“Il tuo vicino di casa, il tuo migliore amico, la tua ex ragazza. Loro!” Urlò Giulio nella sua testa. “Sono dappertutto!” Il suono del campanello lo fece sobbalzare dal divano. Si avvicinò all'ingresso con ancora i pensieri di prima. Fece finta di nulla, dopo aver aperto la porta. O almeno ci provò. Il postino lo guardava attraverso i suoi otto occhi gialli, ognuno rifletteva una faccia sconvolta di Giulio. Loro non si accorgevano di essere spesso ai suoi occhi. Molti continuavano le proprie attività, come quel signore-calamaro che insisteva per lasciargli il posto a sedere sull'autobus notando che Giulio si sentiva soffocare, ignorando di esserne lui la causa.
Durante la pausa pranzo, il suo capo si trasformò in una creatura orrenda con i denti da squalo. “Che diavolo mi sta succedendo? Forse sono “il prescelto” o qualche stronzata del genere”. Il primo pensiero che gli venne in mente fu quello di farla finita. Non con la vita. Sulla via di casa, si ritrovò a pedinarne uno all'interno della metropolitana. Fu allora che ebbe l’illuminazione: se li attaccava isolati, uno a uno, arrivandogli alle spalle, probabilmente non sarebbero mai riusciti a difendersi e poteva sopraffarli. Sarebbe diventato un giustiziere di creature mostruose. Mentre la sua mente vagava ancora su di un’improbabile folla acclamante nei suoi confronti, raccolse una barra di ferro dal pavimento e la spaccò sulla testa della creatura. Stranamente, al momento della morte, il mostro riassunse definitivamente la propria forma umana. Il sangue aveva il colore del sangue e anche le cervella parevano non avere niente di strano, sebbene non avesse mai visto prima delle cervella sparpagliate sulla banchina della metropolitana per confermare l’ipotesi.
Giulio venne così arrestato e trasferito in un ospedale psichiatrico. Ci vollero molti uomini per placarlo, un medico dovette perfino iniettargli dei sedativi. Si risvegliò legato a un letto e dolorante. Notò con orrore che gli avevano amputato una gamba. Gli inservienti e le infermiere addentavano brandelli di carne umana. La pausa pranzo era iniziata…
Durante la pausa pranzo, il suo capo si trasformò in una creatura orrenda con i denti da squalo. “Che diavolo mi sta succedendo? Forse sono “il prescelto” o qualche stronzata del genere”. Il primo pensiero che gli venne in mente fu quello di farla finita. Non con la vita. Sulla via di casa, si ritrovò a pedinarne uno all'interno della metropolitana. Fu allora che ebbe l’illuminazione: se li attaccava isolati, uno a uno, arrivandogli alle spalle, probabilmente non sarebbero mai riusciti a difendersi e poteva sopraffarli. Sarebbe diventato un giustiziere di creature mostruose. Mentre la sua mente vagava ancora su di un’improbabile folla acclamante nei suoi confronti, raccolse una barra di ferro dal pavimento e la spaccò sulla testa della creatura. Stranamente, al momento della morte, il mostro riassunse definitivamente la propria forma umana. Il sangue aveva il colore del sangue e anche le cervella parevano non avere niente di strano, sebbene non avesse mai visto prima delle cervella sparpagliate sulla banchina della metropolitana per confermare l’ipotesi.
Giulio venne così arrestato e trasferito in un ospedale psichiatrico. Ci vollero molti uomini per placarlo, un medico dovette perfino iniettargli dei sedativi. Si risvegliò legato a un letto e dolorante. Notò con orrore che gli avevano amputato una gamba. Gli inservienti e le infermiere addentavano brandelli di carne umana. La pausa pranzo era iniziata…
Racconto scritto il 21/10/2015 - 21:44
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Commenti
In questo racconto si mischiano horror, surrealismo e simbolismo in un prodotto che definirei commestibile... anche perché è scritto bene, con scioltezza.
Giuseppe Novellino 26/10/2015 - 18:05
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