piantata dritta sotto il sole.
Le ombre fuggono dentro le crepe dei muri
senza lasciare tracce,
come le cicogne sui tetti nascoste.
E’ bella Salamanca di pietra
e di conchiglie appese alle case
dentro questo caffè di gusto italiano,
dentro questo agosto che deve ancora finire,
mentre il ragazzo siriano
mi parla della sua guerra infinita,
e in spagnolo si traduce più dolce l’orrore.
La donna ha riccioli neri ribelli,
legge Lorca e ogni tanto ci guarda
porgendo una magia vellutata di sguardo
e vorrei dirle che si sarebbe salvato,
se fosse rimasto in America o nato.
Il ragazzo siriano non sa,
che Francisco andava alla guerra
con in tasca il dito della santa Teresa.
Lui dice di pallottole che non hanno la gomma,
di suo fratello sparito nel mondo
e si aspetta che io imprechi di rabbia.
Ma non sa che ho in tasca una foto
e che Salamanca ha un vicolo cieco,
dove ho lasciato ad aspettare un amore,
che adesso cerco negli occhi degli altri.
Lui non sa che ho mentito senza voltare la testa
e che ora sono solo un giocatore accanito
di vento, di carte e cattivi consigli.
Salamanca si è ricoperta di polvere d’oro
e c’è un rosso aquilone appeso laggiù,
lungo il ponte sul Tormes.
Al ragazzo siriano non ho mai saputo spiegare
la guerra civile, la morte di Lorca e la mia.
Proprio non sono riuscito a spiegare,
che da allora
non ho mai smesso di continuare a morire.
Voto: | su 0 votanti |
Nessun commento è presente