All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto.
Ma lui non lo sapeva, d'altronde in quel luogo ci era arrivato per caso, seguendo una via che nessuno gli aveva indicato. Era una località sconosciuta, come tante altre che aveva visto, non conosciuto: del resto non aveva tempo di scoprire la città, nè di familiarizzare con gli abitanti.
Stava scappando da una frase: "Non sei assolutamente capace di fare il padre e il marito. Non lo sei mai stato. Il tuo apice è stato mettermi incinta, ma per il resto..." Lei invece era davvero molto brava! Quella frase gliela sputava in faccia mentre al cellulare rispondeva con un messaggino al nuovo amante, che piano piano, stava scalzando il vecchio.
Lui stava evadendo anche dalle tante umiliazioni subite per amore del figlio. Col passare del tempo Giulia, sua moglie, era diventata necessaria come un'unghia incarnita, ma il figlio, Luigi, otto anni, terza elementare, moro, con gli occhi del color dell'inchiostro più scuro, era l'essenza stessa della sua vita, l'unico motivo per restare.
- Papà – gli disse però un giorno accorato mentre tornavano a casa dopo la partita di calcio, una gara importante - ma dove cavolo stavi guardando? L'arbitro ci ha fatto perdere e tu cosa gli hai detto? Nulla, non ti ho sentito. Gli altri si che sono bravi papà, uno addirittura l'ha aspettato fuori e l'ha picchiato. Lui si che vuole bene a suo figlio, non come te che non vali nulla. Domenica mi faccio accompagnare da Mario, l'amico di mamma. Tu vai pure dove vuoi.
A ben guardare non era la prima volta che gli si rivolgeva con questa violenza, però stavolta ne prese atto. E così decise di andare.
Realisticamente stava fuggendo dalla sua vita, dalle ceneri di tanti anni inutili. Era arrivato in quel paese di mattina, camminando come sempre con lo zaino in spalla, il sacco a pelo e nessuna speranza. Si sciacquò la faccia alla fontanella vicino al piccolo parco giochi, poggiò per terra il fardello e si sedette su di una panchina. Da lì poteva vedere quanto fosse animato quel posto e magari con un pò di fortuna avrebbe trovato un'occupazione che gli permettesse di andare avanti.
Si avvicinò al bar. Sul vetro un foglietto scritto a mano sollecitava un giovane di buona volontà a sbrigare dei lavoretti in cucina. Lo staccò per presentarsi al titolare.
- E tu saresti? - domandò l'uomo dietro la cassa ritirando il pezzo di carta.
- Mi chiamo Marco. Passavo di qua, sono uno che ha bisogno di un pò di soldi e non mi piace rubare, cosi... - terminò indicando il foglio proprio mentre il padrone del locale lo stava accartocciando.
- Positivo – pensò – evidentemente non ne ha più bisogno
- Va bene, perchè no, seguimi e ti mostrerò dove lavorerai.
Mentre si recavano verso la cucina, il capo gli comunicò tutti i doveri e l'importo della paga giornaliera, pochi soldi in realtà. E un solo diritto: la notte, chiuso il locale, dopo aver lavato i piatti, avrebbe potuto dormire in un piccolo stanzino al piano di sotto. A Marco stette bene, soprattutto il prendere i soldi giorno per giorno lo rendeva padrone di gestire il suo tempo.
Cominciò subito a togliere da una montagna di stoviglie le incrostazioni del giorno prima. Nella breve chiacchierata col capo seppe anche che avrebbe avuto una compagna di lavoro fissa, addetta alle pulizie del locale e a servire i clienti.
- Non ci sta del tutto con la testa – disse il capo – ma ovviamente tu non sei obbligato a darle retta. Il suo nome è Stella, o almeno si fa chiamare così.
- Piacere! Io sono Stella, tu devi essere Marco
Queste parole gli giunsero mentre era piegato sul lavandino: si girò e vide una donna molto carina, addirittura bella se solo avesse avuto un pò più cura di sè. Non sciatta, ma sicuramente un pò trascurata.
Si presentarono e osarono addirittura prendersi insieme un caffè al banco.
- Oggi sono felicissima, è un anno che aspetto questo giorno. Stanotte rivedrò mio figlio, dopo tutto questo tempo sarà ancora con me.
Gli occhi di un celeste intenso le sorridevano e tutto il suo corpo trasmetteva eccitazione.
La tristezza di Marco, che pensava a suo figlio, era temperata dalla gioia di quella donna.
- Beata lei! - pensò
- Quanti anni ha?
- Otto
- Ed è un anno che non lo vedi? - gli sembrò strano, un bambino così piccolo lontano un anno dalla mamma - Dove è stato tutto questo tempo?
