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Non mi chiamo Mario

Ci siamo lasciati con Gina. È la quarta morosa con cui non funziona. Mi sono chiesto se non dipenda da me, questa incapacità a mantenere a lungo una relazione. Direi di no, non dipende del tutto da me. Gina mi piaceva e molto, anche. Ne ero preso, ma alla fine il suo carattere mutevole mi aveva stancato. In questo non era diversa dalla altre donne che ho avuto. Sino ad oggi tre, diciamo quelle vere che mi hanno davvero coinvolto. Solo la Ines era sempre serena e solare. Incontrarla e stare con lei era sempre piacevole, mai problematico. Con la Ines mi rilassavo proprio. Non era una cima, scuole ne aveva fatte poche, però aveva quel tal modo di appoggiarsi e di stringersi a me, che mi riscaldava il sangue. La Ines l'ho lasciata per noia. Dopo un primo periodo in cui non pensavamo altro che a fare l'amore in qualsiasi posto possibile, mi accorsi che con lei non riuscivo a parlare di nulla e mi cominciava a filare discorsi vuoti, colmi di abiti, villaggi turistici e cene con la sua famiglia. Stop. In un primo tempo pensai pure di tenermi la Ines solo per le sue belle coscie, ma non sono il tipo d'uomo che utilizza una donna alla lunga. Quindi con la Ines finì in modo rapido.
Con le altre, invece, prima o poi appariva questo problema del carattere. È vero che a me piacciono le donne determinate. Anche avere un contraddittorio è importante. Non voglio la donna che mi dica sempre sì sì. E in amore un po' di battaglia ci vuole. Mi ricordo la Rossana! Disfare il letto era diventato un rito. Ma poi quando la prendevo si acquietava e affrettava il respiro come fosse un animale catturato. Tuttavia un carattere forte è a rischio, altissimo rischio di liti. E non si può sempre stare a rintuzzare. La polemica mi stanca e le donne sembrano non smettere mai, quando ingranano la marcia.
Per non parlare della gelosia! La Doris era tremenda, dopo un mese l'avevo salutata. Se mentre ero con lei ricevevo un messaggino, apriti cielo! Se al cinema appoggiavo l'occhio sulla vicina, ma solo così, di sguincio, musi per tutta la serata. E non aveva nessun motivo, ma davvero nessuno. Io se mi metto con una, sto con lei al cento per cento... non sono proprio attratto da altre. Oddio se passa una bella gnocca posso anche apprezzare, ma così ... tra me e me. Che poi certe donne a me mi intimoriscono pure. Troppo convinte di essere irresistibili, il che mi spegne ogni velleità. So già in partenza che farei brutta figura. Le tipe così le evito. Sono solo innamorate di se stesse e vogliono il maschio adorante. Sono quelle che in amore " si concedono", ti fanno quasi un piacere. Manca poco che dopo aver fatto l'amore si accendano una sigaretta e ti fumino in faccia, pensando alla prossima partita di caccia.
Invece chi ho sempre rimpianto è stata la Marta. Una bellezza particolare, forse irregolare. Ma occhi molto eloquenti. Intelligente, estroversa... mi trascinava in giro per i suoi luoghi culturali sperando mi piacesse. No, non mi piaceva. Non sono mai stato un intellettuale, le mostre artistiche mi stufano. Mai capito nulla di quadri. Preferisco la natura, andare al mare, in montagna, stravaccarmi su di un prato e baciare la morosa. A parte ciò, la Marta era di una vivacità incontenibile, sempre con mille cose da fare. E poi è stata la sola ad avermi baciato, la prima volta, di sua iniziativa. Un bacio lungo da lasciarmi senza fiato. Nemmeno mi aveva abbracciato.
Quando si staccò , io ero quasi tramortito, mi disse : " Scusami Mario, ma mi piaci proprio tanto".
Il fatto è che non mi chiamo Mario.



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Racconto scritto il 03/03/2015 - 20:13
Da mariateresa morry
Letta n.1048 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Vi ringrazio, ma al di là del voto, mi basta che vi sia piaciuto !

mariateresa morry 04/03/2015 - 22:32

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Questo racconto, avrebbe meritato il voto complessivo di ECCELLENTE!

Maria Valentina Mancosu 04/03/2015 - 21:41

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Si, proprio così. Condivido il pensiero di Gian.

Gio Vigi 04/03/2015 - 20:03

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Uno, nessuno e centomila.
Un affresco spirituale dell'uomo in cui
la figura principale potrebbe essere ognuno di noi con la sua vita o con quella di un altro.
Un racconto dall'angolo di visione duplice sia maschile che femminile,
dalla cui narrazione traspare la volontà
di caratterizzare due facce della stessa medaglia che nel suo essere alla fine sono insieme ma non si incontrano mai.
Ho apprezzato moltissimo questo tuo scritto!!

Giancarlo Gravili 04/03/2015 - 12:44

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