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Sogno Realizzato

Otto anni fa, in una fredda sera d’inverno italiana, quando per una strana coincidenza Giorgio e Barbara s’incontrarono alla periferia di Milano, una città a due velocità, il centro che viaggia tranquillamente per conto suo e una periferia che arranca. Quarto Oggiaro è al primo posto per disagio e difficoltà, si trovavano lì per protestare contro il degrado e lottare affinché si prendessero le contromisure contro la criminalità. Entrambi alla fiaccolata erano fianco a fianco; hanno capito all’istante che per qualche reazione chimica c’era attrazione. Giorgio lavorava come chef presso un importante ristorante di Milano e aveva fatto una gavetta importante in diversi ristoranti stellati; Barbara era una tatuatrice con una laurea in architettura all’Università di Milano. Stanchi di lottare e di non cambiare le cose a Quarto Oggiaro, hanno deciso di cambiare le loro vite con un progetto di vita assolutamente alternativo. Giorgio e Barbara partono alla volta dell’Inghilterra, nel dicembre 2009 volano in Gran Bretagna e nel giro di poco tempo si ritrovano a dividere le loro giornate tra lavoro e lezioni d’inglese, evitando di perdersi in futili divertimenti per risparmiare il più possibile e restare concentrati sul loro obiettivo. Hanno trascorso mesi davvero intensi, dettati da costanza e determinazione, prima in una piccola contrada del Berkshire e in seguito Londra, dove le loro lunghe passeggiate nel cuore della notte facevano da culla alla realizzazione del loro sogno di fare il giro per il mondo. Senza sosta, senza telefoni, totalmente distaccati da qualsiasi radice. Per perdersi, allontanarsi e provare a vivere l’idea di un’esperienza diversa da quella di tutti i giorni. Volevano la pura libertà e per questo motivo avevano deciso che avrebbero girato il mondo in sella alle loro mountain bike, una passione che batte nel cuore di entrambi. Sembrava il modo giusto per viaggiare insieme e allo stesso tempo potersi isolare, godendo in silenzio dei momenti che solamente un viaggio senza limiti può regalare. Dopo aver risparmiato il più possibile nei 15 mesi trascorsi in Inghilterra, tornano in Italia. Comprano le bici e con bagagli molto leggeri, partono. Così, senza tanti pensieri e paranoie, si mettono in viaggio. Direzione? Nuova Delhi, in India. Finalmente il 27 giugno 2011 partono e sei mesi dopo, quasi increduli di aver pedalato per cosi tanti chilometri, arrivano alla meta, uniti e felici come mai prima. Ed è a questo punto che nelle loro teste e nei loro cuori scatta e affiora una domanda: perché tornare indietro? Al momento di rientrare, non se la sono sentita e hanno alzato la posta in gioco e puntato ancora più in alto. Senza nessun piano, nessuna preparazione, con la sola improvvisazione sono partiti in direzione Australia! Dall’Italia all’India, dall’India all’Australia, tutto in bici. Sembra una storia impossibile e invece questi due ragazzi italiani lo hanno fatto davvero. Hanno subito innumerevoli stop della polizia tra dogane e posti di blocco, speso intere giornate dietro a documenti scritti in lingue incomprensibili, pedalato con estrema concentrazione in città sovrappopolate come Istanbul, Teheran o il centro di Varanasi, visitato luoghi pacifici e scenografici come le colline dello Sri Lanka tra templi e piantagioni di tè o la fitta vegetazione delle foreste del nord della Thailandia. Sono passati dal torrido e asfissiante caldo dei 50°C dell’Iran e degli Emirati Arabi, al freddo pungente del Nepal in pieno gennaio, dove solo i fuochi accesi al calar del sole sono riusciti a far superare il costante freddo. Il tutto senza GPS, ma con le cartine e i cartelli stradali come si faceva una volta, sbagliando strada un’infinità di volte e cambiando percorso a causa dell’impraticabilità del terreno. Ma alla fine, con non poche fatiche, hanno