di perlinato e delle piastrelline degne più di un bagno pubblico che di un cinema. Decine di film visti con mio fratello ad una manciata di passi da casa, cosa che consentiva fin da piccoli di raggiungere il cinema senza essere accompagnati! ![]() ![]() ![]()
Pensione Pugli Davide abitava in una pensione, anzi, sua madre gestiva una pensione, o meglio ancora dava in affitto le stanze che aveva al piano di sopra.
Sulla strada c'era solo una piccola scritta illuminata da un neon sempre scarico che la indicava, quasi a scusarsi dell'indicazione che dava. Il fascino della pensione era racchiuso nella sala che impreziosiva gli ambienti al piano terra costituiti per il resto da una strana cucina triangolare ed una stanzetta adibita a saletta per il pranzo. Nel grande salotto la luce filtrava solo da una finestra non molto ampia che faceva rimanere l'ambiente in penombra perpetua agevolata anche dal legno scuro dei mobili di epoche diverse, con il loro splendore lasciato ormai alle spalle: anche gli specchi riflettevano il buio. C'erano delle poltrone disposte senza ordine e due grandi divani di pelle spessa e rugosa come poteva esserlo quella di un elefante. La loro disposizione non solo era parallela ma erano uno dietro l'altro e ricordavano le due parti ... (continua) ![]() ![]() ![]()
Arrivano alle cinque Arrivano silenziosamente. Solitamente, non fanno rumore, ma entrano sicuri, senza bussare, come la primavera.
Difficilmente sono più di uno e quindi li faccio passare senza attendere, tanto sanno che l'orario è solitamente quello. Alle cinque. Quatti s'intrufolano e si presentano, qualcuno ha bisogno di darsi una sistemata, a volte si presenta in un modo ma ne esce molto cambiato. Sono un dottore perfezionista con loro. "Ah... venti... ventidue anni fa." "È vero, ora ricordo quell'occasione!" Difficilmente devo fare grandi sforzi prolungati, dopo poco li colloco; magari non nell'anno giusto ma loro, subito, mi correggono. ![]() ![]() ![]()
Thought, Through, Although Il terrore delle superiori, l'ostico inglese che non ne ha mai voluto di entrarmi in mente e lei che ne faceva uno spettacolo.
Pensato, attraverso e sebbene da scrivere correttamente alla lavagna. Il solito Parliament, la regina e le amenità dei libri che mi avevano tormentato per tre anni delle medie e che stavano per concludersi dopo cinque anni di superiori, così almeno credevo, prima di scoprire che c'era anche un esame universitario di lingua. Unico raggio di sole della faticosa esperienza le parole che la Neda volle elargirmi l'ultima lezione dell'anno 1981, poco prima dell'esame di maturità: ![]() ![]() ![]()
Muretti I due lunghi muretti della socialità erano nati per dividere la parte condominiale dalla parte pubblica del selciato antistante la casa dei nonni, tra di loro un passaggio che consentiva di accedere all'immobile ed ai piccoli appezzamenti retrostanti.
Erano una sorta di lunghe panchine in cemento senza schienale sopra le quali ci si incontrava durante il giorno, una sorta di allargato soggiorno condominiale dove si ricevevano anche gli ospiti. Se qualcuno ti veniva a trovare ed eri là non era necessario entrare in casa, lo si faceva accomodare sul muretto e si univa nell'agorà. ![]() ![]() ![]()
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