Mi chiamo Dubaku, appartengo alla tribù africana degli Akan. Il mio è un nome sia maschile che femminile, nel senso che viene dato a maschi e femmine. Dalle mie parti le donne mettono al mondo molti figli ed io sono l'undicesimo di una lunga nidiata. In Africa non esiste la contraccezione: le donne sono considerate esseri inferiori, non hanno alcun potere decisionale e sono assoggettate alla volontà maschile sin dalla nascita. Quando nasce una femmina mio padre si innervosisce perchè avrebbe preferito un maschio e mia madre piange per i sensi di colpa. Nessuno sa che è il padre a determinare il sesso del nascituro, poichè possiede sia il cromosoma ics che quello ipsilon, mentre la donna nel corredo genetico ha solo il cromosoma ics. Dopo un po' di anni dalla nascita, alle femmine vengono recisi i genitali. Si portano via alle donne, parte delle grandi e piccole labbra e il clitoride, compromettendo loro una sana e soddisfacente attività sessuale. La vagina viene successivamente cucita e si lasciano aperte solo due fessurine, per permettere alla donna la fuoriscita del sangue mestruale e dell'urina. Solitamente questi interventi vengono eseguiti da donne che non hanno grande dimestichezza con la chirurgia, in locali sporchi e in precarie condizioni igieniche. Mentre una donna tiene aperte le gambine della piccola, un'altra con un rasoio o un arnese rudimentale procede con l'intervento. Le urla delle bambine vengono coperte da canti che si sentono ovunque e a nulla serve che io mi copra le orecchie: non potendo null'altro fare, piango anch'io di dolore. Quando la donna si sposa e per permetterle di partorire, le viene scucita la vagina. Subito dopo il parto le viene ricucita. Questa orribile e mutilante pratica si chiama infibulazione. Siccome il cibo scarseggia, quando ci va bene mangiamo del riso, grano, miglio, orzo e raramente carne, perchè le bestie muoiono a causa della siccità. Non c'è cibo a sufficienza per tutti e solitamente si mangia tutti da un'unica ciotola posta al centro di un tavolo o per terra. Se sei furbo, puoi anche prendere un po' di cibo in più e con entrambe le mani, ma poi ti dispiaci per i tuoi fratelli e prendi solo quel tanto che basta, ma solitamente non basta mai. Di acqua ne abbiamo poca a causa della deforestazione e del riscaldamento globale. Per procurarsi un'equa dose di acqua giornaliera, le donne devono camminare per diverse ore al giorno, con tutti i rischi che ne conseguono. Quando abbiamo molta sete beviamo dove capita: da uno stagno, da una pozzanghera e questo naturalmente ci procura gastroenterite, dissenteria e colera. La mortalità infantile qui in Africa è molto elevata e sono pochi i fortunati che raggiungono l'età adulta. A causa della siccità i raccolti vengono distrutti e intere greggi e mandrie muoiono. Molti bambini poverissimi hanno la pancia gonfia a causa dell'alimentazione fortemente ipocalorica. La carenza di proteine porta a due conseguenze: l’ingrossamento del fegato e l’ascite (accumulo di liquidi nella cavità peritoneale). Quindi l’addome si gonfia un po’ perchè il fegato si ingrossa e un po’ per via di un notevole accumulo di liquidi nella cavità peritoneale. In molti stati africani la metà della popolazione non raggiunge i 25 anni. La parte centrale dell'Africa orientale è considerata da molti studiosi il luogo di origine degli esseri umani. Nel 1979, in Tanzania, nella regione Kibish, sono state trovate le più antiche orme umane. L' Africa è povera, ma i paesi africani non sono tutti poveri. È la distribuzione della ricchezza che crea problemi. L'Angola, per esempio sta vivendo un momento di boom economico, ma nonostante questi progressi resta uno dei paesi africani con la più alta percentuale di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà e con il più alto numero di mortalità infantile. In Nigeria i bambini delle famiglie più povere non hanno accesso all'istruzione, e quasi il 90% di loro probabilmente non sarà mai iscritto a scuola. Le tasse scolastiche inoltre rappresentano un forte impedimento all'educazione scolastica. I governi dei paesi africani investono poche risorse o quasi nulla della spesa pubblica nazionale per l'istruzione, poiché essa non garantisce un ritorno economico. L’ Africa vanta la maggiore produzione di diamanti industriali del mondo. L'estrazione dei diamanti avviene in zone di guerra, dove vengono poi venduti in modo clandestino: questo è il motivo per cui sono chiamati diamanti insanguinati “Blood Diamond”. I diamanti vanno a finanziare gruppi