raggiunto l’Australia, a un anno di distanza dal giorno dalla loro partenza. Erano completamente senza soldi ma più motivati di prima. Nella terra dei canguri, Giorgio e Barbara trovano in un certo senso la loro nuova casa: si mettono subito alla ricerca di un lavoro, lo ottengono e si danno da fare per tornare a guadagnare e risparmiare. Perché per loro il viaggio non era finito: dovevano solo rimettersi in carreggiata finanziariamente e poi ripartire. Dopo aver vissuto disavventure di tutti i colori attraverso 22 paesi, lungo un percorso di circa 38000 km, l’unico pensiero rimasto saldo e ben radicato nei loro animi era che non si sarebbero fermati lì. Il viaggio era stato un’esperienza fortissima: avevano incontrato tradizioni, festività, costumi e usanze inimmaginabili, e sempre per pura coincidenza. Hanno incontrato altri viaggiatori, con cui hanno potuto condividere cibo, storie e aneddoti che mai dimenticheranno, legati da un’amicizia unica e incontrovertibile. Hanno trascorso innumerevoli notti in tenda sotto cieli stellati mozzafiato, senza contare la bellezza di albe e tramonti. Hanno scoperto la sorprendente ospitalità della gente, quando nel offrire cibo e alloggio, volevano semplicemente esprimere la gioia nel poter sapere qualcosa in più di due estranei, senza secondi fini. Vissuto l’esperienza della “prima volta” decine di volte sulla loro pelle. Quindi no, non si sarebbero fermati a lungo. Giusto il tempo di prepararsi e ripartire. Ma in Australia, con una stabilità economica ritrovata e una qualità della vita molto alta, è nato un desiderio tra i due: quello di mettere su famiglia. Così, senza pianificare o farsi spaventare da inutili barriere mentali, hanno deciso che era arrivato il momento di allargare la famiglia. Nel 2013 il desiderio si è realizzato quando è nato Tommaso. Nel 2016 si è completato con Olivia. Avere due figli implica che il viaggio debba finire? Assolutamente no. Fin dall’inizio hanno pensato che ai loro figli avrebbero trasmesso tutto ciò che hanno imparato dal giorno in cui le loro strade si sono incontrate. Non è facile pianificare un lungo viaggio con due figli piccoli, ma Giorgio e Barbara non vedevano l’ora di ripartire. Prima, però, sono riusciti a raggiungere un traguardo che fa gola a migliaia di italiani: hanno fatto tanti i sacrifici, senza contare le rinunce che solo la costruzione di una famiglia può darti. Non è stato semplice gestire figli, ottenere visti e passare tutti gli esami australiani per avere il diritto di lavorare e vivere in regola in questo continente, ma si sono impegnati, sempre fedeli al loro sogno, sempre costanti nella strada presa. Poco dopo la nascita di Olivia, sono finalmente diventati permanent residents, ovvero cittadini australiani. Questo ha significato per loro di poter entrare e uscire dal paese senza visti, di lavorare e vivere in Australia senza alcuna limitazione. Nell’agosto del 2016 sono ripartiti, questa volta in quattro e a bordo del Suv fuoristrada 4X4 Toyota Landcruiser Troop Carrier. Sono tornati in strada a farsi trasportare nuovamente sulle ali del loro sogno, al di là dei confini della terra rossa, con l’obiettivo di trascorrere sei mesi tra Australia e Tasmania percorrendo circa 30.000 km in totale. Così sono partiti: loro due e i due figli. Il loro futuro ha sempre sorprese da regalare, perché l’unico loro limite è l’immaginazione: se una cosa la puoi sognare, la puoi anche vivere!



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Racconto scritto il 23/03/2017 - 17:19
Da Savino Spina
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Commenti


Lo scopo della vita è dare scopo alla vita! Questo rappresenta in pieno questa mia citazione: "quello che ci permette di vivere un'esistenza degna, con passioni e interessi, che ci rendono felici.

Savino Spina 23/03/2017 - 18:58

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