- Si, è un anno. Sta qui vicino, andrò ad aspettarlo e se lo desideri potrai venire anche tu. Ma adesso pensiamo al lavoro.
Marco tornò in cucina e poco dopo fu raggiunto da Mario, il capo, che gli parlò senza mezzi termini.
- Te lo avevo detto che non ci sta con la testa! – gli disse – Suo figlio, Luca, è morto, proprio un anno fa. Una terribile tragedia, ma come vedi non se ne fa una ragione.
Marco si dedicò con efficienza a lavare piatti, bicchieri e tutta la posateria che riempiva il lavandino. In quel piccolo bar ristorante di paese prima o poi sarebbe arrivato il progresso, ma per il momento la lavastoviglie non c'era. Stella, finito di pulire la sala, apparecchiò i tavoli e iniziò a servire al bar, mentre dai fornelli cominciavano a salire i profumi del menù di quel giorno. Marco faceva fatica a non guardarla e a non pensare alla sua sofferenza, sopita solo da un'illusione e da una speranza, che presto avrebbero lasciato il posto ad uno sconforto devastante.
Come era lontana la forza di quella donna dalla frivolezza di sua moglie!
- Ciao Stella, ti ho portato i fiori per Luca, oggi te ne arriveranno tanti.
La donna appoggiò un bel fascio colorato su un tavolino un pò nascosto. All'ora di pranzo i fiori si erano moltiplicati, c'era stata una vera e propria processione. Tutti volevano partecipare a quel triste anniversario, anche se la mestizia che accompagnava quelle consegne mal si associava alla radiosità che trasmetteva Stella.
- Eccone altri, muoviti pelandrone! – lo esortò lei posando altre stoviglie sporche – Appena finito, voglio che mi aiuti a portare tutti quei fiori al prete, almeno serviranno ad abbellire la chiesa per le funzioni di domenica.
- Come vuoi, comanda pure, sarà un piacere obbedirti. Va bene di là in sala?
Non ebbe risposta, Stella aveva già spalancato le ante della porta e il vocio indistinto della sala aveva inondato la cucina, coprendo la sua domanda.
Arrivò Mario che gli chiese come andava.
- Mi trovo bene, non ho tempo di annoiarmi. La compagnia è simpatica, che dire? Sono contento e lo sarò almeno fino a quando riuscirò a restare. Una cosa mi viene in mente: ma il papà di Luca è del paese?
- Non ne ho idea, ignoro chi sia. Il bambino aveva il cognome della mamma, Ranieri ed io non le ho mai domandato nient'altro. Se e quando ne avrà voglia, ne parlerà.
- Mi pare giusto. Dopo andiamo a portare i fiori in chiesa, lei non capisce che sono per suo figlio.
- La parrocchia è vicina al cimitero. Chissà se almeno oggi ci farà un salto. Io non ero d'accordo, ma tutti hanno voluto preparare un loculo per il bambino, con la lapide di marmo, il nome in lettere di bronzo lucido e con sotto una stella ed una croce, abbinate alle date di nascita e di morte.
- Beh, che c'è di strano?
Marco si fermò e alzò la testa in attesa della risposta
- Dentro non c'è nessuno. - disse Mario in tono grave - Il corpicino non è mai stato trovato. Dopo il volo dalla scogliera, il mare non lo ha mai restituito.
Il lavoro continuò senza altre interruzioni sino alla fine del pranzo. L'ultimo cliente era uscito da mezz'ora e tutto nel locale era stato sistemato. Marco avvertiva un pò di stanchezza, ma sentiva di dover stare vicino a Stella, se non altro per l'impegno che aveva assunto con lei. E così mise tutti i fiori in due grandi ceste di vimini.
- Su, andiamo ad abbellire qualche altare! - le disse - Senti che profumo...
- Sono pronta, prendo solo il fazzoletto per la testa.
- Che gesto d'una volta – pensò lui andando verso la porta.
Gli faceva venire in mente la messa della domenica nel paese di sua nonna: gli uomini che scoprivano il capo e le donne che lo velavano. Non ricordava più il significato di quei gesti, ma il pensare a quegli anni l'aveva sempre fatto stare bene.
Entrarono in Chiesa. Il buio li obbligò a qualche secondo di adattamento. Stella si muoveva con più disinvoltura anche perchè conosceva il luogo.
- Ecco, mettiamoli lì – disse la ragazza, indicando una porticina alla destra del confessionale – così poi li distribuiranno ai vari Santi. Il parroco sa quali sono i più importanti in questo momento.
- Tutti? Ma vuoi proprio lasciarli tutti?
