RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutti i racconti pubblicati da ogni singolo autore. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista dei racconti anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Autore |
Cinema con vista Le sere d’estate al cinema di Antignano iniziavano alle 21.15 ma prima occorreva la preparazione. Solitamente le uscite serali seguivano la cena da nonna dove andavamo tutti, o solo noi bimbi. Poi passavano mamma e babbo a prenderci “al volo”. Nonno mangiava prima perché faceva la maschera: un modo come un altro per restare di lato al mondo dello spettacolo che tanto amava.
Alla conclusione del film la replica del primo tempo, per i ritardatari. O per chi voleva ottimizzare il prezzo del biglietto. I film come tutti, le vedevo in platea. Sedie scricchiolanti e scomode che facevano spesso il paio con le pellicole consumate dall’uso trattandosi, solitamente, di seconde se non terze visioni. Il cinema all'aperto consentiva una visione diversa dello spettacolo rispetto alla sala al chiuso. Il film si mischiava con l'ambiente attorno. Nella proiezione del “Dottor Zivago” per esempio, una serata fresca di settembre, divenne ideale per seguire, infreddoliti un film nel quale il freddo e l... (continua) ![]() ![]() ![]()
Fausto B. “Lo chiameremo Fausto!”
Disse il mio babbo quando seppe che ero nato maschio, in quel lontano 1953. Garrivano i suoi pensieri, come una bandiera al vento, riempiendosi dello strano rumore di quella felicità, pensando quanto il suo desiderio fosse stato realizzato. Mio padre, era un patito della prima ora di Fausto Coppi, che aveva seguito nelle sue imprese per radio, e poi dal vivo quando passava dalle nostre parti, nelle tappe che toccavano l’appennino tosco- emiliano, sulla salita che dalla Lima portava all’Abetone. Un suo amico gli aveva promesso l’interessamento per portare a Pescaglia il Campionissimo per partecipare al mio battesimo, ed era venuto il momento di dimostrare, non solo a mio padre, che non era un raccontaballe. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo avrebbe raccolto, a stento, i Pescagliesi che vi si sarebbero riversati in massa per l’evento. Ci furono i primi contatti, tramite l’amico, con la famiglia di Coppi, con la moglie in particolare, che fu molto gen... (continua) ![]() ![]() ![]()
Cara Maestra... Com'è triste il giorno di maggio dentro il vicolo povero e solo! Di tanto sole neppure un raggio, con tante rondini neanche un volo..”
Cominciava così “La gioia perfetta”, la poesia che la Maestra ci spiegava quella mattina di maggio. Una poesia che in quegli anni andava per la maggiore nelle scuole elementari che narrava di una povertà ben portata; una povertà serena perché “pure, c'era in quello squallore, in quell'uggia greve e amara, un profumo di cielo in fiore, un barlume di gioia chiara.” Non c’era da dolersene, in fondo non era drammatica, una condizione della vita che non era colpa di nessuno, e poi bisognava anche sapersi accontentare di quello che si aveva, gioendo delle piccole soddisfazioni che non erano per niente negate. I fiori, per primi, ma anche i bambini. ![]() ![]() ![]()
Remirro de Orco Osservava sospettoso i movimenti del piccolo condominio dalla finestra della camera del secondo piano dalla quale aveva tutto sotto controllo.
Approfittando delle finestre poste su entrambi i lati dell'immobile poteva controllare l'intera area che lo circondava, una specie di "spada di Damocle". Controllava il suo pollaio, sul retro della casa, pieno di ogni tipo di animali, tenuti come in un allevamento intensivo in piccole gabbie che consentivano lo sfruttamento migliore dello spazio a disposizione; aveva conigli, piccioni, polli e tacchini che nutriva, ammazzava e rivendeva. ![]() ![]() ![]()
Professione surfista La “sete” del Professore era il surf e per placarla si era organizzato dopo l’orario di lavoro.
La sfortuna aveva voluto che proprio l’ultima ora del giovedì fosse al settimo piano dell’edificio che ospitava il Liceo Sperimentale “Dino Buzzati”. Sette piani e ventuno rampe di scale che si frapponevano alla conquista dell’uscita. Avrebbe perso quasi mezzora di tempo contando che, la sua, sarebbe stata l’ultima classe a uscire. Il traffico di motorini e biciclette, avrebbe reso vano il posizionamento dell’auto vicino alla scuola, visto che sarebbe risultata irrimediabilmente imbottigliata. L’ultima ora, in realtà, era di cinquanta minuti. La campanella suonava alle dodici e quindici per tornare a suonare alle tredici e cinque e lui arrivava solitamente con una decina di minuti di ritardo. ![]() ![]() ![]()
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