insurrezionali o signori della guerra, personaggi che detengono il controllo di un territorio attraverso la costrizione con mezzi militari e che esistono generalmente dove l’apparato politico e di controllo è scarso o assente. Poi ci sono i famosi viaggi della speranza. ll viaggio è fatto di traversate nel deserto, di ricerca di fondi, di attese, di schiavitù, di rimpatri da un paese africano all’altro, di fallimenti e di ripartenze. Solitamente si guarda il viaggio solo dalla prospettiva europea, ovvero da quando alcune barche lasciano le acque territoriali libiche: ma nessuno potrà mai comprendere le vicissitudini e i tormenti a cui sono sottoposti gli uomini che decidono di imbarcarsi su quei mezzi di fortuna. Questo il racconto di un uomo di mezza età in viaggio con la famiglia: “In Libia succedono cose orrende. Ci siamo stati due mesi. Ci tenevano in delle specie di prigioni, non vi era alcuna solidarietà tra musulmani. Le pessime condizioni del paese ci hanno dato il coraggio di salire sui barconi: molti dei quali non erano nemmeno in grado di compiere la traversata." Ecco un altro racconto partito dall’Eritrea: “partimmo da Asmara all’alba con un autobus di linea fino a Tessenei. Durante la strada trovammo almeno molti posti di blocco, fortunatamente non troppo difficili da sviare. Prima di partire ci siamo rifocillati e indossato il vestito del popolo musulmano (jallbia) per confonderci tra loro. Appena il sole fu tramontato, partimmo alla volta del deserto verso il Sudan. In Sudan sono rimasto circa un anno a lavorare per guadagnare un po’ di soldi perché quelli che avevo non bastavano a pagare il viaggio. Mi offrirono un “pacchetto viaggio” che proponeva: l’attraversamento del deserto fino a Kufra in 3 giorni al prezzo di 250 dollari e da Kufra a Tripoli al prezzo di 300 dollari. Eravamo già in territorio libico. Due ore dopo il crepuscolo ci raggiunsero due macchine con due persone a bordo. Ci fecero scendere e ci dissero che per continuare il viaggio avremmo dovuto pagare altri soldi. Sia io che altri che viaggiavano con me avevamo finito i soldi che ci eravamo portati da Kartoum; alcuni nostri connazionali hanno fatto una colletta per aiutarci ma i soldi non sono bastati per tutti: 4 etiopici, purtroppo, sono rimasti al campo di Bengasi. A Tripoli affittai per un mese un appartamento insieme ad altri 12 miei connazionali al prezzo di 110 dollari in attesa della nave per l’Europa. Il proprietario dell’appartamento veniva quasi ogni giorno per informarsi se qualcuno di noi fosse pronto a partire per l’Europa, il che si traduceva nella possibilità di pagare la traversata in nave. Dopo un mese avevo ripagato i debiti del viaggio nel deserto e avevo in tasca 1200 dollari per l’altro viaggio, l’ultimo, e così gli dissi che ero pronto a partire." Deserto, foreste, safari, povertà, animali servaggi e civiltà antiche: l’Africa è una terra ricca di fascino e contraddizioni. Questo continente grazie alla varietà del territorio è in grado di soddisfare ogni tipo di viaggiatore, dall’esploratore impavido alla scoperta della fauna più introvabile all’appassionato di storia antica. Io non voglio lasciare la mia Africa, che nonostante tutto è comunque il mio paese natio. Sogno di diventare grande e spero di avere dinanzi a me ancora tanti anni da vivere: spero di poterci morire in questa mia amata e dannata Africa. Anch'io sogno che un giorno l'africa ritorni agli africani e che vengano costruite scuole, acquedotti e che le donne non debbano più subire violenze e che si possa godere delle enormi ricchezze che questo vasto continente offre. Vorrei tanto, insieme ai miei fratelli correre fra le gazzelle, i cervi, le giraffe e osservare le meravigliose aurore di questo mio meraviglioso, saccheggiato e deturpato paese. Chissà, forse un giorno il mio desiderio si avvererà ed io vorrei tanto esserci...
Racconto scritto il 03/09/2017 - 11:58
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Commenti
Mi è piaciuto molto questo racconto. Sei stata molto brava a mettere in evidenza la dura realtà che noi occidentali che viviamo nel lusso (e ci lamentiamo pure) preferiamo non vedere. Nessuno vorrebbe lasciare la propria terra, se li fanno è perché c'è tanta disperazione dietro. I molteplici interessi impediscono di migliorare la situazione nei loro paesi. Il viaggio della speranza che li porta in alcuni casi in nuove situazioni di sfruttamento perché è quello che succede anche!
Giulia Bellucci 03/09/2017 - 14:17
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