- Certo! Cosa vuoi che ne faccia?
- Pensavo che ne volessi dedicare uno, quello che ti piace di più, a qualche tuo caro. Non hai nessuno là? - disse volgendo la testa in direzione del cimitero, senza nominare Luca.
- Anche tu! Sei qui da stamattina e sai già tutto!!! Accidenti se funziona il Tg della serva. Va bene, vieni, ti faccio vedere.
Uscì veloce, senza segnarsi o genuflettersi e Marco la seguì. Entrò nel cancello del camposanto senza controllare se lui fosse dietro: camminava spedita tra tombe, lapidi e vasi di fiori. Alla fine si fermò davanti ad una parete di lastre di marmo quadrate: su tutte c'era un nome e quasi tutte avevano dei fiori. Stella ne additò una proprio mentre Marco le arrivava di fianco: era una di quelle senza fiori.
- Eccola, vuota ed inutile.
Teneva il braccio teso con la mano chiusa e la indicava con un dito. Marco con delicatezza gliela abbassò, non sapeva trovare parole che potessero fermare le lacrime che rigavano il volto della ragazza.
- Emozione – sussurrò lei, asciugandole – solo un pò di emozione. Stasera lo rivedrò, tornerà da me, proprio dove eravamo quando decise di allontanarsi. Sai come sono i bambini, aspirano all'indipendenza, ma poi cercano sempre la loro mamma.
Poi si girò di scatto verso Marco.
- Tu devi venire con me! Non voglio essere sola, non deve vedermi triste, voglio farmi trovare felice mentre lo aspetto con un amico. Mi accompagnerai, vero?
- Certo, lo farò con piacere – rispose lui accettando quella straziante richiesta d'aiuto.
Il pomeriggio Marco riposò per poco tempo nel suo stanzino: scoprì che i suoi pensieri erano per Stella, l'avrebbe aiutata in tutti i modi, ma si sentiva ogni momento più impotente. Salì in cucina, dove Mario stava cominciando a preparare tutti gli ingredienti per la cena, prendendoli da vari armadietti e posandoli in ordine sul tavolo. Lo salutò avvicinandosi alla porta che dava sulla sala, dagli oblò vide Stella apparecchiare i tavoli, sorridente come sempre.
- E' una brava donna, anche carina, vero?
Marco si scostò dalla porta e gli si avvicinò
- Si, è proprio così. Prima mi ha portato al cimitero, ma solo per farmi notare il suo disinteresse per quel loculo. Stasera vuole che l'accompagni ad aspettare Luca, credo sulla scogliera.
- Sei una bella persona anche tu, qualcuno ti starà rimpiangendo.
- Non ne sarei tanto sicuro. Ricordo solo un grande rancore. Ma ora, se non ti dispiace, vado a parlare un pò con lei.
- Senti Marco, oggi è un giorno molto particolare, quasi irreale. Non preoccuparti, andate quando vuole lei, anche durante il lavoro. In qualche modo me la caverò.
- Credo sia la cosa migliore, grazie.
Marco, così, si avvicinò a Stella.
- Mario ha detto che possiamo andare quando vuoi, non dobbiamo preoccuparci di nulla.
- E' una gran brava persona. In effetti credo che sarebbe meglio andare quando c'è ancora luce. Lui ci troverà meglio.
Marco le prese le mani: voleva scuoterla da quel vaneggiamento che l'avrebbe fatta solo soffrire. Cercava disperatamente le parole, ma la guardò negli occhi e riuscì solo a fare una domanda, anche banale
- Ma dove andremo?
- All’uscita del paese, dalla parte opposta di dove sei arrivato, ci sono tre strade: una porta al mare, una verso la città e la terza secondo tutti non va in nessun posto. Beh, non è vero, è un'espressione usata dai paesani, da sempre, ma è solo per dire che finisce presto, alla scogliera. Lo riabbraccerò lì, dove decise di allontanarsi per un pò. Chissà quante cose avrà da raccontarmi! È un bel bambino, vedrai.
- Ne sono sicuro, non vedo l'ora di conoscerlo – disse Marco convinto.
Non voleva essere lui a minare i pilastri della sua illusione.
Improvvisamente Stella sobbalzò, si fermò e scoppiò in lacrime.
- Ecco, il momento è adesso, sta arrivando! Dobbiamo andare e non sono neanche vestita bene, ma non importa, capirà.
Prese la mano di Marco, lo guardò con gli occhi velati da lacrime di felicità.
- Stamattina sei arrivato tu, stasera torna Luca. Credi che sia un caso?
Uscirono tenendosi per mano, Stella leggermente avanti, lo conduceva verso l'appuntamento più importante della sua vita.
