RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutti i racconti pubblicati da ogni singolo autore. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista dei racconti anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Autore |
E caddi, come corpo morto cade. Accadde che a Piacenza in un lunedì dopo il ritorno dalla licenza mi senta male ed abbia uno svenimento. Solo una febbre alta (influenza) e un abbassamento di pressione ma, cadendo nel corridoio della camerata, mi rompo i denti.
Ecco accorrere prontamente il (sotto) tenente Caudarini, detto il “Caudillo”, un imboscato con la fissa di fare il “Rambo” che vede finalmente uno scenario di guerra: io disteso in una piccola pozzetta di sangue. La prima domanda che mi fece una volta rinvenuto fu: “Ti sei drogato?”. “No grazie!” gli risposi. Ambulanza? Macché! Facciamo tutto da soli, siamo militari, cazzo!” Non vedeva l’ora di essere finalmente operativo, e con un’emergenza per dimostrare il suo mal sopito spirito guerriero. Si organizza e passa all’azione il Caudillo! La tristissima camerata era al primo piano di un ex convento cadente, adattato in maniera posticcia a caserma. Così sono trasportato al piano di sotto, come si farebbe con un grosso pacco voluminoso. O un cadavere d... (continua) ![]() ![]() ![]()
L'arrivo “Piacenza, stazione di Piacenza.”
La prima volta che sentì questa frase era la fine di maggio dell’ottantanove, dopo un interminabile viaggio durato otto ore sulla tradotta militare. Neanche mio nonno, ai tempi della guerra, doveva aver fatto un viaggio così lento ma cavolo! Stavamo entrando negli anni novanta, erano passati cinquanta anni! Destinazione Piacenza, appunto. E dov’è? Quando me lo comunicarono, al CAR, ne avevo solo un’idea vaga. La cosa buona fu che seppi che andavo a un distretto, anzi al “Consiglio di leva” l’organo che era preposto alla selezione dell’idoneità dei diciottenni nelle province di Parma, Piacenza e Reggio. Le truppe ducali. Dell’intero treno eravamo in quattro ad andare al distretto, il resto era destinato al “Genio Pontieri”, una caserma operativa. Una massa di soldati, appesantiti da zaino militare e valigia per gli abiti civili, inquadrati a gruppi dai caporali del “Genio” e sistemati sui camion. “Non siete con noi!” ci dicevano i caporali, ver... (continua) ![]() ![]() ![]()
L'ultimo Natale Le scale, una porta e un corridoio come tanti, con l’acre odore ospedaliero; poi l'ingresso nella stanza.
C'erano tutti. Che differenza c’è tra una stanza piena e una vuota? Enorme. E la sua era colma, e poi noi continuavamo a parlare di cose varie, non solo di lei, era una riunione familiare. Per lei, l’osservazione dal suo letto, l’immagine della vita che sarebbe continuata. Non eravamo più all’ospedale, anche gli odori del Natale ce... (continua) ![]() ![]() ![]()
Gretchen All'edicola sul viale Carducci, all'epoca dei mini assegni, tra fumetti e figurine dell'album dei calciatori, potevi incontrare Margherita.
Aveva l'aria di una barbona che andava in giro accompagnata dal suo vecchio carrello per la spesa. Risparmiava novanta lire sulla spesa per potersi permettere, prima di congedarsi, di comprare “Il Corriere della Sera”.... (continua) ![]() ![]() ![]()
Livorno, 19.08.50 Ecco, eravamo arrivati alla fine, l'avevo accompagnata io per il suo ultimo viaggio.
Eravamo stati insieme per una decina di anni, tutti i momenti liberi li avevo condivisi con lei, piccolina ma ben fatta. E soprattutto tosta. Non le faceva paura niente. Le estati di quegli anni erano passate ancora meglio degli inverni: l'estate era la sua stagione, sempre al mare, scogli o rena. L'importante era andare da qualche parte. Poi, sempre più, “i piccoli malanni, sempre più numerosi più dolorosi col passar degli anni”, a minarne il fisico. Non mi rimase, dopo quell'ultimo momento, che una foto, insieme a degli amici, ed un breve filmato, dove si vedeva andare via e poi... solo il libretto di circolazione. La mia cinquecento.... (continua) ![]() ![]() ![]()
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