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Uno specchio in frantumi ...

C’è uno specchio davanti a me. Tutto è fermo ed io riesco solo a percepire il mio corpo. La mia essenza, i miei capelli e … quello specchio.
Sono seduta. Non è la prima volta che ho riflessa nella mente l’immagine di una me seduta su una sedia. È uno cosa strana a dire la verità. Un particolare dejavu.
Mi tocco e sento di essere ancora viva. Sento di esserci. Non sono morta. Vorrei tanto esserlo perché sento un dolore lancinante al petto, alle spalle, alle caviglie … non riesco neanche ad alzarmi.
I miei occhi chiedono di essere perdonati e le lacrime sono l’unico strumento che hanno per farlo.
È una scena a rallentatore con una triste melodia di sottofondo.
Penso che ci sia del buono in me ma non ne sono del tutto sicura.
Non sono legata eppure non ho la forza per alzarmi e prendere a camminare di nuovo.
Perché? … io non lo so.
Guardo nello specchio e dentro vedo me stessa riflessa, osservo attentamente. Mi trovo sciupata e priva di qualsiasi senso, utilità …
Socchiudo gli occhi e all’improvviso quello specchio riflette la mia intera esistenza giunta, forse, al termine.
Lo so benissimo che in quel vetro c’è solo la mia faccia ma in questi miei occhi rivedo solo quello che sono stata e mai quello che sarò. Non ci riesco. Troppa sofferenza. Troppo dolore sento per vedere un futuro.
Non vale la pena combattere … per niente. Io ho combattuto ma farlo capire è davvero difficile … lo specchio a tale pensiero ride di me. Sono buffa, lo so. Ne sono perfettamente consapevole.
Ci sono questi ricordi che mi tengono in vita. Ricordi di sangue e violenza sul mio cuore, sulla mia anima e sulla mia mente.
Questi ricordi che vanno e vengono come le nuvole. Si fermano e poi ripartono ma quando lo fanno non lasciano spazio a niente. Niente di concreto, solo a quello che naviga nella mia fervida immaginazione.
Credo di essermi arresa. Quanto affermato prima è ribadito. Non vale la pena combattere. Nessuno apprezzerà mai il tuo operato. Nessuno ti vedrà mai.
Nessuno mi ha mai vista.
Piango ancora e non riesco a smettere. Sono sola ora e preferisco così. Non amo farmi compatire e l’unico oggetto che mi ascolta è lo specchio. Ma lui non può parlare, può solo farmi ricordare.
Mi calmo per un attimo e penso. Con i piedi nudi vado a ritmo della triste melodia che incanta le mie orecchie. Non riesco a smettere di vedere i miei ricordi su quello specchio. Non riesco a vedere quante volte ho già rivisto questa scena. Non riesco a sopportare l’idea di rivedermi sola.
Non voglio che giunga a me la sofferenza fisica ma temo proprio che dovrò accoglierla.
Non voglio … NON VOGLIO!
Eccola … la sento … la presa di coscienza che si impossessa di me.
Vive ancora e questo significa speranza per le mie povere ossa.
Non posso arrendermi, non posso lasciare che lo specchio continui a prendersi gioco di me, non posso … oh no! Non ho più lacrime. Sono finite. Il vetro appannato mi ricorda quante troppe volte ho pianto e sembra quasi desideri dirmi qualcosa. Qualcosa di macabro e che va a suo danno.
Sembra invogliarmi a romperlo. A distruggerlo. A disintegrarlo.
Ma come faccio? Non ne ho il coraggio … non ne ho lo spirito. Sono debole e stanca di tutto questo.
Stanca … sì, esatto.
È come un rullo di tamburi questa rabbia che vorrebbe esplodere dentro di me. Vorrebbe ma non ce la fa.
Tremo sulla sedia in attesa che arrivi e che mi lasci libera da questa disperazione mortale.
La sento avvicinarsi con passi svelti e rumorosi, quasi fosse un gigante di ferro. È una bella sensazione.
Non importa sapere se la rabbia è considerato sentimento positivo o negativo nell’essere umano, voglio che venga da me.
Voglio possederla solo per questa volta.
Alzo lo sguardo e con occhi sgranati osservo lo specchio. Non mi riconosco e mi faccio paura ma questo dolore ma sta facendo impazzire.
Voglio bruciare questi ricordi. Voglio eliminarli!
Scaravento la sedia contro di lui con tutta la forza che ho. Voglio vederlo in frantumi quello stronzo! Voglio vedere i miei ricordi estirparti dalla mia mente. Voglio far morire la mia vita.
I vetri lanciano la loro traiettoria verso di me, tagliandomi ovunque ma non mi importa … ormai quello specchio è rotto ed io … sono a pezzi.


C’è la calma ora nel mio cuore … ho distrutto quello che sono stata e quello che sono ma ora … sono davvero troppo stanca e stesa per terra mi godo questo piccolo e amabile sorriso che presto morirà con me.




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Opera scritta il 24/11/2014 - 23:10
Da FraAaron 759
Letta n.1672 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Brava. Sei scesa a guardare da vicino tutte le tue ferite: ora puoi cominciare a risalire! Forza, ce la farai!!

Gio Vigi 25/11/2014 - 17:29

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Qual terribile tormento scuote la povera donna del racconto?
Triste opaco e distruttivo..........sfogalo sfogalo sfogalo tutto!!!
Ciao elisa

elisa longhi 25/11/2014 - 16:00

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