Quando la strada cominciò a salire finì anche l'asfalto. Stella lasciò la mano di Marco: camminava decisa, ma senza correre e ogni tanto si girava per vedere se lui le stava dietro e gli sorrideva. Lo sterrato era sempre più stretto e alla fine divenne un sentiero in salita. Dopo un quarto d'ora di cammino non sempre agevole, il silenzio del bosco fu turbato da un rumore sommesso che divenne poi sempre più forte: era lo sciabordio delle onde del mare, che si infrangevano contro gli scogli. La natura, selvaggia, aveva fatto davvero un buon lavoro e si era sbizzarrita a crescere in ogni direzione. Marco avanzava a fatica, scansando in continuazione le frasche che gli impedivano il passaggio. Poi improvvisamente l'infinito esplose davanti ai suoi occhi e gli si presentò una visione mozzafiato: una piccola terrazza, ultimo lembo di terra, si protendeva come un trampolino verso un panorama stupendo, immerso nell'azzurro sino all'orizzonte, dove il mare si fondeva con il cielo. Alcune rocce erano state modellate dall'uomo per potersi sedere e riposare, ammirando quella meraviglia. Quel fascino inatteso, inevitabilmente distrasse Marco per qualche secondo poi però, subito, il suo sguardo cercò Stella. Era seduta su una pietra, rivolta verso il mare. Si sedette accanto a lei che girò il viso e gli sorrise, poi prese la sua mano e tornò a voltarsi verso il mare. Stettero così per qualche minuto, poi Marco incuriosito le lasciò la mano, si portò sul bordo della radura e con molta attenzione si protese a guardare. Il baratro, dopo una decina di metri, terminava sulla scogliera, dove il mare arrivava con vigore. Il cuore gli batteva sempre più forte, il respiro affannato lo obbligava ad aprire la bocca e la testa cominciava a girargli: il fascino di quell'abisso lo attirava irresistibilmente. Sembrava che quell'orrido lo avesse ipnotizzato, ma la voce di Stella lo riportò alla realtà.
- Stai attento, è molto pericoloso! - gli urlò
Lui si scrollò, fece un lungo respiro e le si avvicinò
- Molto pericoloso, ma anche affascinante!
Lei aveva lo sguardo fisso verso un punto imprecisato.
- Bisogna essere un uccello per riuscire a staccarsi da lì, o un angelo come il mio Luca. Con le sue ali immense è volato via, ma ha promesso che verrà a prendermi qui, proprio stasera. Lui viene tutte le notti da me, per rammentarmi il nostro appuntamento di oggi, un anno dopo.
Marco la guardava e non riusciva a dire nulla, le parole gli sembravano inutili in un momento come quello. Gli occhi di Stella continuavano a fissare qualcosa di molto lontano, che però lei vedeva benissimo. Poi all'improvviso, la felicità.
- Eccolo, sta arrivando, lo vedi? Guarda com'è bello con le sue ali bianche e le braccia spalancate per avvolgermi. Mi sta chiamando, lo senti? Eccomi amore della mamma, arrivo, finalmente staremo ancora insieme. Tesoro ti voglio bene, nessuno ci dividerà mai più.
Marco, sorpreso, non riuscì a fare nulla. Sentì la voce di Stella pronunciare quelle parole, poi lei allargò le braccia come se volesse accogliere qualcuno e corse incontro al vuoto, urlando il nome di suo figlio. Precipitò e finalmente raggiunse Luca, questa volta per sempre.
Marco tornò lentamente in paese, passò da Mario e piangendo gli raccontò di Stella, che aveva ormai trovato la pace. Raccolse le sue cose e si rimise in cammino. Quando arrivò al sentiero che saliva alla scogliera, si accorse che non sarebbe mai riuscito ad allontanarsi dal suo mondo ed allora con tranquillità tornò indietro, verso la sua città e suo figlio. Se un giorno avesse avuto bisogno, lui non voleva essere lontano.
Ma lui non lo sapeva, d'altronde in quel luogo ci era arrivato per caso, seguendo una via che nessuno gli aveva indicato. Era una località sconosciuta, come tante altre che aveva visto, non conosciuto: del resto non aveva tempo di scoprire la città, nè di familiarizzare con gli abitanti.
Stava scappando da una frase: "Non sei assolutamente capace di fare il padre e il marito. Non lo sei mai stato. Il tuo apice è stato mettermi incinta, ma per il resto..." Lei invece era davvero molto brava! Quella frase gliela sputava in faccia mentre al cellulare rispondeva con un messaggino al nuovo amante, che piano piano, stava scalzando il vecchio.
Lui stava evadendo anche dalle tante umiliazioni subite per amore del figlio. Col passare del tempo Giulia, sua moglie, era diventata necessaria come un'unghia incarnita, ma il figlio, Luigi, otto anni, terza elementare, moro, con gli occhi del color dell'inchiostro più scuro, era l'essenza stessa della sua vita, l'unico motivo per restare.
- Papà – gli disse però un giorno accorato mentre tornavano a casa dopo la partita di calcio, una gara importante - ma dove cavolo stavi guardando? L'arbitro ci ha fatto perdere e tu cosa gli hai detto? Nulla, non ti ho sentito. Gli altri si che sono bravi papà, uno addirittura l'ha aspettato fuori e l'ha picchiato. Lui si che vuole bene a suo figlio, non come te che non vali nulla. Domenica mi faccio accompagnare da Mario, l'amico di mamma. Tu vai pure dove vuoi.
A ben guardare non era la prima volta che gli si rivolgeva con questa violenza, però stavolta ne prese atto. E così decise di andare.
Realisticamente stava fuggendo dalla sua vita, dalle ceneri di tanti anni inutili. Era arrivato in quel paese di mattina, camminando come sempre con lo zaino in spalla, il sacco a pelo e nessuna speranza. Si sciacquò la faccia alla fontanella vicino al piccolo parco giochi, poggiò per terra il fardello e si sedette su di una panchina. Da lì poteva vedere quanto fosse animato quel posto e magari con un pò di fortuna avrebbe trovato un'occupazione che gli permettesse di andare avanti.
Si avvicinò al bar. Sul vetro un foglietto scritto a mano sollecitava un giovane di buona volontà a sbrigare dei lavoretti in cucina. Lo staccò per presentarsi al titolare.
- E tu saresti? - domandò l'uomo dietro la cassa ritirando il pezzo di carta.
- Mi chiamo Marco. Passavo di qua, sono uno che ha bisogno di un pò di soldi e non mi piace rubare, cosi... - terminò indicando il foglio proprio mentre il padrone del locale lo stava accartocciando.
- Positivo – pensò – evidentemente non ne ha più bisogno
- Va bene, perchè no, seguimi e ti mostrerò dove lavorerai.
Mentre si recavano verso la cucina, il capo gli comunicò tutti i doveri e l'importo della paga giornaliera, pochi soldi in realtà. E un solo diritto: la notte, chiuso il locale, dopo aver lavato i piatti, avrebbe potuto dormire in un piccolo stanzino al piano di sotto. A Marco stette bene, soprattutto il prendere i soldi giorno per giorno lo rendeva padrone di gestire il suo tempo.
Cominciò subito a togliere da una montagna di stoviglie le incrostazioni del giorno prima. Nella breve chiacchierata col capo seppe anche che avrebbe avuto una compagna di lavoro fissa, addetta alle pulizie del locale e a servire i clienti.
- Non ci sta del tutto con la testa – disse il capo – ma ovviamente tu non sei obbligato a darle retta. Il suo nome è Stella, o almeno si fa chiamare così.
- Piacere! Io sono Stella, tu devi essere Marco
Queste parole gli giunsero mentre era piegato sul lavandino: si girò e vide una donna molto carina, addirittura bella se solo avesse avuto un pò più cura di sè. Non sciatta, ma sicuramente un pò trascurata.
Si presentarono e osarono addirittura prendersi insieme un caffè al banco.
- Oggi sono felicissima, è un anno che aspetto questo giorno. Stanotte rivedrò mio figlio, dopo tutto questo tempo sarà ancora con me.
Gli occhi di un celeste intenso le sorridevano e tutto il suo corpo trasmetteva eccitazione.
La tristezza di Marco, che pensava a suo figlio, era temperata dalla gioia di quella donna.
- Beata lei! - pensò
- Quanti anni ha?
- Otto
- Ed è un anno che non lo vedi? - gli sembrò strano, un bambino così piccolo lontano un anno dalla mamma - Dove è stato tutto questo tempo?
- Si, è un anno. Sta qui vicino, andrò ad aspettarlo e se lo desideri potrai venire anche tu. Ma adesso pensiamo al lavoro.
Marco tornò in cucina e poco dopo fu raggiunto da Mario, il capo, che gli parlò senza mezzi termini.
- Te lo avevo detto che non ci sta con la testa! – gli disse – Suo figlio, Luca, è morto, proprio un anno fa. Una terribile tragedia, ma come vedi non se ne fa una ragione.
Marco si dedicò con efficienza a lavare piatti, bicchieri e tutta la posateria che riempiva il lavandino. In quel piccolo bar ristorante di paese prima o poi sarebbe arrivato il progresso, ma per il momento la lavastoviglie non c'era. Stella, finito di pulire la sala, apparecchiò i tavoli e iniziò a servire al bar, mentre dai fornelli cominciavano a salire i profumi del menù di quel giorno. Marco faceva fatica a non guardarla e a non pensare alla sua sofferenza, sopita solo da un'illusione e da una speranza, che presto avrebbero lasciato il posto ad uno sconforto devastante.
Come era lontana la forza di quella donna dalla frivolezza di sua moglie!
- Ciao Stella, ti ho portato i fiori per Luca, oggi te ne arriveranno tanti.
La donna appoggiò un bel fascio colorato su un tavolino un pò nascosto. All'ora di pranzo i fiori si erano moltiplicati, c'era stata una vera e propria processione. Tutti volevano partecipare a quel triste anniversario, anche se la mestizia che accompagnava quelle consegne mal si associava alla radiosità che trasmetteva Stella.
- Eccone altri, muoviti pelandrone! – lo esortò lei posando altre stoviglie sporche – Appena finito, voglio che mi aiuti a portare tutti quei fiori al prete, almeno serviranno ad abbellire la chiesa per le funzioni di domenica.
- Come vuoi, comanda pure, sarà un piacere obbedirti. Va bene di là in sala?
Non ebbe risposta, Stella aveva già spalancato le ante della porta e il vocio indistinto della sala aveva inondato la cucina, coprendo la sua domanda.
Arrivò Mario che gli chiese come andava.
- Mi trovo bene, non ho tempo di annoiarmi. La compagnia è simpatica, che dire? Sono contento e lo sarò almeno fino a quando riuscirò a restare. Una cosa mi viene in mente: ma il papà di Luca è del paese?
- Non ne ho idea, ignoro chi sia. Il bambino aveva il cognome della mamma, Ranieri ed io non le ho mai domandato nient'altro. Se e quando ne avrà voglia, ne parlerà.
- Mi pare giusto. Dopo andiamo a portare i fiori in chiesa, lei non capisce che sono per suo figlio.
- La parrocchia è vicina al cimitero. Chissà se almeno oggi ci farà un salto. Io non ero d'accordo, ma tutti hanno voluto preparare un loculo per il bambino, con la lapide di marmo, il nome in lettere di bronzo lucido e con sotto una stella ed una croce, abbinate alle date di nascita e di morte.
- Beh, che c'è di strano?
Marco si fermò e alzò la testa in attesa della risposta
- Dentro non c'è nessuno. - disse Mario in tono grave - Il corpicino non è mai stato trovato. Dopo il volo dalla scogliera, il mare non lo ha mai restituito.
Il lavoro continuò senza altre interruzioni sino alla fine del pranzo. L'ultimo cliente era uscito da mezz'ora e tutto nel locale era stato sistemato. Marco avvertiva un pò di stanchezza, ma sentiva di dover stare vicino a Stella, se non altro per l'impegno che aveva assunto con lei. E così mise tutti i fiori in due grandi ceste di vimini.
- Su, andiamo ad abbellire qualche altare! - le disse - Senti che profumo...
- Sono pronta, prendo solo il fazzoletto per la testa.
- Che gesto d'una volta – pensò lui andando verso la porta.
Gli faceva venire in mente la messa della domenica nel paese di sua nonna: gli uomini che scoprivano il capo e le donne che lo velavano. Non ricordava più il significato di quei gesti, ma il pensare a quegli anni l'aveva sempre fatto stare bene.
Entrarono in Chiesa. Il buio li obbligò a qualche secondo di adattamento. Stella si muoveva con più disinvoltura anche perchè conosceva il luogo.
- Ecco, mettiamoli lì – disse la ragazza, indicando una porticina alla destra del confessionale – così poi li distribuiranno ai vari Santi. Il parroco sa quali sono i più importanti in questo momento.
- Tutti? Ma vuoi proprio lasciarli tutti?
- Certo! Cosa vuoi che ne faccia?
- Pensavo che ne volessi dedicare uno, quello che ti piace di più, a qualche tuo caro. Non hai nessuno là? - disse volgendo la testa in direzione del cimitero, senza nominare Luca.
- Anche tu! Sei qui da stamattina e sai già tutto!!! Accidenti se funziona il Tg della serva. Va bene, vieni, ti faccio vedere.
Uscì veloce, senza segnarsi o genuflettersi e Marco la seguì. Entrò nel cancello del camposanto senza controllare se lui fosse dietro: camminava spedita tra tombe, lapidi e vasi di fiori. Alla fine si fermò davanti ad una parete di lastre di marmo quadrate: su tutte c'era un nome e quasi tutte avevano dei fiori. Stella ne additò una proprio mentre Marco le arrivava di fianco: era una di quelle senza fiori.
- Eccola, vuota ed inutile.
Teneva il braccio teso con la mano chiusa e la indicava con un dito. Marco con delicatezza gliela abbassò, non sapeva trovare parole che potessero fermare le lacrime che rigavano il volto della ragazza.
- Emozione – sussurrò lei, asciugandole – solo un pò di emozione. Stasera lo rivedrò, tornerà da me, proprio dove eravamo quando decise di allontanarsi. Sai come sono i bambini, aspirano all'indipendenza, ma poi cercano sempre la loro mamma.
Poi si girò di scatto verso Marco.
- Tu devi venire con me! Non voglio essere sola, non deve vedermi triste, voglio farmi trovare felice mentre lo aspetto con un amico. Mi accompagnerai, vero?
- Certo, lo farò con piacere – rispose lui accettando quella straziante richiesta d'aiuto.
Il pomeriggio Marco riposò per poco tempo nel suo stanzino: scoprì che i suoi pensieri erano per Stella, l'avrebbe aiutata in tutti i modi, ma si sentiva ogni momento più impotente. Salì in cucina, dove Mario stava cominciando a preparare tutti gli ingredienti per la cena, prendendoli da vari armadietti e posandoli in ordine sul tavolo. Lo salutò avvicinandosi alla porta che dava sulla sala, dagli oblò vide Stella apparecchiare i tavoli, sorridente come sempre.
- E' una brava donna, anche carina, vero?
Marco si scostò dalla porta e gli si avvicinò
- Si, è proprio così. Prima mi ha portato al cimitero, ma solo per farmi notare il suo disinteresse per quel loculo. Stasera vuole che l'accompagni ad aspettare Luca, credo sulla scogliera.
- Sei una bella persona anche tu, qualcuno ti starà rimpiangendo.
- Non ne sarei tanto sicuro. Ricordo solo un grande rancore. Ma ora, se non ti dispiace, vado a parlare un pò con lei.
- Senti Marco, oggi è un giorno molto particolare, quasi irreale. Non preoccuparti, andate quando vuole lei, anche durante il lavoro. In qualche modo me la caverò.
- Credo sia la cosa migliore, grazie.
Marco, così, si avvicinò a Stella.
- Mario ha detto che possiamo andare quando vuoi, non dobbiamo preoccuparci di nulla.
- E' una gran brava persona. In effetti credo che sarebbe meglio andare quando c'è ancora luce. Lui ci troverà meglio.
Marco le prese le mani: voleva scuoterla da quel vaneggiamento che l'avrebbe fatta solo soffrire. Cercava disperatamente le parole, ma la guardò negli occhi e riuscì solo a fare una domanda, anche banale
- Ma dove andremo?
- All’uscita del paese, dalla parte opposta di dove sei arrivato, ci sono tre strade: una porta al mare, una verso la città e la terza secondo tutti non va in nessun posto. Beh, non è vero, è un'espressione usata dai paesani, da sempre, ma è solo per dire che finisce presto, alla scogliera. Lo riabbraccerò lì, dove decise di allontanarsi per un pò. Chissà quante cose avrà da raccontarmi! È un bel bambino, vedrai.
- Ne sono sicuro, non vedo l'ora di conoscerlo – disse Marco convinto.
Non voleva essere lui a minare i pilastri della sua illusione.
Improvvisamente Stella sobbalzò, si fermò e scoppiò in lacrime.
- Ecco, il momento è adesso, sta arrivando! Dobbiamo andare e non sono neanche vestita bene, ma non importa, capirà.
Prese la mano di Marco, lo guardò con gli occhi velati da lacrime di felicità.
- Stamattina sei arrivato tu, stasera torna Luca. Credi che sia un caso?
Uscirono tenendosi per mano, Stella leggermente avanti, lo conduceva verso l'appuntamento più importante della sua vita.
Quando la strada cominciò a salire finì anche l'asfalto. Stella lasciò la mano di Marco: camminava decisa, ma senza correre e ogni tanto si girava per vedere se lui le stava dietro e gli sorrideva. Lo sterrato era sempre più stretto e alla fine divenne un sentiero in salita. Dopo un quarto d'ora di cammino non sempre agevole, il silenzio del bosco fu turbato da un rumore sommesso che divenne poi sempre più forte: era lo sciabordio delle onde del mare, che si infrangevano contro gli scogli. La natura, selvaggia, aveva fatto davvero un buon lavoro e si era sbizzarrita a crescere in ogni direzione. Marco avanzava a fatica, scansando in continuazione le frasche che gli impedivano il passaggio. Poi improvvisamente l'infinito esplose davanti ai suoi occhi e gli si presentò una visione mozzafiato: una piccola terrazza, ultimo lembo di terra, si protendeva come un trampolino verso un panorama stupendo, immerso nell'azzurro sino all'orizzonte, dove il mare si fondeva con il cielo. Alcune rocce erano state modellate dall'uomo per potersi sedere e riposare, ammirando quella meraviglia. Quel fascino inatteso, inevitabilmente distrasse Marco per qualche secondo poi però, subito, il suo sguardo cercò Stella. Era seduta su una pietra, rivolta verso il mare. Si sedette accanto a lei che girò il viso e gli sorrise, poi prese la sua mano e tornò a voltarsi verso il mare. Stettero così per qualche minuto, poi Marco incuriosito le lasciò la mano, si portò sul bordo della radura e con molta attenzione si protese a guardare. Il baratro, dopo una decina di metri, terminava sulla scogliera, dove il mare arrivava con vigore. Il cuore gli batteva sempre più forte, il respiro affannato lo obbligava ad aprire la bocca e la testa cominciava a girargli: il fascino di quell'abisso lo attirava irresistibilmente. Sembrava che quell'orrido lo avesse ipnotizzato, ma la voce di Stella lo riportò alla realtà.
- Stai attento, è molto pericoloso! - gli urlò
Lui si scrollò, fece un lungo respiro e le si avvicinò
- Molto pericoloso, ma anche affascinante!
Lei aveva lo sguardo fisso verso un punto imprecisato.
- Bisogna essere un uccello per riuscire a staccarsi da lì, o un angelo come il mio Luca. Con le sue ali immense è volato via, ma ha promesso che verrà a prendermi qui, proprio stasera. Lui viene tutte le notti da me, per rammentarmi il nostro appuntamento di oggi, un anno dopo.
Marco la guardava e non riusciva a dire nulla, le parole gli sembravano inutili in un momento come quello. Gli occhi di Stella continuavano a fissare qualcosa di molto lontano, che però lei vedeva benissimo. Poi all'improvviso, la felicità.
- Eccolo, sta arrivando, lo vedi? Guarda com'è bello con le sue ali bianche e le braccia spalancate per avvolgermi. Mi sta chiamando, lo senti? Eccomi amore della mamma, arrivo, finalmente staremo ancora insieme. Tesoro ti voglio bene, nessuno ci dividerà mai più.
Marco, sorpreso, non riuscì a fare nulla. Sentì la voce di Stella pronunciare quelle parole, poi lei allargò le braccia come se volesse accogliere qualcuno e corse incontro al vuoto, urlando il nome di suo figlio. Precipitò e finalmente raggiunse Luca, questa volta per sempre.
Marco tornò lentamente in paese, passò da Mario e piangendo gli raccontò di Stella, che aveva ormai trovato la pace. Raccolse le sue cose e si rimise in cammino. Quando arrivò al sentiero che saliva alla scogliera, si accorse che non sarebbe mai riuscito ad allontanarsi dal suo mondo ed allora con tranquillità tornò indietro, verso la sua città e suo figlio. Se un giorno avesse avuto bisogno, lui non voleva essere lontano.
Racconto scritto il 02/01/2016 - 16:10
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Commenti
Ivano, i messaggi non li so usare, son qui da poco...ti scriverò un commento...o no?
Gennarino Ammore 04/01/2016 - 18:05
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Grazie Gennarino,mi fa piacere che ti sia piaciuto,e che voglia leggere gli altri,se lo farai e ne avrai voglia,scrivimi poi cosa ne pensi
Ivano Migliorucci 04/01/2016 - 17:55
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Caspita Ivano, che racconto...mi hai tenuto incollato al video fino alla fine...che storia, commovente. Io amo i film con i finali belli...questo mi avrebbe fatto piangere...ma che bello.
Il contenuto è da sceneggiatura di un fiolm, poi lo stile narrativo è particolare, trascina il lettore, è immediato... 5 stelle meritate. ti leggrò ancora.
Il contenuto è da sceneggiatura di un fiolm, poi lo stile narrativo è particolare, trascina il lettore, è immediato... 5 stelle meritate. ti leggrò ancora.
Gennarino Ammore 04/01/2016 - 17:02
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Bel racconto per insegnare a non negare l'amore a chi ne ha bisogno . non giudico la composizione costruttiva essendo più che mai di te uno scrittore sregolato nella composizione . mi è piaciuto .
umberto cavallini 03/01/2016 - 18:14
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